Quest'anno come Donne in nero, assieme ad altre associazioni- Amnesty international, Centro Pandora, Padovadonne e varie donne - abbiamo preparato materiale informativo per le scuole superiori per far conoscere il fenomeno del femminicidio. L'iniziativa ha riscosso successo poichè 16 istituti hanno accolto la nostra richiesta e alcuni sono interessati ad approfondire l'argomento con la nostra collaborazione.
Ier iabbiamo aderito al flash mob, promosso da senoraquando, che ha avuto un buon risultato.
Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.
Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.
25 novembre 2012
Notizie inquietanti
Italia e Colombia, una
relazione pericolosa
di Antonio Mazzeo
A partire dal prossimo anno i
militari italiani verranno addestrati nella selva colombiana
all’esecuzione di “operazioni speciali”. Ad annunciarlo è
stato il ministro della difesa della Colombia, Juan Carlos Pinzón,
rientrato a Bogotà dopo un tour in Europa nel corso del quale –
lo scorso 5 novembre - ha avuto modo d’incontrare a Roma il
ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola. Secondo una nota diffusa
dal nostro governo, i due ministri hanno discusso, in particolare,
sullo “sviluppo delle relazioni nel settore della Difesa e della
collaborazione industriale tra Italia e Colombia”, anche in
vista della firma di un accordo quadro di cooperazione fra le
rispettive forze armate. Il ministro Pinzón ha rivelato che oltre
alle esercitazioni nella selva dei corpi d’élite del paese
partner, dal 2013 il personale militare colombiano sarà ospite
delle scuole di guerra dello Stato maggiore italiano.
“Si tratta di una notizia di per
sé inquietante, tanto più che il ministro colombiano, con
l’avallo del governo, è seriamente intenzionato a portare
avanti un’amnistia generalizzata per i crimini di lesa umanità
perpetrati senza soluzione di continuità dalle forze armate”,
ha commentato l’Associazione Nuova Colombia ricordando come nel
paese sudamericano è in atto da mezzo secolo un sanguinoso
conflitto interno e che le forze militari e di sicurezza si sono
macchiate di una lunga serie di crimini e violazioni dei diritti
umani. “Pinzón – ha aggiunto l’associazione - afferma di
voler offrire le conoscenze e l’esperienza della forza pubblica
colombiana a paesi come l’Italia, omettendo di aggiungere che
tali conoscenze spaziano dal campo della tortura, quotidianamente
praticata nelle carceri colombiane, a quello della corruzione e
delle esecuzioni extragiudiziarie…”.
Già da qualche tempo si erano
registrati incontri e scambi di cortesia di alti ufficiali e
“osservatori” delle forze armate dei due paesi. Quest’anno,
a maggio, il Segretariato generale della difesa e dello Stato
maggiore dell’esercito aveva ospitato presso il Comando di
artiglieria di Bracciano (Roma) una delegazione delle forze armate
colombiane guidata dal generale Rubén Darío Alzate Mora. “Ai
visitatori sono stati illustrati gli aspetti essenziali del
Comando artiglieria e del neo costituito Centro Fires and
Targeting e le caratteristiche tecniche di alcuni mezzi da
combattimento, mostrati sia in mostra statica che durante una
dimostrazione di mobilità tattica presso l’area addestrativa di
Castel Giuliano”, si legge in una nota ufficiale dell’esercito
italiano.
Il 30 settembre 2009, era stato
l’allora sottosegretario alla difesa, on. Guido Crosetto a
recarsi in visita in Colombia, accompagnato dal generale Aldo
Cinelli (Segretario generale del ministero) e dall’ammiraglio
Dino Nascetti (direttore generale degli armamenti navali). Momento
clou, l’incontro con il controverso presidente colombiano di
allora Álvaro Uribe che, come riportano le
cronache del tempo, “non ha tralasciato di inviare un caloroso
saluto al signor presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”.
La delegazione italiana venne pure
ricevuta dal ministro della difesa Gabriel Silva Lujan e dai capi
delle forze armate colombiane. “Nel corso degli incontri sono
stati affrontati diversi temi di discussione, tra i quali la
sicurezza nel Paese, la prospettiva di collaborazione militare
bilaterale, specie nel settore della Marina, di sviluppo
dell’industria della Difesa e di intese specifiche in materia di
scambio di informazioni ed attività congiunte”, riportava
l’ufficio stampa del ministero della difesa italiano. “Il
sottosegretario Crosetto – si legge ancora - ha sottolineato con
viva soddisfazione la sintonia politica esistente tra i due
Governi. Ha inoltre messo in evidenza un possibile ruolo
internazionale delle forze armate colombiane in ambito Nato, al
fine di trasmettere l’esperienza maturata sul terreno, nel
quadro delle operazioni di pace in Afghanistan”.
