Fleba il Fenicio, morto da
quindici giorni
dimenticò il grido dei
gabbiani, e il flutto profondo del mare.
E il guadagno e la perdita.
Una corrente sottomarina
gli spolpò le ossa in
sussurri.
Mentre affiorava e
affondava
traversò gli stadi della
maturità e della gioventù
entrando nei gorghi.
(T. S. Eliot, La morte
per acqua)
Sono forse 900 le persone che hanno perduto la vita nell’ultimo naufragio nel
Mediterraneo.
Ognuno di loro, donne, uomini, bambine e bambini, ha avuto una donna che
gli aveva dato la vita. Adesso ha una striscia d’acqua a scarnificarne il corpo
e a trasportarne le ossa.
Dei loro nomi non sappiamo, delle loro storie nemmeno; conosciamo il mare
che li porta con sé attorno ai luoghi da noi abitati.
Noi vogliamo la vita. E di fronte alla morte il coraggio di dirla, di
ricordarla e di narrarla. Il coraggio del dolore e del lutto, per evitare altre
morti e altre tombe marine.
Noi vogliamo la vita, la vita con “le altre e gli altri” in un mondo in cui
tante storie si intrecciano e culture, lingue, religioni, rapporti economici e
costumi si mescolano, tra difficoltà e tensioni, ma aprendo spazi continui di
reciproco arricchimento.
C'è un modo semplice per salvare le vite dei migranti che ogni giorno
muoiono attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna: consentire a
tutti gli esseri umani di muoversi liberamente sull'unico pianeta casa comune
dell'umanità, e quindi permettere a tutti gli esseri umani di giungere in
Europa in modo legale e sicuro.
Se l'Unione Europea permettesse a tutti di giungervi in modo legale e
sicuro nessuno si affiderebbe alle mafie dei trafficanti, nessuno viaggerebbe
sui barconi della morte, nessuno rischierebbe di morire tra le onde.
Questa è la decisione che occorre per salvare le vite: consentire ad ogni
persona, e soprattutto a chi è in fuga da orribili violenze e pericoli estremi,
di muoversi liberamente e di giungere nel nostro continente in modo legale e
sicuro.
A tutte donne chiediamo di
manifestare con noi martedì 21 aprile alle 12 davanti alla Prefettura contro lo
scandalo dei cimiteri marini, per l’accoglienza e la convivenza.
DONNE IN NERO di PADOVA
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