Il
discorso israeliano sulla violenza sessuale emerge nell'assalto a
Gaza
Sguardi
sui Generis, giovedì
7 agosto 2014
Pubblichiamo
la traduzione di un articolo apparso oggi sul sito Maam
News Agency a firma Alex Shams.
Una donna indossa solo una
bandiera israeliana durante una manifestazione di fronte alle Nazioni
Unite, 28 Luglio 2014 a New York. (AFP / Stan Honda)
Mentre
le bombe cadevano su Gaza nelle ultime 4 settimane, un'altra guerra
era in corso, con in palio i cuori e le menti del pubblico globale.
Anche se meno letale, questa guerra di parole offre uno sguardo
eloquente sui cambiamenti in corso tra gli intellettuali mainstream
israeliani e sionisti, rivelando che ciò che gli esperti sostengono
è una visione del mondo sionista sempre più violentemente razzista
e sessista.
Diana
Buttu, avvocato palestinese ed ex membro del gruppo di negoziatori
dell'Olp, ha detto a Ma'an che, da quando è iniziato l'assalto
israeliano, è stata sommersa da centinaia di e-mail cariche di odio
e minacce violente. Anche se lei è "abituata" a ricevere
odio per posta, ha detto che il tono e la quantità erano "senza
precedenti". "In passato ricevevo messaggi in cui mi
chiamavano pazza o fuori di testa, ma ora dicono cose come 'dobbiamo
uccidere tutta la feccia musulmana', senza scordare i gruppi
organizzati di israeliani che inviano regolarmente messaggi di posta
elettronica per insultarmi." Ha detto che ogni singola mail
delle centinaia che ha ricevuto in questi ultimi giorni ha usato sia
un linguaggio razzista che sessista - comprese le minacce di stupro -
praticamente nessuna ha espresso un dissenso educato o argomenti
sostanziali. Buttu ha detto a Ma'an in un'intervista Skype che lei
pensa che il cambiamento di linguaggio e l'aumento della violenza
sessualmente espressa, come metafora della guerra, è indicativa
delle tendenze più ampie del pubblico israeliano. "Quando si ha
un primo ministro che definisce la persone che hanno ucciso i tre
coloni israeliani ‘animali umani’, o come Ayelet Sheked (membro
della Knesset) che chiama le persone ‘serpenti’ che devono essere
‘sterminati' ... Questo si riflette nel livello dei commenti e
delle lettere di odio che riceviamo." Buttu sostiene che, dal
momento che la propaganda del governo israeliano ha sempre dipinto la
causa palestinese come una "costola" di Boko Haram, ISIS,
Fratelli Musulmani, e "praticamente di tutto ciò che di male
sta accadendo nel mondo," l'idea che la "lotta palestinese
sia una lotta nazionale ed una lotta per la libertà , è
completamente sparita."
La
seconda tendenza che Buttu ha sottolineato nel raccontare le mail di
odio ricevute era quella del sessismo violento, diventato
tradizionale nel discorso sionista. Buttu racconta come una nota
ironica centrale del discorso è l'uso di un linguaggio
esplicitamente sessista contro le figure pubbliche pro-palestinesi,
anche se i sionisti sostengono che Israele sia un presunto "paradiso"
per i diritti delle donne. Ha evidenziato le recenti dichiarazioni di
Mordechai Kedar, studioso israeliano di letteratura araba e docente
presso l'università religiosa Bar-Ilan, che ha detto che "l'unico
modo" per scoraggiare i "terroristi" palestinesi fosse
minacciare di stupro le loro madri e sorelle. Ha fatto questa
dichiarazione come parte di un più ampio paragone tra Israele e le
"società arabe", suggerendo che la violenza sessuale fosse
l'unica lingua che gli arabi comprendono e suggerendo che i soldati
ebrei dovessero usarla. "Poiché credono che i diritti delle
donne siano protetti e valorizzati in Israele, questo dà loro il
permesso di utilizzare questo tipo di linguaggio sessista di violenza
contro le donne", ha detto Buttu. "Nella convinzione che,
poiché loro sono così liberali e splendidi, questa è una parte
considerevole del loro discorso e le donne devono solo imparare ad
accettarlo." "E' un veleno completamente diverso dal
precedente ... L'hasbara israeliano è stato sistematicamente
incentrato a disumanizzare i palestinesi nel corso degli ultimi 6
anni", ha detto. "L'odio che riceviamo è un puro riflesso
di quello che sta succedendo in Israele."
