Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

26 aprile 2012

1000+1000 PENSIERI CONTRO LA GUERRA: LA GUERRA E' BUSINESS

Ancora forte l'export di armi italiano: 3 miliardi di autorizzazioni nel 2011
Il Rapporto sull'import-export di armi è arrivato. Con oltre tre settimane di ritardo rispetto alla scadenza, fissata per legge al 31 marzo, finalmente possiamo sapere che le autorizzazioni all'export militare nel 2011 sono circa 2.500 e che le nostre armi finiranno in Algeria, Singapore, India, Turchia.
Tra le tabelle diffuse manca però il dettaglio sulle banche d'appoggio agli incassi.

LEGGI TUTTO:

http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3411

25 aprile 2012

1000+1000 pensieri contro la guerra: la guerra distrugge tutti, chi la subisce e chi la fa


il manifesto 2012.04.17 - 09 INTERNAZIONALE
 
US ARMY
Dopo il fronte il «soldato Ryan» si suicida
BREVE 

In America la guerra in casa uccide molto di più di quella al fronte. Secondo i dati raccolti dall'«Army Times» sono addirittura 950 i veterani Usa che si tolgono la vita ogni mese: 18 al giorno, un soldato suicida ogni 80 minuti. Si muore con le proprie mani 25 volte di più che sul campo di battaglia. Sono numeri agghiaccianti, che dimostrano la mancanza di cure per i reduci. Soprattutto se si considera che ci saranno presto più di 2 milioni di reduci delle guerre afgano-irachene, di cui oltre il 30% saranno affetti da disordine post-traumatico e/o trauma cerebrale, le sindromi che si manifestano con scompensi emotivi, depressione e episodi di squilibrio come quelli che hanno portato ai molti recenti episodi di violenza - fra cui il raptus omicida del sergente Bales in Afghanistan. Ogni guerra espone militari e civili ad orrori che segnano profondamente e per sempre la psiche di chi li vive, un fenomeno amplificato dalla gestione «professionale» di conflitti perseguiti con eserciti di volontari i cui soldati sono impiegati spesso per anni in ripetuti turni al fronte. A «fare il proprio lavoro» lontani dalla coscienza pubblica. luca celada

24 aprile 2012

ATTENZIONE ALLE PAROLE! CULTURA DI PACE O CULTURA DI GUERRA?


L'ARTE DELLA GUERRA
I pifferai magici della «pace»
RUBRICA - MANLIO DINUCCI IL Mnifesto, 24.4.2012

Oltre 1.500 bambine e bambini fra i 3 e i 14 anni (dalle materne alle medie) saranno condotti, il 27 aprile a Pisa, lungo «il cammino delle libertà», visitando luoghi fisici della città collegati a nove articoli della Costituzione. Il merito va all'Associazione Nicola Ciardelli, che da quattro anni promuove la «Giornata della Solidarietà» in ricordo del maggiore Ciardelli della Brigata Folgore, «rimasto vittima di un attentato, il 27 aprile 2006 a Nassirya, durante la missione di pace Antica Babilonia». Determinante il sostegno del Comune all'iniziativa che, dichiara il sindaco Marco Filippeschi (Pd), lancia un grande «messaggio di pace e solidarietà». Grazie alla sua amministrazione, Pisa è divenuta il laboratorio più avanzato della legge per «la promozione e diffusione della cultura della difesa attraverso la pace e la solidarietà». Passata alla Camera con intesa multipartisan (Pd, Pdl, Idv, Lega), la legge, in via di approvazione al Senato, istituisce, in particolare nelle scuole, una serie di iniziative per la «condivisione consapevole dei cittadini delle politiche di sicurezza e difesa della nazione e dell'azione delle Forze armate». Ciò che si sperimenta a Pisa. Nel percorso «Libertà e Difesa della Democrazia», ad esempio, gli alunni, scortati da simpatici parà della Folgore, saranno portati al Centro addestramento paracadutismo, dove la Giornata si aprirà con l'Alzabandiera e la S. Messa. Qui sarà loro spiegato che Ciardelli era in Iraq per una missione di pace, soprattutto per aiutare i bambini. Si eviterà di dire che l'ufficiale, alla seconda missione in Iraq come volontario, apparteneva al 185° Reggimento acquisizione obiettivi, forza speciale che, infiltrata in un territorio, segnala gli obiettivi da bombardare. E, per non impressionare i bambini, si tacerà sul fatto che nel 2004 (come riconosciuto dalla stessa Procura militare) soldati italiani spararono a Nassirya contro un'ambulanza, uccidendo una donna incinta e tre familiari. Dopo una fermata al centro universitario di Scienze per la pace, per una lezione sulla gestione nonviolenta dei conflitti e il ripudio della guerra, gli alunni saranno condotti in Prefettura, Provincia e Comune, dove si spiegherà loro che l'Italia si attiene pienamente a tali principi: quelle effettuate in Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, non sono guerre ma operazioni umanitarie e di pace. Silenzio invece sul fatto che Pisa, «città per la pace», è stata coinvolta nelle guerre tramite la base Usa di Camp Darby, che l'anno scorso ha rifornito di bombe gli aerei Nato che attaccavano la Libia, e l'aeroporto militare, che viene ora trasformato in Hub aereo nazionale, da cui transiteranno tutte le forze e i materiali bellici per le missioni militari all'estero. Al culmine della Giornata, mentre i parà della Folgore scenderanno dal cielo sotto gli occhi ammirati dei bambini, sarà eretta «La Casa dei bambini di Nicola», rappresentazione simbolica di quella in cui, a Firenze, saranno curate (per dimostrare quanto siamo buoni) alcune delle molte piccole vittime delle «missioni di pace». La «Casa» poggerà sui nove «pilastri costituzionali» del «cammino delle libertà». Ai bambini non verrà detto, però, che manca il pilastro cardine: l'Art. 11 che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.