L’on. Crosetto ha infine
espresso il “profondo apprezzamento per l’impegno del Governo
colombiano, teso a debellare il narcotraffico e la guerriglia in
maniera risoluta e definitiva”, omettendo di ricordare che
proprio l’opacità delle classi dirigenti colombiane nella
“lotta” agli stupefacenti e alla criminalità organizzata ha
minato la credibilità internazionale e la stessa legittimità
democratica del paese (diversi analisti hanno definito la Colombia
un “narco-stato”). Del tutto ignorati anche il ruolo e le
responsabilità del paramilitarismo nell’escalation del
narcotraffico e l’impunità assicurata dallo Stato colombiano
alle Autodefensas responsabili di efferati crimini contro
la popolazione civile, gli oppositori di sinistra e i
sindacalisti.
Il riavvicinamento tra Italia e
Colombia, prima con l’esecutivo Berlusconi, adesso con il duo
Monti - Di Paola, ha consentito al complesso militare industriale
italiano di aprirsi un varco nel mercato colombiano. Secondo
quanto rivelato dall’Espresso nel maggio 2012 dopo la
missione a Roma del generale Rubén Darío Alzate Mora, il
consorzio Oto Melara – Iveco ha offerto alle forze armate del
paese sudamericano una partita di nuovi mezzi da combattimento 8x8
“Freccia” e di carri Leopard con cannoni da 120 mm e cingolati
VCC di proprietà dell’esercito italiano, “non più utilizzati
anche se funzionanti”.
Invidiabili gli affari di Selex
Sistemi Integrati, azienda elettronica del gruppo Finmeccanica.
Secondo quanto riferito dai propri manager, circa l’80% dei
sistemi radar operanti nel paese sarebbero stati forniti proprio
dalla società italiana. Una presenza che si è ulteriormente
rafforzata grazie ai sistemi di radioaiuto alla navigazione della
controllata statunitense Selex Sistemi Integrati Inc., che ha
venduto i propri apparati alla Colombia a partire dal 1991.
Nell’ultimo triennio, Selex ha inoltre ricevuto un contratto del
valore di una decina di milioni di euro dalla Unidad
Administrativa de Aeronautica Civil de Colombia, per
l’ammodernamento dei sistemi radar dell’aeroporto
internazionale “El Dorado” di Bogotà e degli scali di Cerro
Maco (Bolivar) e Cerro Santana (Cauca). “Il programma –
secondo Finmeccanica – ha consentito di gestire un maggior
numero di informazioni e di dati scambiati con gli aeromobili,
aumentando le prestazioni”. Radar con duplice funzione, civile e
militare, quelli installati da Selex, specie quello di Cerro
Santana, in grado di controllare il traffico aereo nelle regioni
meridionali e occidentali dove è in atto la controffensiva delle
forze armate colombiane contro la guerriglia delle Farc.
All’inizio del gennaio 2012, proprio questa installazione radar
è stata distrutta durante un’azione militare
dell’organizzazione guerrigliera.
Due contratti per circa 400 mila
euro sono stati assegnati invece nel gennaio 2010 a Telespazio
Brasil, una joint venture di Finmeccanica e della francese
Thales, per la fornitura di immagini satellitari alle autorità
colombiane. Ciò consentirà di effettuare il monitoraggio di
un’area di circa 65.000 kmq con l’ausilio dei quattro
satelliti radar della costellazione Cosmo-SkyMed, finanziata
dall’Agenzia spaziale e dal ministero della difesa italiano.
Anomala “consulente” di
fiducia del gruppo Finmeccanica in Colombia è stata sino a
qualche tempo fa la modella Debbie Castañeda Rodriguez, agli
onori della cronaca dopo la pubblicazione delle intercettazioni
effettuate nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli
sui presunti ricatti su Silvio Berlusconi di Gianpaolo Tarantini e
Valter Lavitola.
