A suon di bombe
“Svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai”,
proclamò Sandro Pertini nel suo primo discorso come presidente della
repubblica. Invece l’Italia non solo
continua ad armarsi, ma vende sempre più armi. Secondo i dati riportati
dalla rivista dei missionari comboniani “Nigrizia”, nel 2014 l'esportazione
italiana di armamenti è stata di 1 miliardo e 879 milioni di euro, con un
incremento del 34% rispetto al 2013. Non solo, ma ci pare gravissimo che un
terzo del totale sia finito nei paesi del Nordafrica e del Medioriente, dove
così vengono alimentati focolai di guerra o guerre già in corso. Come altri
paesi della parte ricca del mondo, l'Italia
concorre non a nutrire il pianeta, ma a seminarlo di bombe.
Eppure la
nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, all'art. 11 afferma: “L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
E
tuttavia da 25 anni l'Italia, come componente della NATO, è coinvolta attivamente
in azioni armate per cui sono state
inventate le finzioni più varie: “missioni di pace”, “interventi umanitari”… Ma
comunque le si chiami, sono aggressioni
che devastano e uccidono.
Con questa
stessa logica, che noi consideriamo inaccettabile, si sta organizzando un piano
dell'Unione Europea per bombardare e distruggere i barconi degli scafisti prima
che salpino dalle coste libiche: e sarà l'Italia ad avere il comando
dell'operazione. Tutto questo senza
avere affrontato i motivi profondi per cui cresce sempre più il numero di coloro
che fuggono dai loro paesi - guerre, fame, carestie, persecuzioni e violenze di
ogni genere - e senza avere
garantito alcuna sicurezza a chi sta cercando di sopravvivere. Ci saranno
così ancora più morti e verranno chiamati “danni collaterali”: ma è
un’ipocrisia vergognosa, perché “questi ‘danni’ sono perdite previste e deliberate”: come scrive il generale Fabio
Mini su “Repubblica”, 14 maggio 2015).
E noi
invece che cosa vogliamo?
·
una giusta, umana accoglienza dei migranti
·
il rifiuto di fare guerre, mascherate o no
·
smettere di produrre, vendere e comprare
armamenti
Nessun commento:
Posta un commento