22 aprile 2012

smilitarizziamo il 2 giugno #1000+1000perlapace

Ci chiediamo perchè mai continuiamo a sopportare che la festa della reppublica venga rappresentata dai militari,con grandi sfilate di armi. Possiamo iniziare a far vedere che è la festa di donne e uomini che rifiutano la guerra, come è scritto nella nostra costituzione, di donne e uomini in difficoltà che non hanno bisogno di rappresentazioni muscolari per di più costose, di donne e uomini ricchi di senso di solidarietà e sensibili al benessere della terra

La resistenza non violenta in Palestina #1000+1000perlapace


Noi, i 300 abitanti della comunità di Al Aqaba, esistente ormai da generazioni, che possedevamo e abitavamo queste terre anche prima dell'arrivo dell'IDF (l'esercito israeliano), vi stiamo indirizzando questo appello come nostra ultima risorsa. Per decenni i soldati israeliani hanno usato il nostro villaggio come una zona di addestramento, un parco giochi in cui sono stati utilizzati proiettili veri, che hanno causato la morte di otto dei nostri concittadini, ferendone altre 38. Tra loro il sindaco del nostro comune Haj Sami Sadik, che come risultato è ora paralizzato dalla vita in giù.
Nonostante questi atti di aggressione, non abbiamo mai fatto ricorso alla violenza, nessun atto di terrorismo è venuto dal nostro popolo, nessuna pietra è mai stata lanciata e continuiamo a chiedere coesistenza e pace. Nel 2003, dopo una petizione alla Corte Suprema, il campo di addestramento è stato evacuato dal villaggio ma il risultato è stato l'emanazione nel 2004 da parte dall'amministrazione civile (israeliana) di numerosi ordini di demolizione sulla maggior parte dei nostri edifici. Inclusi in questi ordini di demolizione erano la moschea, la scuola materna e l'ospedale locale, additando come ragione che le strutture in questione erano state costruite senza permesso. Nella zona C, che comprende oltre il 60% della Cisgiordania, compresa Al Aqaba, l'amministrazione civile ha respinto il 94% dei permessi di costruzione richiesti dai palestinesi. Nel frattempo, le colonie israeliane si espandono rapidamente. Nel 2007 abbiamo consegnato alla Corte Suprema una domanda per la cancellazione degli ordini di demolizione, insieme ad un nuovo piano di urbanizzazione per la comunità. In risposta l'amministrazione civile ha offerto di approvare i permessi per la piccola zona centrale dove si trovano la maggior parte delle strutture pubbliche, ma più della metà delle aree residenziali avrebbe comunque dovuto essere demolita, in rispetto degli ordini di demolizione. Questa offerta esclude la zona residenziale dove si trovano la maggior parte delle case della nostra popolazione , così come tutta la terra coltivata. Ovviamente questo è in contrasto con gli obblighi di Israele come forza occupante, che secondo l'articolo 43 della Convenzione dell'Aia sulla legge di guerra, parte integrante del dritto umanitario internazionale, deve "ripristinare e garantire l'ordine pubblico e la sicurezza" nei territori occupati.
Oggi 18 Aprile 2012 alle ore 11:00 i soldati israeliani, accompagnati da agenti di compagnie militari private sono arrivati al villaggio e senza una notifica preventiva hanno distrutto 2 strade di accesso al villaggio, la "Strada della Pace" e la "Strada di Spostamento ". Le strade che abbiamo costruito con le nostre stesse mani per poter esercitare il nostro diritto alla libertà di movimento. Queste strade sono la nostra ancora di salvezza, visto che la nostra unica fonte di reddito si basa sulla nostra capacità di far giungere i nostri prodotti agricoli al mercato. Questa è la 3 ° volta che la "Strada della Pace" è stata demolita. Le volte precedenti non abbiamo intrapreso alcuna azione. Questa volta la demolizione è venuta con una minaccia. Un ufficiale abusivo in una jeep numerato 65.539 ha fatto sapere al nostro Sindaco che starebbero tornati per ulteriori demolizioni su larga scala e questo come punizione per il fatto che la demolizione stradale era stata osservata da internazionali. Queste minacce sono state fatte a un uomo che si trova in una sedia a rotelle che esortava un piccolo gruppo di meno di 10 curiosi di andarsene. Siamo sconvolti e sconcertati che i nostri figli abbiano visto questa atrocità e temiamo per gli effetti psicologici che essa potrà avere su di loro in futuro.
Noi, la comunità di Al Aqaba, i nostri ospiti internazionali e israeliani, vi chiedono di visitare e vedere di persona le difficili condizioni in cui siamo costretti a vivere ogni giorno come conseguenza di tali vessazioni. Aiutaci a diffondere queste parole e a vivere in pace.