Originaria di Bogotà, Debbie
Castañeda Rodriguez venne eletta Miss Colombia nel 1996. Dopo
essere comparsa in alcune telenovelas, nel 2000 esordì su
Italia1 con la trasmissione “Tribe Generation”, per
transitare l’anno successivo a Canale 5 Italiani e, dal
settembre 2003 al gennaio 2004, nel cast di “Torno sabato… e
tre” su Raiuno.
“Ho venduto radar della Selex
all’aviazione civile colombiana e radar e radioaiuti per il
controllo aereo alla Difesa”, ha ammesso la consulente-modella
in un’intervista. “Guadagnavo cinquemila euro al mese. Al
terzo anno sono diventati diecimila, lordi. Mio zio ha un porto e
collabora con la Marina colombiana nell’export di carbone.
L’ex presidente della Colombia, Álvaro Uribe è un
caro amico di famiglia. Silvio Berlusconi me lo
presentò invece mio marito Marco Squatriti.
Per me era un mito. Avere buone relazioni internazionali è
fondamentale in questo come in ogni mestiere”.
Fu proprio al cavaliere-premier
che miss Debbie si rivolse dopo aver ricevuto dal direttore
commerciale di Finmeccanica, Paolo Pozzessere, la notizia della
revoca del suo contratto di consulenza. “L’ex modella non
gradisce”, annotano gli inquirenti di Napoli. “E alle 18,53
del 30 giugno 2011, cinque minuti dopo la telefonata con
Pozzessere, la Castañeda chiama Marinella Brambilla, la
segretaria personale di Berlusconi…”.
|
_______________________________________________
23 novembre 2012
PER NON DIMENTICARE GAZA PER NON DIMENTICARE LA PALESTINA
Giovedì 29 novembre 2012
17.30 davanti al Municipio a Padova
L'offensiva su Gaza ha raggiunto un momento di tregua: questo non deve far calare il silenzio su quello che è accaduto.
Il 29 novembre è stata dichiarata dall'ONU come "giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese".
Il 29 novembre 2012 l'Autorità Palestinese, nonostante le minacce ricevute, si presenterà all'ONU per chiedere il riconoscimento della Palestina come Stato Osservatore.
Il 29 novembre vogliamo essere presenti in piazza per non dimenticare gli ultimi fatti di Gaza, anche se sono usciti dall'attenzione dei media:
- per ricordare, di fronte ad un sistema di informazione che ci propone un racconto di parte, che i morti palestinesi non sono solo cifre sul bollettino di guerra, ma sono persone; che non sono "terroristi", ma in maggioranza donne, anziani e bambini;
- che fermare la guerra non basta, occorre andare alla radice dei problemi:
mettere fine all'occupazione dei territori palestinesi;
rompere l'assedio a Gaza;
riconoscere a entrambi i popoli il diritto a vivere in pace su quella terra con gli stessi diritti, la stessa dignità e la stessa sicurezza.
Vi aspettiamo!
Assopace Padova con ACS - ARCI - Comunità palestinese - Perilmondo onlus - Donne in nero - Mezza luna rossa palestinese - Assoc. Incontrarci - Agronomi e Forestali S.F.-
16 novembre 2012
CESSATE IL FUOCO A GAZA
APPELLO DI ALCUNI INTERNAZIONALI DA GAZAMercoledì, 14 Novembre 2012Alle 15.35 di oggi Gaza è stata scossa da molteplici attacchi militari israeliani lanciati da droni, elicotteri apaches, caccia F16 e navi militari. Una delle prime persone uccise è stata Ahmed Al Jabari, comandante in capo dell’ala militare di Hamas. Le fazioni palestinesi hanno giurato vendetta e i militanti hanno sparato dozzine di razzi verso Israele. Dopo il primo attacco, le forze aree israeliane hanno condotto più di 50 bombardamenti su tutta la Striscia di Gaza che hanno causato almeno 8 morti, compresi 2 bambini e un neonato. Il Ministro della Salute ha inoltre dichiarato che più di 90 persone sono state ferite.Cresce il timore che Israele possa lanciare un’offensiva di terra su larga scala, paura alimentata dal lancio di volantini nel Nord della Striscia da parte dell’esercito israeliano che annunciavano un’imminente invasione via terra dell’area.Israele ha lanciato l’operazione denominata “Pillar of Defence” questo pomeriggio con l’uccisione mirata di Al