Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

21 settembre 2021

 Per chiudere una falla

devi inserirvi ciò che la produsse.
Se con qualcosa d’altro vuoi richiuderla
ti si spalancherà sempre più grande.
Non puoi colmare un abisso
con l’aria».
Emily Dickinson
Vogliamo ringraziare tutte e tutti voi che avete testimoniato la vostra amicizia, il vostro affetto nei confronti di Marianita e che ci siete stati vicino in questi giorni. Non ci è stato possibile raggiungere ciascuna e ciascuno, quindi grazie! Ognuna e ognuno di noi ha conosciuto Marianita, ha condiviso con lei un tratto più o meno lungo di vita. Di questo camminare insieme restano tante cose – la condivisione del percorso, le discussioni per decidere la prossima tappa, l’assecondarsi a vicenda, gli imprevisti e le sorprese. Restano nonostante la «falla», restano nonostante lo smarrimento dell’assenza.
«Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape», dice un’altra poesia di Emily Dickinson che Marianita amava molto:
«Un trifoglio e un’ape
E il sogno.
Il sogno può bastare
Se le api sono poche».
Francesco, Benedetto, Benedetta, Miriam, Anna, Bruna, Fidaa, Julia Amani



 Da oggi Marianita non è più con noi.

Non sentiremo la sua voce, non vedremo il suo volto. Non ci sarà più a incalzarci, a suggerire, ad ascoltare, a raccontare.
A meno di non volerla cercare nelle piccole cose belle di ogni giorno, nelle speranze e nelle sofferenze, in un paesaggio, in una pianta cresciuta nella crepa di un muro, in una storia letta o ascoltata, in un caffè del benvenuto, in un pasto condiviso. Nell’amicizia, nella sorellanza (direbbe senz’altro). In ogni voce che si alza per una giusta causa, nel silenzio di chi non ha più parole.
Negli occhi delle persone che amiamo.
Lì la troveremo, dove è sempre stata.

La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
Wisława Szymborska



28 marzo 2021

 

Alle donne, alle amiche e compagne turche che si oppongono alla decisione del loro governo di rigettare la Convenzione di Istambul,

desideriamo che vi arrivi tutta la nostra solidarietà e profonda partecipazione alla battaglia che state conducendo per porre fine al predominio degli uomini sulle donne. La vostra  è  anche la nostra lotta perchè in tutto il mondo le conquiste che con tanta fatica abbiamo raggiunto  sono minacciate e/o rigettate. Il sistema patriarcale non cede spazio al nostro diritto di decidere autonomamente della nostra vita e ci rigetta mute e impotenti nel silenzio della famiglia tradizionale. Proprio là dove si consuma la maggior parte delle violenze su di noi. Ancora una volta un sistema antidemocratico, nazionalista e bellicista vuole espropriarci del nostro corpo e della nostra libertà di scelta. Con voi, con le donne polacche, argentine e quant'altre non accettano tutele patriarcali continueremo a batterci per una società che rispetti i diritti e i desideri di donne e uomini  di vivere liberi  e diversi per  sesso, genere e orientamento sessuale.

DONNE IN NERO  CENTRO PANDORA    PADOVA




21 marzo 2021

 Il 17 gennaio 2021 la Rete DASI (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale) FVG ha promosso la campagna "Tutte le vite valgono #rottabalcanica #norespingimenti” con la quale è stato avviato un digiuno a staffetta  a cui hanno partecipato oltre 300 persone residenti in diverse regioni d'Italia.


Ad oggi, la situazione in Bosnia continua ad essere senza prospettive per oltre 10.000 migranti, donne, uomini e minori, vista l'assenza di iniziative politiche da parte dell'Europa: non sono stati istituiti corridoi umanitari, né è stato consentito, ai confini, il transito alle persone migranti per poter presentare domanda di asilo. Continuano ad essere effettuati respingimenti informali, soprattutto in Croazia e in Slovenia, dove si registra un incremento di azioni  repressive delle forze di polizia e si ricorre all'uso di km di filo spinato lungo le frontiere.
Nemmeno l'Italia ha cambiato il suo comportamento, nonostante il Tribunale di Roma, con una sentenza del 18 dicembre scorso, abbia dichiarato “illegittimi” i respingimenti attuati al confine italo-sloveno, in quanto palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica e la legislazione europea.