I cittadini di Al Aqaba.


traduzione dall' inglese di Elisa Reschini - AssoPacePalestina


1000+1000 PENSIERI CONTRO LA GUERRA


Sono trascorsi 30 anni dalla morte di Meša Selimović, e 20 dall’inizio della guerra in Bosnia. Vi invitiamo a leggere questo articolo di Bozidar Stanisic apparso sull'Osservatorio dei Balcani. Nell’ultimo capitolo del romanzo La fortezza di Selimovic si legge: 
“Nella mia cara patria di nuovo si muovevano al vento le bandiere militari e si raccoglievano le tasse per la guerra. La gente malediva tutte le guerre del mondo, ma pagava le tasse e si arruolava nell’esercito.”


Per smettere di pagare le tasse per la guerra e arruolarci negli eserciti e continuare a maledire le guerre



18 aprile 2012

LA MAESTRA DI NONVIOLENZA

Ho imparato la lezione della nonviolenza da mia moglie, quando ho cercato di piegarla alla mia volontà.
La sua determinazione nel resistere al mio volere da un canto, e la sua quieta sottomissione alla sofferenza provocata dalla mia stupidità, dall'altro, hanno finito per farmi vergognare di me stesso e convincermi a guarire dall'ottusità di pensare che ero nato per dominarla; in questo modo è diventata lei la mia maestra della nonviolenza.

Mahatma Gandhi

16 aprile 2012

1000+1000 pensieri contro la guerra , 1000+1000 pensieri per la pace

proviamo tutte e tutti a dire qualcosa sulle guerre in atto, su suoi risultati per noi e per gli altri. Affondiamo nelle difficoltà economiche e sociali e non riusciamo a mettere questo in relazione a ciò che succede agli altri.

poesie contro la guerra

Ho dipinto la pace

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l'arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli
splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto
la pace.

T. Sorek

15 aprile 2012

ricordiamo alcuni dati

In febbraio quasi all'unanimità la camera ha stanziato per tutto l'anno 2012 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all'estero, ha approvato la cessione provvisoria di mezzi militari non più in uso alle forze armate libiche e destinato 10 milioni di euro per l'impiego di personale militare in attività di assistenza e formazione in Libia

verità e giustizia

Ad un anno dall'uccisione di Vittorio Arrigoni e di Juliamo Mer-Khamis non è emersa nessuna verità e perciò neanche giustizia,ma siamo ancora tutte con loro nella scelta non violenta del dialogo. Restiamo umani

14 aprile 2012

1000 e 1000 PENSIERI CONTRO LA GUERRA - 1000 e 1000 PENSIERI PER FARE LA PACE



venerdì 13 aprile 2012


Usciamo dalle guerre

Tagliamo le spese militari

Smilitarizziamo le nostre vite

Smilitarizziamo il 2 giugno

- facciamo della festa della repubblica una festa di pace e democrazia




Noi Donne in Nero, nel mezzo di una crisi di sistema che costringe a rivedere il modello di vita nostro e di tutti gli altri, dove tanti sono tentati da un forte richiamo all'isolamento, siamo sempre più consapevoli della precarietà della vita di tutte e tutti e della interconnessione con la vita degli altri aldilà della dimensione locale e nazionale.