Jabari la cui macchina è stata bombardata nell’area di Thalatin a Est di Gaza City. Mohammad Al-Hams, la guardia del corpo di Al Jabari che viaggiava con lui in macchina è rimasto gravemente ferito ed è morto poco dopo in ospedale. In seguito a questo attacco, una serie di bombardamenti è stata lanciata in tutta la Striscia di Gaza, colpendo aree abitate a Khan Younis, Tel Al Hawa, Sheikh Zayed Square e At Twan nel nord di Gaza, Al Sabra a Gaza City, Rafah, Beit Lahia, Khuza’a, al Bureij.Le navi da guerra israeliane sono entrate nel mare di Gaza e si sono posizionate vicino alla costa, sparando verso terra. Verso le ore 20, le forze navali israeliane hanno sparato tra i 12 e i 15 colpi di artiglieria verso la base navale di Hamas a nord ovest del campo rifugiati di Shati a Gaza City.Si moltiplicano le ipotesi secondo cui l’offensiva si prolungherà per diversi giorni e il Primo Ministro israeliano ha dichiarato che è pronto a espandere l’operazione. In una conferenza stampa tenuta oggi il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato: “le provocazioni che abbiamo subito e il lancio dei razzi verso gli insediamenti nel sud di Israele ci hanno costretto a intraprendere quest’azione. Voglio che sia chiaro che i cittadini israeliani non ne subiranno le conseguenze. L’obiettivo è di fermare i razzi e danneggiare l’organizzazione di Hamas”. Nonostante ciò, la maggior parte delle vittime di questo attacco sono state civili. La popolazione di Gaza si è rifugiata nelle case e il personale della maggior parte delle organizzazioni internazionali è sotto coprifuoco.Gli ospedali di tutta la Striscia sono stati invasi dalle vittime degli attacchi. Nella conferenza stampa tenuta di fronte all’ospedale Al Shifa, il Dr Mafed El Makha El Makhalalaty, Ministro della Salute, ha spiegato che gli ospedali soffrono delle carenze causate dalla prolungata chiusura della Striscia di Gaza e dal crescente numero di attacchi avvenuti nelle ultime settimane, in cui molti bambini sono stati uccisi. Gli attacchi di oggi hanno lasciato gli ospedali privi di medicine e forniture mediche. Inoltre, ha sollecitato un intervento immediato da parte della comunità internazionale per fermare il massacro.La stampa araba riporta che gli ospedali nel Sinai sono stati posti in stato di allerta per affrontare l’emergenza e ricevere i feriti di Gaza.La popolazione terrorizzata di Gaza sta subendo i continui attacchi di droni, bombardamenti, fuoco navale di questa offensiva militare indiscriminata e sproporzionata. Rimane imprigionata all’interno della Striscia di Gaza e costituisce un facile obiettivo nella guerra controllata a distanza.
Ci rivolgiamo alle persone di coscienza in tutto il mondo perché si oppongano a questa aggressione illecita contro i civili palestinesi.La comunità internazionale deve intervenire con urgenza per fermare questi violenti attacchi.
Per maggiori informazioni, contattare:Adie Mormech +972 (0) 592280943Gisela Schmidt Martin +972 (0) 592778020 blipfoto.com/GiselaClaireJoe Catron +972 (0) 595594326Julie Webb-Pullman +972 (0) 595419421 todayingaza.wordpress.comLydia de Leeuw +972 (0) 597478455 asecondglance.wordpress.comMeri +972(0)598563299Adriana +972 (0) 597241318
Siamo un gruppo di internazionali che vivono nella Striscia di Gaza e lavorano negli ambiti del giornalismo, dei diritti umani, dell’educazione, dell’agricoltura. Cerchiamo di difendere e promuovere i diritti della popolazione civile palestinese di fronte all’occupazione israeliana e alle operazioni militari. Oltre ad essere noi stessi testimoni oculari, raccogliamo informazioni dalle nostre reti personali in tutta la Striscia di Gaza, dai media locali, dal personale medico e dalle ONG internazionali presenti a Gaza.Verifichiamo ciò che divulghiamo e speriamo che i nostri resoconti possano contribuire a rendere più accurata la copertura mediatica della situazione di Gaza.