La grande adesione alla campagna “Tutte le vite valgono”, che ha coinvolto, oltre al Friuli Venezia Giulia,  associazioni e persone del Veneto, della Lombardia, dell'Emilia Romagna, della Toscana, con qualche sostenitore anche in Basilicata, Puglia e Sicilia, ci spinge (anche su proposta di alcune/i di voi) a immaginare la realizzazione di una iniziativa comune.  Potrebbe essere effettuata a metà aprile  in molte città, nella stessa giornata e nel medesimo orario (un sabato mattina?), con l'utilizzo dei cartelli della campagna #rottabalcanica #norespingimenti. Dalle differenti piazze e luoghi di ritrovo si potrebbe realizzare un collegamento via web con alcuni interventi significativi delle/dei partecipanti.

Vogliamo provarci? In questi giorni abbiamo ricevuto a tale riguardo sollecitazioni e disponibilità incoraggianti.

PER COORDINARE INSIEME QUESTA INIZIATIVA, vi proponiamo di incontrarci on line martedì 23 marzo dalle 18 alle 19.30, utilizzando un collegamento Zoom (cliccando sul link sotto riportato).
Vi aspettiamo!

Rete DASI (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale) FVG

20 marzo 2021

                                                     TUTTE LE VITE VALGONO


 Le Donne in nero di Padova aderiscono al digiuno, già iniziato a metà gennaio, per denunciare le responsabilità dell'Europa e dell'Italia nella grave situazione che riguarda i migranti in cammino lungo la rotta balcanica. Insieme  ad altre donne ed uomini a Padova inizieremo il digiuno a partire 23 Marzo fino al 31 Marzo.


                                                            # ROTTA BALCANICA

                                                             #NO RESPINGIMENTI
















16 marzo 2021

 Le donne in nero di Padova  aderiscono al digiuno a staffetta, iniziato a metà gennaio, per denunciare le responsabilità dell'Europa e dell'Italia nella grave situazione che riguarda i migranti in cammino lungo la rotta balcanica. 

Inizieremo il 23 marzo assieme  ad altre ed altri

 

                 Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale FVG

#rottabalcanica #norespingimenti

 

Tutte le vite valgono!

In Bosnia migliaia di migranti, in cammino lungo la Rotta balcanica, rischiano di morire per stenti e assideramento mentre  vengono respinti ai  diversi confini

 

            In questo rigido inverno, nel mezzo di una drammatica pandemia che colpisce soprattutto i più poveri e deboli, si consuma, a poche centinaia di chilometri dal confine orientale italiano, l’ennesimo fallimento della politica che dovrebbe tutelare la vita di ogni essere umano. Da settimane, nell’area di Bihać, in Bosnia, dopo la chiusura e l’incendio della tendopoli di Lipa, migliaia di giovani afghani, iracheni, pachistani, siriani, africani, da anni bloccati lungo la Rotta balcanica, vagano nei boschi e nelle campagne, rischiando la morte per stenti e assideramento. Nel rimpallo delle responsabilità tra il governo centrale della Bosnia e quello cantonale, nessuna soluzione è stata ancora individuata. I migranti abbandonati di Lipa si aggiungono alle migliaia di  uomini e donne precariamente sistemati nei diversi campi della Bosnia nord occidentale, dove è in atto un' emergenza umanitaria.

            Denunciamo le responsabilità dell’Europa e del nostro Paese nell’attuazione dei respingimenti a catena, chiamati “riammissioni informali”, messi in atto da Italia, Slovenia e Croazia nei confronti dei migranti. Si tratta di dispositivi illegittimi, attivati dalle polizie di frontiera, finalizzati a ricondurre in Bosnia uomini, donne e minori che aspirano a una protezione umanitaria, dopo aver tentato, a volte per anni, di attraversare i Balcani. Questi migranti, spesso rappresentati come possibili propagatori del Covid-19, sono deliberatamente esclusi dall’Europa, che stanzia cospicui finanziamenti (quasi 100 milioni di euro) per tenerli fuori dai propri confini anziché attuare, nei loro confronti, politiche di accoglienza, integrazione e tutela sanitaria.

 

Di fronte a tale situazione, oltre alla raccolta di fondi per interventi umanitari, sentiamo il bisogno di un coinvolgimento più profondo nelle vicende che riguardano  migliaia di persone bloccate lungo la Rotta balcanica.