Infatti, anche chi ha sempre pensato che le guerre in Iraq, in Aghanistan, in Libia... non fossero affari suoi, ora è consapevole che la sua situazione economica non solo dipende da ciò che l'Europa fa, ma anche dal resto del mondo. Questa crisi ha avuto il merito di far comprendere in maniera tangibile il nostro legame con gli altri. Inoltre pone in questione il modello di riferimento a cui le scelte anche di politica economica si riferiscono: sta maturando in tutte e tutti noi il senso del limite.

E mentre questo succede, le forze politiche, il nostro parlamento ed il governo praticano soluzioni orientate secondo la stessa logica alla base della crisi. La logica delle cosiddette soluzioni tecniche – leva fiscale, sostegno alle banche, mano libera alla finanza - non può dare soluzioni di benessere e giustizia per tutte e tutti. E così la logica lasciata in mano ai militari non può certo portare ad un taglio delle spese militari e della struttura dell'apparato militare italiano, che con il suo enorme bilancio è lasciato intatto e si paventa un riordino per rendere più efficienti nuovi interventi militari fuori dal nostro territorio, assieme “ai nostri partner”.

Non si dice ciò che è evidente agli occhi di tutti - che gli interventi militari sono costosissimi sul piano umano ed economico e tuttavia fallimentari; non si dice che la Libia, dove si firmano accordi che non possiamo definire tecnici, è tutt'altro che pacificata ed è forse governata da forze non proprio democratiche.

E' chiaro per tutti cosa succede in questi poveri paesi martoriati, luoghi di conflitti armati eterni a intensità più o meno elevata: è l'esercizio del dominio da parte degli USA e dei governi suoi alleati, il consumo delle armi e la continua produzione delle stesse. L'economia militare non è in discussione.

Perciò come donne sentiamo improrogabile mettere a frutto quanto questa crisi suggerisce; come Donne in Nero, che abbiamo sempre rifiutato la logica della violenza e del suo uso, consapevoli dello stretto legame tra la logica guerresca e il sistema di dominio patriarcale che ci ha oppresso per secoli, sentiamo che in questo momento è proponibile per tutti la possibilità di uscire dalle guerre perché inutili e foriere di distruzione e morte, perché costose e perciò ulteriore causa di danno per noi e per gli altri.

Togliere le basi alla possibilità di esercitare le guerre è possibile tagliando le spese militari, ripensando l'apparato militare in chiave puramente difensiva, distribuendo in modo equo e giusto le risorse naturali (fonti energetiche ed acqua) sul piano dei rapporti internazionali.


Questo messaggio è rivolto a tutte e a tutti perché possiamo insieme riflettere e tessere una rete simbolica di opposizione alla violenza e alla guerra.

Esprimiamo i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre aspettative, le nostre proposte, le nostre soluzioni per l'uscita dalle guerre e per la pace e facciamoli conoscere.
Sommergiamo chi ci governa, questo parlamento e il capo dello stato con il peso dei nostri pensieri.
Che ne tengano conto da subito nella festa della repubblica perchè sia smilitarizzata.

METTI IN RETE IL TUO PENSIERO!