12 novembre 2012
PER NON DIMENTICARE LA PALESTINA
UNA FINESTRA SULLA PALESTINA
VOCI, GEOGRAFIE E STORIE DA UN PAESE DIMENTICATO PER APRIRE UNA FINESTRA SULLA CULTURA E LA STORIA PALESTINESE PER RIDARE VOCE E VISIBILITÀ AD UN POPOLO CHE CONTINUA A RESISTERE NEL SILENZIO ASSORDANTE DEI MEDIA E DEI POLITICI
Mercoledì 14.11.2012, ore 20.45 sala Fronte del Porto, via Santa Maria Assunta, Padova
ULTIMO APPUNTAMENTO:
Tomorrows Land
documentario dei filmakers bresciani Andrea Paco Mariani e Nicola Zambelli.2011
Gli abitanti di At-Tuwani vivono con l’oppressione e la violenza legalizzata dell’esercito e dei coloni, tacitamente autorizzata dallo Stato di Israele. A poche centinaia di metri dal villaggio, infatti,sorgono insediamenti di coloni che costituiscono il pericolo maggiore per gli abitanti di At Tuwani e dei villaggi limitrofi. Attacchi ed incursioni nei villaggi, avvelenamento del bestiame e delle falde acquifere, pestaggi ed intimidazioni, sono all’ordine del giorno, permesse da una silente impunità legale garantita da Israele a questi gruppi eversivi.
Tomorrow’s Land sarà presentato dal regista Andrea Paco Mariani.
LA SERATA E' ORGANIZZATA DA:
Comunità Palestinese del Veneto, ACS,Agronomi e Forestali Senza Frontiere, Al Quds, ARCI Padova, Associazione per la Pace, Associazione IncontrArci, corti e buoni, Donne in Nero, Perilmondo onlus.
CON IL PATROCINIO DEL C.D.Q 4 SUD EST - Commissione Cultura
06 novembre 2012
Storia di Mah Gul, una delle tante donne afghane la cui vita non è migliorata, anzi, dopo 11 anni di guerra per liberarle...
Il
mondo non ha tremato
30
ottobre 2012 di Noorjahan Akbar,
attivista per i diritti delle donne, corrispondente dall’Afghanistan per
«Safeworld»; traduzione di Maria G. Di Rienzo.
Mah
Gul era una giovane donna di Herat, in Afghanistan. E’ stata decapitata dalla
famiglia di suo marito, nell’ottobre 2012, perché rifiutava di prostituirsi.
Aveva vent’anni.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, nessuno ha acceso una candela.
Nessuno
ha pregato per lei. Nessuno l’ha fotografata.
Nessuno
ha affisso manifesti con il suo nome e la sua immagine, in città.
Nessuno
ha registrato la storia della sua vita, i suoi sogni, la sua felicità, la sua
tristezza, il suo sorriso o il modo in cui guardava.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, nessuno l’ha lodata per la sua integrità, per il
suo coraggio, per la sua moralità.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, i miei amici su Facebook stavano scrivendo dei loro
cibi preferiti e dei loro giorni difficili.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, ragazzi afgani spensierati stavano dicendo “sgualdrina”
a una ragazza.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, i talebani stavano usando donne come scudi umani
per portare i loro feriti negli ospedali.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, stanchi poliziotti afgani stavano fumando una
sigaretta in cima alla collina di Maranjan.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, un poeta scriveva della fragranza delle labbra del
suo amore.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, i giornali discutevano del dibattito presidenziale
in America.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, un soldato in Afghanistan stava scrivendo una
lettera al figlio.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, insegnanti afgani stavano riscrivendo una storia
noiosa e storta sulle lavagne.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, una prostituta di Kabul si appoggiava a un muro freddo,
piangendo di fame.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, la televisione afgana trasmetteva soap-opere
provenienti dall’India.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, il nostro vicino stava ancora picchiando la sua siasar.
(1)
Quando
Mah Gul è stata decapitata, le donne di Herat stavano appendendo camicie ad
asciugare e speravano che, almeno quelle, avrebbero sperimentato della libertà.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, donne americane praticavano lo yoga per alleviare
il loro stress.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, un “intellettuale” in Afghanistan ha commentato su
come le donne indossino sciarpe più piccole, ora, e un mullah locale predicava
sulle ragazze operaie che promuovono la prostituzione.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, Angelina Jolie non l’ha saputo.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, le nostre scolare non hanno indossato sciarpe nere
di lutto per lei.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, il Presidente era impegnato.
