Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.
Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.
11 dicembre 2021
21 settembre 2021
Per chiudere una falla
Da oggi Marianita non è più con noi.
La vita – è il solo modo
02 settembre 2021
28 marzo 2021
21 marzo 2021
Il 17 gennaio 2021 la Rete DASI (Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale) FVG ha promosso la campagna "Tutte le vite valgono #rottabalcanica #norespingimenti” con la quale è stato avviato un digiuno a staffetta a cui hanno partecipato oltre 300 persone residenti in diverse regioni d'Italia.
20 marzo 2021
TUTTE LE VITE VALGONO
Le Donne in nero di Padova aderiscono al digiuno, già iniziato a metà gennaio, per denunciare le responsabilità dell'Europa e dell'Italia nella grave situazione che riguarda i migranti in cammino lungo la rotta balcanica. Insieme ad altre donne ed uomini a Padova inizieremo il digiuno a partire 23 Marzo fino al 31 Marzo.
# ROTTA BALCANICA
#NO RESPINGIMENTI
16 marzo 2021
Rete Diritti Accoglienza Solidarietà
Internazionale FVG
#rottabalcanica
#norespingimenti
Tutte
le vite valgono!
In Bosnia
migliaia di migranti, in cammino lungo la Rotta balcanica, rischiano di morire
per stenti e assideramento mentre
vengono respinti ai diversi
confini
In questo
rigido inverno, nel mezzo di una drammatica pandemia che colpisce soprattutto i
più poveri e deboli, si consuma, a poche centinaia di chilometri dal confine
orientale italiano, l’ennesimo fallimento della politica che dovrebbe tutelare
la vita di ogni essere umano. Da settimane, nell’area di Bihać, in Bosnia, dopo
la chiusura e l’incendio della tendopoli di Lipa, migliaia di giovani afghani,
iracheni, pachistani, siriani, africani, da anni bloccati lungo la Rotta
balcanica, vagano nei boschi e nelle campagne, rischiando la morte per stenti e
assideramento. Nel rimpallo delle responsabilità tra il governo centrale della
Bosnia e quello cantonale, nessuna soluzione è stata ancora individuata. I
migranti abbandonati di Lipa si aggiungono alle migliaia di uomini e donne precariamente sistemati nei
diversi campi della Bosnia nord occidentale, dove è in atto un' emergenza
umanitaria.
Denunciamo
le responsabilità dell’Europa e del nostro Paese nell’attuazione dei
respingimenti a catena, chiamati “riammissioni informali”, messi in atto da
Italia, Slovenia e Croazia nei confronti dei migranti. Si tratta di
dispositivi illegittimi, attivati dalle polizie di frontiera, finalizzati a
ricondurre in Bosnia uomini, donne e minori che aspirano a una protezione
umanitaria, dopo aver tentato, a volte per anni, di attraversare i Balcani.
Questi migranti, spesso rappresentati come possibili propagatori del Covid-19,
sono deliberatamente esclusi dall’Europa, che stanzia cospicui finanziamenti
(quasi 100 milioni di euro) per tenerli fuori dai propri confini anziché
attuare, nei loro confronti, politiche di accoglienza, integrazione e tutela
sanitaria.
Di
fronte a tale situazione, oltre alla raccolta di fondi per interventi
umanitari, sentiamo il bisogno di un coinvolgimento più profondo nelle vicende
che riguardano migliaia di persone
bloccate lungo la Rotta balcanica.
Rifacendoci ai
principi ispiratori dell’azione politica
nonviolenta
da domenica 17
gennaio ci alterneremo in un digiuno
che coinvolgerà ogni
giorno più persone per:
•
chiedere a tutti i Governi dell’Unione Europea e in primis al Governo italiano di porre immediatamente fine ai respingimenti
tra Italia, Slovenia e Croazia, a causa dei quali migliaia di persone vengono
rigettate in Bosnia, dopo aver subito violenze e vessazioni ampiamente
documentate, in aperta violazione delle leggi europee e della Costituzione
della nostra Repubblica che tutelano il diritto d’asilo;
•
attuare un piano di ricollocamento tra tutti i Paesi UE dei
rifugiati bloccati in Bosnia che permetta una effettiva protezione e
alleggerisca la Bosnia, Paese con risorse limitate ed ancora diviso al proprio
interno, delle responsabilità che la UE non vuole assumersi;
•
aiutare
la Bosnia a realizzare un progressivo programma di accoglienza e protezione dei
rifugiati adeguato alle sue possibilità, escludendo la creazione, finora invece
favorita, dei campi di confinamento nei quali isolare i rifugiati in condizioni
indegne.