08 aprile 2012

la violenza e la guerra

Carissime donne in nero e non solo

Che siamo in un difficile momento è ovvio per tutte e tutti, che molte siano le considerazioni da fare, i punti nei quali ci si sente attaccate, anche questo è per tutte evidente:il nostro modo di essere nel mondo e talvolta anche la sua possibilità sono profondamente scosse e messe in discussione . Ma poco si discute e si parla del nodo centrale di questo sistema tranne in alcune aree specifiche). Questo nodo ci sembra continuare ad essere l'uso della violenza da parte dello stato nelle guerre; uso della violenza che viene mistificato con il concetto di difesa (seppure armata) del nostro stato. E' dichiarato apertamente che la difesa si fa difendendo i nostri interessi fuori dal nostro territorio. questa è sempre stata l'argomentazione principe per ogni guerra di attacco e continua a valere ancora oggi, ammantata da intervento umanitario talvolta. Che cambiamento può nascere da questa crisi se questo asse portante delle nostre civiltà rimane un punto fermo ed è solo oggetto di una revisione che razionalizza la spesa (anche questo con tanto fumo negli occhi)?
Per uscire dalla crisi e dalle soluzioni proposte che annullano diritti e certezze e vite umane vale la pena di pensare a cambiamenti radicali, avendo come riferimento di fondo il bene comune.
Sentiamo come impellente riproporre l'uscita dalle guerre in corso, il taglio delle spese militari e un ripensamento collettivo sul significato di difesa e della sua organizzazione.

Come riporta Marcon a proposito delle decisioni del governo italiano:
"non si parla complessivamente di tagli alla spesa ma - dice Di Paola - di «bilanciare la spesa militare in senso virtuoso» (cioè meno soldi per gli stipendi e più risorse per le armi) per una riforma da fare, bontà sua, «senza richiedere risorse aggiuntive». E Di Paola ha aggiunto che non si tratta di un intervento «lacrime e sangue»: quelle infatti le versano già operai e pensionati, mentre i generali possono sorridere ancora una volta. I tagli al personale delle Forze Armate sono buona cosa, ma se ne possono fare tranquillamente il doppio e non è necessario aspettare 10 anni per farlo, mentre un operaio a Pomigliano o a Termini Imerese il posto di lavoro lo perde in un giorno.
Mentre si tagliano, massacrandole, le spese agli enti locali, al welfare, al lavoro, alle pensioni dovremmo pure ringraziare il ministro della difesa perchè propugna una riforma «senza chiedere risorse aggiuntive». Ci mancherebbe pure che ne volesse altre di risorse oltre ai 25 miliardi che la Difesa spende ogni anno per le forze armate e ai 10 miliardi che si sperpereranno nei prossimi anni per i 90 cacciabombardieri F-35.
Il bilanciamento della «spesa militare in senso virtuoso» significherà sostanzialmente un aumento della spesa per i sistemi d'arma (come appunto i cacciabombardieri F35, ma anche le fregate Fremm e Orizzonte, i sommergibili U-212) e per le missioni militari all'estero dentro un modello interventista delle forze armate italiane che segue fedelmente la logica e la strategia della Nato. Queste altro non sono che una sorta di «mobilitazione permanente» contro i «nuovi nemici»: Islam, nuove potenze globali (Cina, Russia, India, ecc.), terrorismo internazionale, detentori (da cui dipendiamo) delle materie prime, come il petrolio e il gas. Invece di investire nella prevenzione dei conflitti, nella cooperazione internazionale e nella sicurezza comune, continuiamo ad armarci fino ai denti, per la felicità di Finmeccanica e di tutta l'industria militare italiana. È una controriforma perché spenderemo tanti soldi in più per le armi, perchè le nostre forze armate avranno sempre di più un ruolo interventista, perchè saremo a ricasco della Nato e perchè in questo modo l'articolo 11 della Costituzione sarà svuotato di senso, nella forma e nella sostanza. Di Paola e i generali saranno soddisfatti, ma c'è poco da cantar vittoria. Sicuramente non lo fa il paese e non lo fanno le tante persone (operai, pensionati, giovani) che non sanno come far fronte a questa crisi così drammatica. L'unico modo per affrontare «la spesa militare in senso virtuoso» è ridurla, destinando i risparmi al lavoro, al welfare e ai giovani"

E' chiaro che in un momento così difficile per tutti e con la maggior parte delle forze politiche lontane o contrarie da questo problema, non è facile fare sentire questo come punto nodale di svolta per la soluzione della crisi e per l'avvio di un futuro meno pericoloso e violento , ma bisogna provarci .
Usciamo dalle guerre
tagliamo le spese militari
smilitarizziamo le nostre vite
fermiamo la violenza contro le donne
Esprimiamo i nostri pensieri, i nostri desideri,le nostre aspettative,le nostre proposte,le nostre soluzioni per l'uscita dalle guerre e per la pace e facciamoli conoscere.
Sommergiamo chi ci governa, questo parlamento e il capo dello stato della pesantezza dei nostri pensieri.
Che ne tengano conto da subito nella festa della repubblica perchè sia smilitarizzata.