 

Rifacendoci ai principi ispiratori  dell’azione politica nonviolenta

da domenica 17 gennaio  ci alterneremo in un digiuno

che coinvolgerà ogni giorno più persone per:

 

         chiedere a tutti i Governi dell’Unione Europea e in primis al Governo italiano di  porre immediatamente fine ai respingimenti tra Italia, Slovenia e Croazia, a causa dei quali migliaia di persone vengono rigettate in Bosnia, dopo aver subito violenze e vessazioni ampiamente documentate, in aperta violazione delle leggi europee e della Costituzione della nostra Repubblica che tutelano il diritto d’asilo;

 

         attuare un piano di ricollocamento tra tutti i Paesi UE dei rifugiati bloccati in Bosnia che permetta una effettiva protezione e alleggerisca la Bosnia, Paese con risorse limitate ed ancora diviso al proprio interno, delle responsabilità che la UE non vuole assumersi;

 

         aiutare la Bosnia a realizzare un progressivo programma di accoglienza e protezione dei rifugiati adeguato alle sue possibilità, escludendo la creazione, finora invece favorita, dei campi di confinamento nei quali isolare i rifugiati in condizioni indegne.

 

Il digiuno coinvolgerà ogni giorno donne e uomini che da diverse località si alterneranno nell’arco delle settimane. Ci auguriamo che l’iniziativa, avviata in Friuli Venezia Giulia, possa essere condivisa da persone,  associazioni, movimenti, che in Italia sono impegnati nella difesa dei diritti umani nell’area balcanica e ovunque in Italia e nel mondo.

                                      

Per partecipare al digiuno inviate la vostra adesione a: retedirittifvg@gmail.com

 

indicando il Comune di residenza, la professione o il ruolo sociale/istituzionale,  allegando una vostra foto con cartello e scritta #rottabalcanica #norespingimenti o un video di max 30 secondi in cui esporre il motivo  della vostra partecipazione. I materiali raccolti verranno pubblicati sul sito e le pagine FB della Rete DASI FVG.

 

Rete DASI FVG: http://sconfini.net/ 

 

 

 

 

23 gennaio 2021

25 gennaio 2016 – 25 gennaio 2021: 5 anni dalla scomparsa di Giulio regeni

  25 gennaio 2016 – 25 gennaio 2021:

 

5 anni dal rapimento di Giulio Regeni e dall’inizio del percorso di tortura che l’ha portato alla morte.

 

Siamo vicini ai genitori e alla sorella di Giulio e con loro chiediamo con forza alle istituzioni del nostro paese

·      Verità e Giustizia per Giulio;

·      Richiamo dell’ambasciatore in Egitto – “Richiamare l’ambasciatore oggi è l’unica strada percorribile, non solo per ottenere giustizia per Giulio e per tutti gli altri Giuli, ma per salvare la dignità del nostro paese e di chi lo governa”;

·      Stop ad accordi con chi tortura – e in Egitto la tortura da parte di polizia e servizi segreti è pratica costante.

 

I genitori di Giulio Regeni hanno fatto un esposto denuncia contro il governo italiano per aver contravvenuto alla legge n. 185 del 9 luglio 1990, riportata sul retro, che vieta l'esportazione di armi verso Paesi, i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e il governo egiziano rientra certamente tra quelli che si sono macchiati di queste violazioni.

Sosteniamo in pieno questa loro azione e ricordiamo che i governi italiani hanno trasgredito in più di un’occasione al dettato di questa legge per quanto riguarda esportazioni e importazioni almeno con Egitto, Arabia Saudita, Israele.

 

Invitiamo tutti a rispondere all’appello del collettivo GiulioSiamoNoi legato alla famiglia Regeni:


Vi chiediamo di fare un post su faceBook o su tweet

il giorno 25 gennaio 2021 con una foto, un'immagine, una clip video

scrivendo su un supporto giallo una frase che chieda verità e giustizia

per Giulio, il ritiro dell'ambasciatore e stop accordi con chi tortura


Le frasi possono comparire su cartelli, fogli, anche su una mano,

su una maglietta, insomma su qualsiasi supporto giallo

il tutto andrà postato con gli #


#StopAccordiconchiTortura

#VeritàeGiustiziaperGiulio

#RichiamoAmbasciatore


Vi preghiamo di taggare il Presidente Conte, la Farnesina,

il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e @GiulioSiamoNoi


Rilanceremo sui social i vostri tweet e post.