Quando
Mah Gul è stata decapitata, il mondo non ha tremato. In ogni parte del mondo,
la gente segue la catena di montaggio della propria vita.
Quando
Mah Gul è stata decapitata sua madre ha sorriso, perché sua figlia era, alla
fine, libera.
(1) siasar: termine per “donna” o “moglie”.
UNA
BREVE NOTA
Le
traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi articoli – dal
bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/. Il suo ultimo libro è “Voci
dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”
03 novembre 2012
7 NOVEMBRE H 17.30 IN PIAZZETTA GARZERIA A PADOVA CONTRO SPESE MILITARI E LOGICA DI GUERRA
ARMI, ILLEGALITÀ E TANGENTI
SENZA ARMI E STRUTTURE
MILITARI NON CI SAREBBERO GUERRE
Nei mesi scorsi denunciavamo che il nostro governo,
anche in questo momento di grave crisi economica, sperpera risorse in spese militari.
Il bilancio delle forze armate nel 2011 è stato di 23
miliardi di euro.
Per la missione in Afghanistan si spendono più di 2
milioni di euro al giorno.
La Difesa aveva preventivato 12 miliardi di euro per
l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35. Ci sembrava che la spesa prevista fosse già altissima,
invece si è aggiunto un aumento del 60% per cui ciascun F-35 anziché 80 milioni di dollari
ne costerà 127: sarà un aumento di spesa di 3 miliardi e 200 milioni di euro.
Il rigore di Monti vale
per esodati/e, pensionati/e, studenti, insegnanti, precari/e, ma non per le
armi.
Altra
storia di armi. Di
recente è stato firmato un accordo tra Italia e Israele che prevede da parte
dell'Italia la fornitura di 30 aerei M346, un affare da circa 1 miliardo di
dollari che saranno compensati da acquisti italiani dello stesso importo e
dello stesso tipo: un satellite spia e due velivoli per la guerra elettronica.
Tutto ciò in palese violazione della legge italiana, che vieta la vendita di armi a
paesi in guerra e/o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani: Israele
occupa militarmente dal 1967 i Territori Palestinesi, ha violato decine e
decine di Risoluzioni delle Nazioni Unite, mantiene la Striscia di Gaza sotto assedio e appena una nave
internazionale cerca di portare aiuti umanitari, navi e aerei militari
israeliani la attaccano in acque internazionali sequestrando nave, passeggeri e
beni trasportati. È già successo tre volte, e l'ultima è di qualche giorno fa.
Gli M346 sono prodotti da Finmeccanica, che è la maggiore
azienda italiana nella produzione di armi e proprio in questi giorni a
proposito di Finmeccanica stanno venendo alla luce brutte storie di corruzione. Sembra, da quanto si sa delle
indagini in corso, che per ogni affare concluso ci sia un 11% che finisce in
mazzette e tangenti.
Siamo
molto preoccupate di questi fatti, perché se ne parla troppo poco, perché
sembra che se ne ignori il peso e l'importanza, sia da parte dell'opinione
pubblica che dei mezzi di comunicazione: così le decisioni rimangono soltanto
nelle stanze del potere.
Ci opponiamo a scelte che non solo ricadono sulla
nostra vita quotidiana, togliendoci risorse, ma ci imprigionano in una società
sempre più militarizzata facendoci credere che accettare le armi, l'uso della
violenza, la guerra sia un male inevitabile.
La nostra visione è quella di un mondo di pace.
Rifiutiamo di vivere nel terrore delle armi, e
rifiutiamo una continua corsa agli armamenti.
Rifiutiamo che il denaro pubblico - scarso per
la scuola, la salute, la previdenza -
venga sprecato in armi e imprese militari.
Vogliamo che le relazioni tra le persone e i
popoli siano improntate a democrazia e cooperazione pacifica, per costruire
un mondo più sicuro e giusto.
|
Donne in nero di Padova – 7
novembre 2012
01 novembre 2012
“Non lascerò la musica per combattere i miei fratelli arabi”
Omar
Saad, un giovane musicista di al-Mughar – un villaggio in Galilea –
ha ricevuto una lettera di arruolamento nell’esercito israeliano.
