Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

24 aprile 2015

TRIBUNALE DELLE DONNE : NON C'E' PACE SENZA GIUSTIZIA

A 70 anni dalla Liberazione continuiamo ad essere convinte che non c’è pace solo perché alla fine di una guerra tacciono le armi: la pace deve essere costruita, giorno per giorno. Le guerre della ex-Jugoslavia, che sono state combattute così vicino a noi, ce lo ricordano drammaticamente. La verità di quanto è avvenuto spesso è stata occultata, non lasciando memoria di molti crimini che sono stati commessi in particolare contro le donne.



Le nostre amiche dei Balcani ci ricordano che “…c’è una continuità di ingiustizia e violenza che rende difficile distinguere tra le violenze subite durante le guerre e quelle del dopoguerra. Si tratta della continuazione della guerra con altri mezzi, perché viviamo in una pace falsa e fragile piena di ingiustizie, umiliazioni e di ogni tipo di discriminazione….”.

Questo progetto “vuole essere uno spazio per testimoniare e per le voci delle donne, per l'autonomia delle donne, attraverso la loro partecipazione attiva alla costruzione della giustizia e della pace, al fine di creare nuovi paradigmi di giustizia".


L'evento finale con testimonianze pubbliche si terrà a Sarajevo/Bosnia Erzegovina dal 7 al 10 maggio 2015”.[1]

Durante questi quattro anni (2011-2015), le associazioni coinvolte sono state impegnate in intense attività per preparare il Tribunale delle Donne e creare un modello femminista di pace, giustizia e responsabilità. Queste attività comprendevano la creazione di una rete di donne solidali: testimoni, attiviste, terapiste, esperte e artiste provenienti da tutti gli stati della ex-Jugoslavia. 
Il Tribunale delle Donne intende creare nuove politiche di conoscenza di quanto è avvenuto, riconsiderare le relazioni tra teoria e pratica/esperienza, costruire solidarietà e fiducia reciproca, storia alternativa delle donne e memoria storica collettiva. Le donne possono così trasformare il dolore che hanno vissuto in un'altra forma di resistenza.

Le donne in questo modo diventano soggetti di una ricostruzione della memoria che restituisca loro la  dignità, non confinandole nel ruolo di vittime mute. 


Donne in nero – Casa delle Donne di Torino

20 aprile 2015

NESSUN ESSERE UMANO E' ILLEGALE - OGNI ESSERE UMANO HA DIRITTO DI VIVERE

Fleba il Fenicio, morto da quindici giorni
dimenticò il grido dei gabbiani, e il flutto profondo del mare.
E il guadagno e la perdita. Una corrente sottomarina
gli spolpò le ossa in sussurri.
Mentre affiorava e affondava
traversò gli stadi della maturità e della gioventù
entrando nei gorghi.
 (T. S. Eliot, La morte per acqua)

Sono forse 900 le persone che hanno perduto la vita nell’ultimo naufragio nel Mediterraneo.
Ognuno di loro, donne, uomini, bambine e bambini, ha avuto una donna che gli aveva dato la vita. Adesso ha una striscia d’acqua a scarnificarne il corpo e a trasportarne le ossa.
Dei loro nomi non sappiamo, delle loro storie nemmeno; conosciamo il mare che li porta con sé attorno ai luoghi da noi abitati.

Noi vogliamo la vita. E di fronte alla morte il coraggio di dirla, di ricordarla e di narrarla. Il coraggio del dolore e del lutto, per evitare altre morti e altre tombe marine.
Noi vogliamo la vita, la vita con “le altre e gli altri” in un mondo in cui tante storie si intrecciano e culture, lingue, religioni, rapporti economici e costumi si mescolano, tra difficoltà e tensioni, ma aprendo spazi continui di reciproco arricchimento.



C'è un modo semplice per salvare le vite dei migranti che ogni giorno muoiono attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna: consentire a tutti gli esseri umani di muoversi liberamente sull'unico pianeta casa comune dell'umanità, e quindi permettere a tutti gli esseri umani di giungere in Europa in modo legale e sicuro.
Se l'Unione Europea permettesse a tutti di giungervi in modo legale e sicuro nessuno si affiderebbe alle mafie dei trafficanti, nessuno viaggerebbe sui barconi della morte, nessuno rischierebbe di morire tra le onde.
Questa è la decisione che occorre per salvare le vite: consentire ad ogni persona, e soprattutto a chi è in fuga da orribili violenze e pericoli estremi, di muoversi liberamente e di giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro.

A tutte donne chiediamo di manifestare con noi martedì 21 aprile alle 12 davanti alla Prefettura contro lo scandalo dei cimiteri marini, per l’accoglienza e la convivenza.

DONNE IN NERO di PADOVA


07 aprile 2015

IL DILEMMA DELLA PACE. FEMMINISTE E PACIFISTE SULLA SCENA INTERNAZIONALE. 1914-1939

“Pensate a quegli uomini impregnati del sangue dei loro fratelli, pensate alle donne profughe private di riparo che portano nel loro grembo violato i figli della generazione futura, pensate a quelle madri che cercano di soffocare i lamenti dei loro bambini tra le loro braccia, che si nascondono nei boschi, nelle fosse di qualche villaggio desolato, pensate a quei treni che riportano a casa i morti… Se gli uomini possono tollerare tutto questo, le donne non possono”.
(                                                                                                    Emmeline Pethick, 1915

Provenienti da varie parti del mondo, donne straordinarie si incontravano prima, durante e dopo la I Guerra Mondiale e si interrogavano sul nesso tra ampliamento della democrazia (suffragio universale) e la costruzione di una pace durevole dando vita a importanti iniziative politiche.




Ne parleremo con
 R
ELDA GUERRA
studiosa di storia contemporanea


di cui presentiamo il libro

Il dilemma della pace.
Femministe e pacifiste sulla scena internazionale. 1914-1939


venerdì 17 aprile alle 17.30
sala Nassiriya, piazza Capitaniato – Padova


Donne in Nero            Centro Pandora
            


     http://controlaguerra.blogspot.it