Vi ringraziamo per il vostro prezioso sostegno

Un abbraccio dal Collettivo GiulioSiamoNoi


 

 

La legge n. 185 del 9 luglio 1990, “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”

Nel capo 1 all’articolo 1 recita:

 

L'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…

L'esportazione ed il transito di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione, sono vietati quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell'Italia e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali….

L'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato; b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione; c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea; d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa; e) verso i Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paesi…

 

L’articolo 2 indica quali siano da considerarsi materiali di armamento:

 

armi nucleari, biologiche e chimiche; armi da fuoco automatiche e relativo munizionamento; armi ed armamento di medio e grosso calibro e relativo munizionamento; bombe, torpedini, mine, razzi, missili e siluri; carri e veicoli appositamente costruiti per uso militare;  navi e relativi equipaggiamenti appositamente costruiti per uso militare; aeromobili ed elicotteri e relativi equipaggiamenti appositamente costruiti per uso militare; polveri, esplosivi…; sistemi o apparati elettronici, elettro-ottici e fotografici appositamente costruiti per uso militare…

 

L’articolo 4 si istituisce il Registro nazionale delle

 

imprese operanti nel settore della progettazione, produzione, importazione, esportazione, manutenzione e lavorazioni comunque connesse di materiale di armamento, prescrivendo che solo agli iscritti al registro nazionale possono essere rilasciate le autorizzazioni ad iniziare trattative contrattuali e ad effettuare operazioni di esportazione, importazione, transito di materiale di armamento….

 

Infine si stabilisce che il Parlamento deve essere informato (art. 5) dal Presidente del Consiglio dei ministri con propria relazione entro il 31 marzo di ciascun anno in ordine alle operazioni autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell'anno precedente I Ministri degli affari esteri, dell'interno, della difesa, delle finanze, dell'industria, del commercio e dell'artigianato, delle partecipazioni statali e del commercio con l'estero, per quanto di rispettiva competenza, riferiscono annualmente sulle attività di cui alla presente legge al Presidente del Consiglio dei ministri il quale allega tali relazioni alla relazione al Parlamento

 

 

 

 
Donne in Nero di Padova

21 gennaio 2021

UN’ITALIA PIÙ SICURA È UN’ITALIA SENZA ARMI NUCLEARI

 

Il 22 gennaio entrerà in vigore il TPNW, Trattato di proibizione delle armi nucleari. Le armi nucleari passano dall'essere "immorali" all'essere "illegali", al pari delle armi chimiche, biologiche e batteriologiche e delle mine antiuomo.

Si concretizza dunque un nuovo passo verso la totale eliminazione dalla faccia della terra delle armi più distruttive mai costruite dall’umanità: il Trattato TPNW diventa infatti la prima legge internazionale vincolante, per chi lo ha firmato e ratificato, contro questi sistemi d’arma. 

 


 

 

Ma l’Italia non ha ancora firmato allineandosi alle 9 potenze nucleari (USA, Regno Unito, Francia, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord) che in tutto il mondo detengono 15.000 testate nucleari, di cui attualmente circa 70 di stanza in Italia nelle basi militari statunitensi di Aviano e Ghedi. Queste armi saranno sostituite a breve con armi più moderne e più letali che saranno montate sui nuovi cacciabombardieri F35.

 

Gli sforzi di Rete Italiana Pace e Disarmo, Senzatomica e di tutta la società civile italiana per il disarmo nucleare si concentreranno in particolare sul rafforzamento della mobilitazione “Italia, ripensaci” che già dal 2017 punta a far cambiare idea a Governo e politica italiani, finora rimasti fuori da questo percorso di disarmo nucleare.

Riteniamo che l’Italia debba liberarsi dalle pressioni ed indicazioni provenienti dalla NATO e dagli Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare.

 

Questa situazione è rigettata dalla maggioranza della popolazione italiana che, come mostrano recenti sondaggi, ha confermato un evidente e continuato rifiuto delle armi nucleari (nell’ultima indagine del 2019 ben il 70% dei cittadini italiani si è detto favorevole all’adesione al Trattato TPNW).

 

Facciamo appello dunque a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini e cittadine che hanno a cuore il futuro dell’umanità: l’Italia cambi la propria posizione e contribuisca a rendere inaccettabili le armi nucleari, riconvertendo le ingenti somme che ogni anno vengono spese per costruirle e mantenerle ad usi più utili per l’umanità, come il contrasto al cambiamento climatico, alla pandemia, alla povertà.

 

 

MIR, Associazione per la Pace, Donne in Nero, ANPI, CGIL