Sì, perché a differenza degli altri palestinesi, i drusi hanno
l’obbligo di prestare il servizio militare (dopo che, nel 1956, la
legge sulla coscrizione obbligatoria è stata resa applicabile anche
a questa categoria di persone). Recenti ricerche hanno dimostrato che
circa i due terzi della popolazione drusa in Israele preferirebbe non
prendere le armi, se ne avesse la possibilità. Omar è uno di loro;
nella lettera seguente, inviata al ministro della Difesa israeliano
Ehud Barak, spiega le proprie motivazioni
Gentile Ministro della Difesa di Israele,
Io sono Omar Zahr Al-deen Saad, dal villaggio di al-Maghar, Galilea.
Ho ricevuto l’ordine di presentarmi il prossimo 31 ottobre all’ufficio arruolamento dell’esercito, a norma dell’obbligo di coscrizione per la comunità drusa; a proposito di ciò vorrei chiarire alcune cose:
Rifiuto di presentarmi all’ufficio arruolamento perché non accetto la legge che prevede l’arruolamento obbligatorio per la comunità drusa;
Lo rifiuto perché sono un pacifista e odio ogni tipo di violenza e perché credo che questo esercito sia basato sulla violenza fisica e psicologica. Da quando ho ricevuto l’ordine di iniziare le procedure per l’arruolamento la mia vita è cambiata completamente. Sono diventato molto nervoso e con una grande confusione in testa. Mi sono figurato in mente molte situazioni dure e non riesco a immaginarmi con l’uniforme addosso che contribuisco alla repressione che Israele compie verso il popolo palestinese e non combatterò i miei fratelli arabi e le mie sorelle arabe;
Rifiuto di diventare un soldato israeliano o di andarmi ad arruolare, anche in qualsiasi altro esercito, per ragioni morali e nazionaliste;
Odio l’ingiustizia, la disuguaglianza, l’occupazione e odio il razzismo e le restrizioni sulla libertà;
Odio chi arresta bambini, uomini e donne.
Sono un suonatore di viola, ho suonato in molti posti e ho amici musicisti da Ramallah, Gerico, Gerusalemme, Hebron, Nablus, Jenin, Shafa’amr, Elaboun, Roma, Atene, Amman, Beirut, Damasco, Oslo ed tutti noi suoniamo i nostri strumenti per la libertà, umanità e pace. La nostra arma è la musica.
Faccio parte di un gruppo religioso che è stato, e continua a esserlo tutt’ora, oppresso. Quindi… come posso combattere contro la mia famiglia, i miei fratelli e le mie sorelle in Palestina, Siria, Giordania e Libano? Come posso imbracciare un’arma contro i miei fratelli e le mie sorelle in Palestina? Come posso lavorare come soldato al check-point di Qalandiya o in qualsiasi altro posto di blocco? Io sono una di quelle persone che ha subito l’ingiustizia nei check-point e nei posti di blocco. Come posso impedire a un mio fratello di Ramallah di visitare la sua casa a Gerusalemme? Come posso fare la guardia al muro dell’apartheid? Come posso fare da carceriere contro il mio popolo? E so che i detenuti (palestinesi, ndt) nelle carceri israeliane sono combattenti della libertà.
Suono per divertimento, per la libertà e per quella pace giusta che si basa sul fermare gli insediamenti e l’occupazione israeliana della Palestina. Quella pace giusta che si basa sull’istituzione di uno stato palestinese indipendente che abbia Gerusalemme come capitale, sulla scarcerazione dei detenuti e sul il ritorno in patria di tutti i rifugiati.
Molti dei nostri giovani hanno prestato servizio nell’esercito israeliano, ma cosa hanno ottenuto? Sono forse speciali? I nostri villaggi sono quelli più poveri, le nostre terre sono state espropriate e lo sono rimaste tutt’ora; non ci sono mappe strutturate né aree industriali. Il numero di laureati nei nostri villaggi è il più basso della regione e il tasso di disoccupazione tra i più alti.
Per quest’anno ho intenzione di continuare il liceo con la prospettiva di poter andare all’università. Sono certo che lei farà di tutto per fermare la mia umana ambizione, ma l’ho dichiarato a voce alta: “Sono Omar Zahr Al-deen Mohammad Saad, non sarò la benzina che incendierà la sua guerra e non sarò un soldato del vostro esercito”.
Firmato: Omar Saad
|
|
|
|
|
|
Iscriviti a:
Post (Atom)