La guerra non ci dà pace
la sicurezza armata non ci rassicura
Viviamo in un mondo e in una società sempre più militarizzati, dove il ricorso all'uso della forza per risolvere conflitti ad ogni livello, per riportare "l'ordine", è ritenuto giusto e normale.
L'ossessione della sicurezza, nazionale e internazionale, ha creato e crea continuamente un nemico da temere: il diverso, lo straniero, chi è "altro da noi".
Si organizzano e finanziano spedizioni militari all'estero: i soldati diventano "costruttori di pace", ma ci viene nascosto il costo crescente in vite umane, devastazione delle coscienze e distruzione di risorse di queste "missioni di pace".
Si costruiscono nuove basi militari (come a Vicenza) distruggendo l'ambiente e mettendo a rischio chi ci vive; si investe nella ricerca per la sperimentazione di nuovi strumenti di morte, nella produzione e nel commercio di ogni tipo di armi.
Si militarizzano le nostre frontiere e le coste: i mari diventano cimiteri di centinaia di vite umane senza nome che fuggono da povertà e guerre di cui spesso siamo responsabili.
Si militarizzano le nostre città e le nostre vite: si installano ovunque telecamere che ci controllano, si ricorre all'esercito per rassicurarci, aumenta l'acquisto di armi per difenderci.
Si militarizzano le nostre menti: si diffonde - attraverso parate militari, interventi dell'esercito nelle scuole, l'uso sempre più diffuso di una retorica e un linguaggio nazionalisti e militaristi - una cultura di guerra che ritiene normale, anzi giusto se non "eroico", il ricorso alla armi.
Pensiamo davvero che essere armati significa esser più sicuri?
Siamo proprio convinti che sia meglio spendere risorse ingenti
per armamenti, esercito, spedizioni militari, sistemi di controllo,
piuttosto che per la salute, l'istruzione,
l'educazione alla convivenza e al rispetto reciproco?
Noi siamo stanche di guerra, di morte, di violenza,
di diritti umani calpestati.
Pensiamo che l'uso della violenza e la cultura delle armi siano le più assurde, le più stupide, le più crudeli attività che l'uomo abbia messo in campo nel corso della storia.
Non vogliamo essere complici del militarismo, ovunque si manifesti e in particolare nel nostro paese.
Per questo usciamo in piazza
in NERO, usando il SILENZIO, in modo NONVIOLENTO,
per manifestare la nostra opposizione alla guerra, ad ogni tipo di violenza,
e per esprimere il nostro sostegno a chi si oppone disertando
(come fanno numerosi soldati israeliani e statunitensi),
a chi lotta contro la militarizzazione del territorio
(come molte/i cittadine/i di Vicenza contro la costruzione di una nuova base militare USA),
a chiunque cerchi alternative nonviolente alla guerra,
alla militarizzazione del territorio e delle nostre vite.
Donne in Nero
Padova, 7 aprile 2010
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