Il digiuno
coinvolgerà ogni giorno donne e uomini che da diverse località si alterneranno
nell’arco delle settimane. Ci auguriamo che l’iniziativa, avviata in Friuli
Venezia Giulia, possa essere condivisa da persone, associazioni, movimenti, che in Italia sono
impegnati nella difesa dei diritti umani nell’area balcanica e ovunque in
Italia e nel mondo.
Per partecipare al digiuno inviate la vostra adesione a: retedirittifvg@gmail.com
indicando il Comune di residenza, la professione o il ruolo
sociale/istituzionale, allegando una
vostra foto con cartello e scritta #rottabalcanica #norespingimenti o un video
di max 30 secondi in cui esporre il motivo
della vostra partecipazione. I materiali raccolti verranno pubblicati
sul sito e le pagine FB della Rete DASI FVG.
Rete DASI FVG: http://sconfini.net/
23 gennaio 2021
25 gennaio 2016 – 25 gennaio 2021: 5 anni dalla scomparsa di Giulio regeni
25 gennaio 2016 – 25 gennaio 2021:
5 anni dal rapimento di Giulio Regeni e dall’inizio del percorso di tortura che l’ha portato alla morte.
Siamo vicini ai genitori e alla sorella di Giulio e con loro chiediamo con forza alle istituzioni del nostro paese
· Verità e Giustizia per Giulio;
· Richiamo dell’ambasciatore in Egitto – “Richiamare l’ambasciatore oggi è l’unica strada percorribile, non solo per ottenere giustizia per Giulio e per tutti gli altri Giuli, ma per salvare la dignità del nostro paese e di chi lo governa”;
· Stop ad accordi con chi tortura – e in Egitto la tortura da parte di polizia e servizi segreti è pratica costante.
I genitori di Giulio Regeni hanno fatto un esposto denuncia contro il governo italiano per aver contravvenuto alla legge n. 185 del 9 luglio 1990, riportata sul retro, che vieta l'esportazione di armi verso Paesi, i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e il governo egiziano rientra certamente tra quelli che si sono macchiati di queste violazioni.
Sosteniamo in pieno questa loro azione e ricordiamo che i governi italiani hanno trasgredito in più di un’occasione al dettato di questa legge per quanto riguarda esportazioni e importazioni almeno con Egitto, Arabia Saudita, Israele.
Invitiamo tutti a rispondere all’appello del collettivo GiulioSiamoNoi legato alla famiglia Regeni:
Vi chiediamo di fare un post su faceBook o su tweet
il giorno 25 gennaio 2021 con una foto, un'immagine, una clip video
scrivendo su un supporto giallo una frase che chieda verità e giustizia
per Giulio, il ritiro dell'ambasciatore e stop accordi con chi tortura
Le frasi possono comparire su cartelli, fogli, anche su una mano,
su una maglietta, insomma su qualsiasi supporto giallo
il tutto andrà postato con gli #
#StopAccordiconchiTortura
#VeritàeGiustiziaperGiulio
#RichiamoAmbasciatore
Vi preghiamo di taggare il Presidente Conte, la Farnesina,
il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e @GiulioSiamoNoi
Rilanceremo sui social i vostri tweet e post.
Vi ringraziamo per il vostro prezioso sostegno
Un abbraccio dal Collettivo GiulioSiamoNoi
La legge n. 185 del 9 luglio 1990, “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”
Nel capo 1 all’articolo 1 recita:
L'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…
L'esportazione ed il transito di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione, sono vietati quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell'Italia e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali….