L'oggettivazione
dei corpi palestinesi come metafora della brutalitÃ
Simona
Sharoni, presidente del Dipartimento di Studi di Genere e delle donne
della SUNY Plattsburgh, e specialista di Genere e Militarizzazione
Israele/Palestina, ha detto a Ma'an via e-mail che, in confronto a
prima, le immagini di violenza di genere diffuse durante l'assalto in
corso sono "più estreme, più crude, ed al limite della
pornografia." "Nel contesto dell'assalto israeliano su
Gaza, le donne palestinesi vengono occupate e violate sia come
palestinesi, sia in quanto donne. E' chiaro che l'oggettivazione del
corpo delle donne palestinesi è una metafora della brutalità di
questa operazione, della vulnerabilità delle sue vittime e della
mancanza di responsabilità per gli autori", scrive. Anche se
non costituisce una novità , "questo terribile attacco ha
legittimato l'uso di minacce razziste, omofobe e sessiste contro
chiunque si opponga", ha aggiunto, sottolineando che in tempi di
guerra questi attacchi guadagnano sempre più ampia legittimità ,
anche contro gli israeliani ebrei che esprimono opposizione
all'assalto. Ha inoltre sottolineato che la violenza di genere è giÃ
"radicata nella cultura altamente militarizzata di Israele",
aggiungendo che la chiamata dei soldati ad impegnarsi nella violenza
in nome della "sicurezza nazionale", così come i morti
israeliani per questa causa, ha reso il fenomeno più visibile.
Sharoni
ha sottolineato che, dal momento che i soldati israeliani hanno
cominciato a morire durante l'assalto, sono proliferati un certo
numero di gruppi Facebook, caratterizzati da donne ebree israeliane
che si espongono sui social media per "sostenere le truppe".
Le donne condividono fotografie di parti del loro corpo con messaggi
a sostegno dei militari israeliani in gruppi come "Standing with
IDF", e, ha detto a Ma'an, questo è un fenomeno nuovo.
"Il
fatto che i soldati israeliani si sentano autorizzati all'accesso al
corpo delle donne, soprattutto in tempi di guerra, non è un fenomeno
nuovo. Ciò che è nuovo è il fatto che questo diritto venga accolto
pubblicamente dalle donne."
Questa
accettazione pubblica del discorso della violenza sessuata sembra
essere correlato al più ampio sostegno pubblico dato all'attacco a
Gaza, così come alla crescente diffusione dell'immagine di Israele
come un "avamposto della civiltà occidentale" e nei
diritti delle donne, che permette un'accettazione cosciente del
liberalismo, unita al simultaneo scatenarsi di un'intensa
violenza contro l'"altro" palestinese.
Sebbene
queste tendenze siano state parte integrante dell'ideologia sionista
anche da prima del 1948, il pensiero intellettuale post 11 settembre
che ha rinforzato l'idea di una guerra tra Occidente e Islam ha
notevolmente cambiato il quadro, e molti affermano che ha scatenato
un nuovo tipo di odio che sostiene una visione del mondo più
sfacciatamente razzista e sessista, sostenendo contemporaneamente di
difendere il liberalismo.
"Bibi,
finisci dentro"
Youssef
Munayyer, direttore esecutivo del Centro palestinese di Washington
DC, in un'intervista telefonica ha detto a Ma'an che negli ultimi 10
anni di lavoro sulle questioni del Medio Oriente, la tendenza alla
violenza sessuale è diventata molto più esplicita.
