Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

28 agosto 2020

Per una giustizia delle donne per le donne

MERCOLEDÌ 16 SETTEMBRE 2020 ORE 20.30
presso la Fornace Carotta Via Siracusa, 61 - Padova

le DONNE IN NERO e il CENTRO PANDORA 
presentano il libro
LA VERITÀ DELLE DONNE
VITTIME DEL CONFLITTO
ARMATO IN COLOMBIA

pubblicato dalla Ruta Pacifica de las Mujeres di Colombia tradotto in italiano e pubblicato a cura delle Donne in Nero italiane
Video intervista a KELLY ECHEVERRY ALZATE
 attivista e documentarista colombiana della Ruta pacifica de las Mujeres, che ha collaborato alla raccolta delle testimonianze e curato il dossier.



La RUTA PACIFICA DE LAS MUJERES è una rete femminista che riunisce più di 300 organizzazioni di donne attive nel paese, fra cui anche le Donne in Nero colombiane attive nella rete internazionale delle Donne in Nero contro la guerra.

DICIAMO BASTA!



mercoledì 2 settembre, h 17.30
piazzetta della garzeria, padova

  •        L’esercito italiano è impegnato in 41 “missioni” nel mondo 
  •     che possono impiegare fino a 8613 soldati, 
  •     per cui è prevista in bilancio una spesa 1.161,3 milioni di euro (l’anno scorso sono stati spesi 1.130,5 milioni). 
  •     Questi impegni sono stati approvati dal Parlamento nello scorso mese di luglio. 
  •    Solo 7 delle 41 “missioni” sono condotte dall’ONU; tra queste l’impegno maggiore dell’Italia è nella missione UNIFIL in Libano, dove operano più di 1000 militari italiani
  •     Negli altri casi si tratta di partecipazione ad iniziative dell’Unione Europea, della NATO, o anche di “collaborazioni” con singoli paesi. E’ questo il caso ad es. della “Missione Bilaterale di assistenza e supporto in Liba” (MIBIL) che impegna 400 militari, 142 mezzi terrestri e 2 aerei, per un costo previsto di 48 milioni di euro. Ben poche di queste “missioni” possono essere giustificate come interposizione per evitare scontri armati. Alcune durano da anni (in Afghanistan dal 2001, in Iraq dal 2003…) senza risolvere i problemi, anzi. 
  •     Nella maggior parte dei casi lo scopo (sovente anche dichiarato) è “la difesa di interessi strategici”, di tipo economico o di prestigio.

Ma il caso peggiore è proprio la collaborazione con la Libia, più volte condannata dalle organizzazioni umanitarie e anche dall’ONU per la violazione dei più elementari diritti umani nei “lager” dei migranti.

Non c’è sicurezza con più armi e militari in giro per il mondo!

Non ha senso spendere tanto in imprese militari; tanto più ora che la scuola, la sanità, la crisi economica, richiedono interventi urgenti per poter affrontare il difficile momento che stiamo vivendo.

Non c’è pace senza giustizia!

Per sapere dove operano nel mondo i militari italiani, vedi:





Donne in Nero – Centro Pandora


Per info: 
donneinnero.padova@gmail.com - centropandorapadova@gmail.com - controlaguerra.blogspot.com

15 agosto 2020

LO RIPETIAMO: È LA NORMALITÀ, IL PROBLEMA!


La pandemia ci ha fatto scoprire quanto siamo fragili e vulnerabili, e di questa malattia sappiamo ancora molto poco. Tutto questo ha generato catastrofi sanitarie, ma ci sono anche i casi di governanti – come Trump o Bolsonaro o Netaniahu – che non hanno voluto vedere la gravità del problema e per arroganza, presunzione, dispotismo, non hanno voluto prendere per tempo le misure che erano state consigliate, pur disponendo di grandi mezzi. La situazione, in molti paesi, era già pesante, ma è ancora peggiorata.

Al dramma delle troppe persone decedute, si accompagna l’aggravarsi delle disparità in tutti i paesi tra persone e fasce della popolazione sempre più in difficoltà e altre sempre più abbienti.

Troviamo un dato a livello mondiale nel rapporto Oxfam “Il virus della fame. L’impatto del coronavirus su un mondo già affamato1: in conseguenza del confinamento in agricoltura è stata stravolta la possibilità di semina, trattamento dei campi e raccolta dei prodotti, al punto che circa 100 milioni di persone sono state private della loro principale fonte di reddito. Una conseguenza segnalata dal rapporto è che a essere esposte al rischio di morte per fame sono in primo luogo le donne e le famiglie che dipendono da loro: esse si dedicano soprattutto a colture di sussistenza e la pandemia ha accentuato una vulnerabilità già esistente, dovuta alle discriminazioni per cui guadagnano meno e posseggono meno beni rispetto agli uomini.

Anche in Italia, sia sul piano economico, sia dal punto di vista della possibilità di accesso a servizi e beni si sono aggravate le disuguaglianze: molte famiglie, molte persone non hanno risorse sufficienti per poter vivere diversi mesi senza reddito, e continuano ad affollare centri per la distribuzione di cibo; un terzo degli studenti non ha avuto possibilità di seguire la didattica a distanza e avrà sempre più difficoltà nella costruzione del proprio futuro; molte altre persone, con magri proventi di lavoro nero o occasionale, sono diventate invisibili ed escluse da ogni piano che le ricomprenda.

Nei mesi scorsi tanti e tante hanno detto che dopo la pandemia bisognava tornare alla normalità: ma quale normalità? Da molti anni ha significato tagliare gli investimenti nella sanità pubblica, nella previdenza, nell’assistenza, nell’istruzione. E nello stesso tempo ha invece fatto destinare sempre più denaro alla produzione e al commercio di armamenti, alle missioni militari, all’ammodernamento delle attrezzature belliche (circa 26 miliardi di spese militari per il 2020).
Quelli che prima erano i problemi della “normalità” si sono oggi esacerbati e sono diventati anche più evidenti; non è a quella “normalità” che vogliamo tornare, anzi vogliamo adoperarci perché niente sia più come prima: non abbiamo bisogno di una sicurezza armata, ma di una sicurezza che sia difesa e cura della vita.

PRIMA LA VITA, PER TUTTE E TUTTI INSIEME, SICURE/I IN UNA TERRA LIBERATA DALLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE, DALL’INQUINAMENTO, DA TUTTE LE ARMI.

Donne in Nero della Casa delle Donne di Torino
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1 https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2020/07/Report_IL-VIRUS-DELLA-FAME.pdf 

10 agosto 2020

CRISTINA, UNA VITA PER RENDERE GIUSTIZIA ALLE DONNE

Ci ha lasciato Cristina Cattafesta, sorella, compagna, amica, la ricordiamo indomita e sorridente, tenace e tenera. 

Con una grande capacità di guardare al futuro, convinta della possibilità di migliorarlo. 

Per amore del mondo.


E' una grande perdita per noi e per tutte le donne che lei sosteneva e accompagnava. 

Ma per tutte resta presente a indicare un cammino di lotta e liberazione.