L'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato…; b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione; c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea; d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa; e) verso i Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paesi…
L’articolo 2 indica quali siano da considerarsi materiali di armamento:
armi nucleari, biologiche e chimiche; armi da fuoco automatiche e relativo munizionamento; armi ed armamento di medio e grosso calibro e relativo munizionamento; bombe, torpedini, mine, razzi, missili e siluri; carri e veicoli appositamente costruiti per uso militare; navi e relativi equipaggiamenti appositamente costruiti per uso militare; aeromobili ed elicotteri e relativi equipaggiamenti appositamente costruiti per uso militare; polveri, esplosivi…; sistemi o apparati elettronici, elettro-ottici e fotografici appositamente costruiti per uso militare…
L’articolo 4 si istituisce il Registro
nazionale delle
imprese operanti nel settore della progettazione, produzione, importazione, esportazione, manutenzione e lavorazioni comunque connesse di materiale di armamento, prescrivendo che solo agli iscritti al registro nazionale possono essere rilasciate le autorizzazioni ad iniziare trattative contrattuali e ad effettuare operazioni di esportazione, importazione, transito di materiale di armamento….
Infine si stabilisce che il Parlamento deve essere informato (art.
5) dal Presidente
del Consiglio dei ministri con
propria relazione entro il 31 marzo di ciascun anno in ordine alle operazioni
autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell'anno precedente… I Ministri degli affari esteri,
dell'interno, della difesa, delle finanze, dell'industria, del commercio e
dell'artigianato, delle partecipazioni statali e del commercio con l'estero,
per quanto di rispettiva competenza, riferiscono annualmente sulle attività di
cui alla presente legge al Presidente del Consiglio dei ministri il quale
allega tali relazioni alla relazione al Parlamento
21 gennaio 2021
UN’ITALIA PIÙ SICURA È UN’ITALIA SENZA ARMI NUCLEARI
Il 22 gennaio entrerà in vigore il TPNW, Trattato di proibizione delle armi nucleari. Le armi nucleari passano dall'essere "immorali" all'essere "illegali", al pari delle armi chimiche, biologiche e batteriologiche e delle mine antiuomo.
Si concretizza dunque un nuovo passo verso la totale eliminazione dalla faccia della terra delle armi più distruttive mai costruite dall’umanità: il Trattato TPNW diventa infatti la prima legge internazionale vincolante, per chi lo ha firmato e ratificato, contro questi sistemi d’arma.
Ma l’Italia non ha ancora firmato allineandosi alle 9 potenze nucleari (USA, Regno Unito, Francia, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord) che in tutto il mondo detengono 15.000 testate nucleari, di cui attualmente circa 70 di stanza in Italia nelle basi militari statunitensi di Aviano e Ghedi. Queste armi saranno sostituite a breve con armi più moderne e più letali che saranno montate sui nuovi cacciabombardieri F35.
Gli sforzi di Rete Italiana Pace e Disarmo, Senzatomica e di tutta la società civile italiana per il disarmo nucleare si concentreranno in particolare sul rafforzamento della mobilitazione “Italia, ripensaci” che già dal 2017 punta a far cambiare idea a Governo e politica italiani, finora rimasti fuori da questo percorso di disarmo nucleare.
Riteniamo che l’Italia debba liberarsi dalle pressioni ed indicazioni provenienti dalla NATO e dagli Stati Uniti, che mirano a tenerla sotto il loro ombrello nucleare.
Questa situazione è rigettata dalla maggioranza della popolazione italiana che, come mostrano recenti sondaggi, ha confermato un evidente e continuato rifiuto delle armi nucleari (nell’ultima indagine del 2019 ben il 70% dei cittadini italiani si è detto favorevole all’adesione al Trattato TPNW).
Facciamo appello dunque a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini e cittadine che hanno a cuore il futuro dell’umanità: l’Italia cambi la propria posizione e contribuisca a rendere inaccettabili le armi nucleari, riconvertendo le ingenti somme che ogni anno vengono spese per costruirle e mantenerle ad usi più utili per l’umanità, come il contrasto al cambiamento climatico, alla pandemia, alla povertà.
MIR, Associazione per la Pace, Donne in Nero, ANPI, CGIL