Munayyer
ha notato un'immagine che era stata ampiamente diffusa sui social
media israeliani nel corso dell'ultimo mese, che mostra una donna in
niqab sdraiata su un letto con la parola "Gaza" scritta su
di lei e la didascalia: "Bibi, questa volta finisci dentro!",
firmato come "cittadini in favore dell'attacco via terra".
"C'è
stato un cambiamento più esplicito che non solo paragona la
situazione attuale allo stupro, ma accetta anche quelle dinamiche di
potere e le applaude", ha aggiunto. "Questo è un livello
di crudeltà che non abbiamo mai visto prima". "Le radici
sono profonde", ha detto, "ma ora è in superficie, ed è
evidente in un modo in cui non lo è mai stato prima. E' davvero
inquietante". "Mentre sostengono di essere i difensori dei
diritti delle donne, il tipo di linguaggio utilizzato nei confronti
delle donne palestinesi e dei palestinesi più in generale dimostra
di avere ben poco riguardo per le donne in assoluto".
Munayyer
lega la diffusione una retorica sempre più sessualmente violenta
alle più ampie tendenze razziste nella società israeliana, mettendo
in luce il crescente "nativismo" che ha preso di mira e
disumanizzato non solo i palestinesi ma anche i migranti africani.
Sostiene che la prova di questo cambiamento era visibile anche nelle
campagne fatte tra la società israeliana per "proteggere le
donne ebree dagli uomini arabi", come fa ad esempio il
famigerato gruppo anti-matrimonio misto Lehava che pattuglia gli
spazi pubblici per evitare mescolanze razziali.
Adesivo del gruppo Lehava a
Gerusalemme che avverte gli arabi di non "pensare di toccare"
le donne ebree
"Non
si tratta solo di proteggere le donne ebree, si tratta di proteggere
la tribù e la battaglia costante per la demografia che è alla base
dello stato di Israele e la preoccupazione per quanti bambini
palestinesi ed ebrei stanno nascendo." "Quando si
parla di alcuni esseri umani come di una minaccia esistenziale,
questo legittima tutto ciò che si potrebbe fare contro di loro - il
razzismo, la violenza sessuale, e così via.
La
guerra di Israele contro le donne di Gaza e i loro corpi
Pubblichiamo
la traduzione di un articolo scritto il 23 luglio da David Sheen su
http://muftah.org, che rende bene
l'idea e fa chiarezza su come la guerra di Israele contro la
Palestina - e in particolar modo su Gaza - si faccia largo su più
fronti, compreso quello del corpo delle donne. Un'attitudine
spregevole che altro non fa che rivelare aspetti squallidi e cruenti
dell'ennesima operazione di guerra intrapresa da parte di Israele.
Al
cominciare della terza settimana dell'ultimo assalto di Israele a
Gaza, la forza distruttiva scatenata sulla Striscia ha preso un
tributo enorme, con oltre 650 palestinesi morti, più di 4.200 feriti
- per lo più civili - e centinaia di migliaia di senzatetto. Come
vede da Gaza, il livello di incitamento razzista anti-palestinese da
parte dei maggiori esponenti politici, religiosi e culturali
israeliani raggiunge ogni giorno nuovi picchi, ed ha assunto anche un
tono misogino.
PROMUOVERE
LO STUPRO DI GAZA E DELLE DONNE GAZAWI
Il
21 luglio i media israeliani hanno riferito che Dov Lior, rabbino
capo dell'insediamento Kiryat Arba in Cisgiordania, ha emesso un
editto religioso sulle regole di ingaggio in tempo di guerra, che ha
poi inviato al ministro della Difesa del Paese. L'editto dichiara che
secondo la legge religiosa ebraica, è lecito bombardare innocenti
civili palestinesi e "sterminare il nemico." Mentre Lior è
tenuto in grande considerazione, è anche associato con il sionismo
religioso di "ala conservatrice." Al contrario, David Stav,
rabbino capo della città di Shoham è considerato un leader di una
corrente "liberale" del sionismo. In un editoriale
pubblicato lo stesso giorno dell'editto precedente, Stav definiva
l'assalto a Gaza come una guerra santa, comandata dalla Torah stessa
e che quindi deve essere spietata.
Mentre
queste importanti figure religiose urlano in favore di una guerra di
sterminio, alcuni israeliani laici hanno suggerito di effettuare
attacchi di natura più perversa.
Il
giorno dopo queste dichiarazioni di Lior e Stav, è emersa la notizia
che il Comune di Or Yehuda, situato nella regione costiera di
Israele, ha stampato e affisso uno striscione di sostegno ai soldati
israeliani. La scelta dei termini dello slogan suggerisce lo stupro
delle donne palestinesi. Il testo dello striscione recita: "Soldati
israeliani, gli abitanti di Or Yehuda sono con voi! Sbattete la loro
madre e tornate a casa sicuri dalle vostre madri." Questa
traduzione inglese (italiano, Trad.) del ebraico "Gansu"
come "Sbattere" (in inglese "pound", sinonimo di
"bang") significa letteralmente battere, ma ha anche un
significato colloquiale che connota la penetrazione sessuale.
Nell'originale ebraico, il doppio senso è invertito: "Gansu B"
ha il significato colloquiale di attaccare fisicamente qualcuno, ma
letteralmente significa entrare, sessualmente o in altro modo -
questa connotazione sessuale si trova in ebraico nelle espressioni
linguistiche dei blog sessuali. La frase "la madre", "ima
shelahem" in ebraico, ha anche il significato colloquiale di
"con grande intensità ." Questa espressione si è diffusa
proprio perché, per molte persone, ammettere che la loro madre sia
stata aggredita è più doloroso che ricevere un colpo diretto alla
propria persona. Nel contesto dello striscione della città , il
linguaggio della violenza sessuale è preso in prestito per
articolare la sottomissione spietata della popolazione palestinese di
Gaza.
Chiaramente
l'intento del Consiglio della città di Or Yehuda è stato quello di
mostrare il sostegno per l'esercito israeliano con quello che
ritenevano essere un intelligente gioco di parole. Scegliendo
l'espressione volgare "Gansu ba-ima shelahem" - che
significa "batterli con grande intensità " e anche "entrare
nel loro madre"- suggeriva sia un'incoraggiamento alla violenza
verso i palestinesi ed anche un riferimento alla cultura dello
stupro, che è molto diffusa in Israele.
L'affissione
dello striscione in Or Yehuda è venuto pochi giorni dopo la comparsa
di un'immagine composita che suggerisce violenza sessuale nei
confronti di Gaza, che è stata ampiamente condivisa da civili
israeliani sulla popolare app WhatsApp.
Nell'immagine,
una donna con l'etichetta "Gaza", che indossa un vestito
islamico conservatore dalla vita in su e quasi nulla dalla vita in
giù, ritratta in posa ammiccante e con uno sguardo allusivo verso
l'osservatore. Il testo ebraico che accompagna l'immagine recita:
"Bibi, finisci dentro questa volta! Firmato, i cittadini in
favore dell'assalto da terra." Di nuovo, un doppio senso è
stato utilizzato per promuovere la guerra, con riferimento stupro. In
ebraico, il significato colloquiale di "finire" è
eiaculare. Se nel manifesto di Or Yehuda lo stupro è solamente
accennato, e l'immagine WhatsApp gioca allusivamente con esso, un
eminente accademico israeliano ha clamorosamente lanciato l'idea di
usare violenza sessuale contro le palestinese proprio all'inizio di
queste ostilità .
Il
1° luglio, subito dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi
israeliani dispersi in Cisgiordania, il docente dell'Università di
Bar Ilan, Mordechai Kedar, ha parlato alla radio israeliana in merito
alla possibilità di violentare le donne palestinesi al fine di
scoraggiare il "terrorismo", dicendo che solo la
consapevolezza che Israele potrebbe inviare agenti di violentare la
madre o la sorella di un militante palestinese, come punizione per i
suoi crimini, lo potrebbe dissuadere dal compiere tali azioni.
Nessuno
di questi ultimi riferimenti allo stupro dovrebbe sorprendere dopo
che l'esercito israeliano ha promosso Eyal Qarim al secondo
cappellano più potente nei suoi ranghi, anni dopo la sua decisione
di stabilire che lo stupro sulle palestinesi era ammissibile in tempo
di guerra. Solo dopo che il famoso blogger israeliano Yossi Gurvitz
aveva esposto pubblicamente la ripugnante sentenza del marzo 2012, il
rabbino è stato costretto a tornare indietro sul suo vile
verdetto.
"SLUT-SHAMING"
(LA COLPEVOLIZZAZIONE DELLA VITTIMA, N.D.T): DONNE EBREE ISRAELIANE
IN SUPPORTO DELLA PALESTINA
Nell'ultimo
mese, le donne palestinesi non sono state le uniche ad essere
minacciate di violenza sessuale da figure pubbliche di Israele. Lo
stesso giorno in cui Kedar ha rilasciato l'odiosa intervista, Noam
Perel, Rabbino leader mondiale del Bnei Akiva (il più grande gruppo
di giovani ebrei religiosi nel mondo), si rese autore di un post di
Facebook in cui chiedeva l'assassinio di massa dei palestinesi e la
raccolta dei loro prepuzi come trofei. Perel subito la censura del
sito per i suoi commenti orribili.
Come
nella maggior parte delle società scioviniste, sono le donne che
portano il peso della violenza sessuale maschile, e le donne ebree
israeliane non sono state risparmiate. Quelle donne che professano
pubblicamente supporto per i palestinesi, richiedenti asilo africani,
o di qualsiasi altro gruppo non-ebrei in Israele sono spesso vittima
di "slut-Shaming" e costantemente bersaglio degli
ultra-nazionalisti con minacce di varie forme di violenza sessuale,
tra cui lo stupro di gruppo.
La
violenza sessuale contro le donne ebree-israeliane è perpetrata non
solo da scheggie impazzite della destra. Oggi (il 23 luglio, N.d.T) è
l'ultimo giorno in cui Shimon Peres sarà presidente di Israele. Il
suo immediato predecessore Moshe Katsav, che si trova attualmente in
carcere, sta scontando una condanna per stupro e altri reati
sessuali. Domani a Gerusalemme, Peres sarà sostituito da Reuven
Rivlin. Rivlin si è guadagnato il titolo in gran parte perché i
suoi due principali rivali, Silvan Shalom e Meir Shitrit, erano
entrambi credibilmente accusati di aver commesso gravi crimini
sessuali durante la campagna elettorale presidenziale. Allo stesso
modo, l'attuale capo della polizia di Gerusalemme è stato scelto per
sostituire Nisso Shaham, dopo che egli è stato incriminato con
l'accusa di aver commesso una serie di crimini sessuali.
Al
crescere a livelli terrificanti dell'incitamento anti-palestinese
nella società israeliana, esso si è mescolato con la misoginia per
creare un cocktail di odio di sconosciuta potenza. Forse, come
sostengono molti sionisti, tutto questo discorso sono solo spacconate
e gli ebrei israeliani sono per lo più incapaci di commettere lo
stupro come un atto di guerra. Vale la pena di ricordare, però, che
queste stesse persone hanno fatto affermazioni identiche su torture e
omicidi fino a un mese fa, quando un gruppo di ebrei ha rapito
l'adolescente palestinese Mohammed Abu Khdair, lo ha costretto a bere
del carburante, e gli diede fuoco bruciandolo vivo.
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