Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

15 aprile 2013

Mentre loro sono imprigionati, non possiamo essere liberi


dignità, giustizia e libertà
17 aprile Giornata dei Prigionieri palestinesi


“Ascoltate la mia voce, la voce dei nostri tempi, nonché la vostra voce! 
Liberate voi stessi dell’eccesso avido di potere! 
Non rimanete prigionieri dei campi militari e delle sbarre di ferro
 che hanno serrato le vostre menti!” 



Samer Issawi è uno dei 4812 palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane. E'  in sciopero della fame dal luglio dell'anno scorso. Come lui molti prigionieri stanno lottando per difendere la loro dignità e per migliorare le loro condizioni di vita.

Dal 1967 circa 700.000 palestinesi sono stati imprigionati dallo stato israeliano. Sono stati maltrattati, tenuti in isolamento, negate le cure mediche, ostacolate le visite delle loro famiglie, torturati. Tra loro ci sono donne e minori. Alcuni sono detenuti senza processo o accusa.
Due settimane fa il prigioniero Maysara Abu Hamdiya è morto di cancro all’esofago, senza ricevere alcuna cura, dopo mesi di sofferenze. 

Ogni prigioniero rappresenta un crimine di guerra commesso da Israele.

Samer Issawi rivolge la sua lettera agli intellettuali israeliani, ma in realtà si rivolge a tutti noi. Anni di abusi sono passati in un silenzio assordante dal mondo. I nostri leader hanno stretto alleanze economiche e militari con Israele e garantito la sua impunità.

Il 17 aprile è la Giornata dei Prigionieri palestinesi, un giorno di solidarietà e proteste nonviolente in tutti i Territori palestinesi, un giorno di mobilitazione anche per tutte le persone che vogliono far sentire la voce dei detenuti nelle carceri israeliane e chiedere il rispetto dei loro diritti e del diritto internazionale. Anche noi a Padova - come a Roma, Bologna, Torino, Napoli, Milano - chiediamo DIGNITà, GIUSTIZIA E LIBERTà per i prigionieri palestinesi.


Dalla finestra della mia piccola cella 
io posso veder gli alberi sorridermi,
i tetti riempiti dalla mia gente, 
finestre che piangono e pregano per me. 
Dalla finestra della mia piccola cella,
 io posso vedere la vostra cella più grande 

Samih Al-Qasim, poeta palestinese


Donne in Nero – Associazione per la Pace

      



Padova 17 aprile 2013
piazzetta Garzeria h 18

13 aprile 2013

17 aprile : Giornata del Prigioniero palestinese



DIGNITà, GIUSTIZIA, LIBERTà!


« Luma, la mia figlia maggiore, aveva 9 anni quando sono stato arrestato. Adesso ne ha 10. Dopo il mio arresto ha iniziato a partecipare alle manifestazioni del venerdì nel nostro villaggio. Ogni volta, porta con sé una mia foto, che tiene fra le mani. Gli adulti cercano di stare attenti che non le capiti niente, ma io continuo a  preoccuparmi per la mia piccola ragazza. Vorrei che potesse semplicemente godersi l’infanzia come tutti gli altri bambini, che potesse studiare e giocare con i suoi amici.
Ma attraverso il muro e il filo spinato che ci separano, sento mia figlia lanciarmi un messaggio che dice: “Papà, loro non ci possono fermare. Se ti portano via noi saremo qui a prendere il tuo posto e continueremo la nostra lotta per la giustizia”.
Questo è il messaggio che io oggi voglio mandarvi. Al di là dei muri, del filo spinato e delle sbarre di una prigione che tengono separati palestinesi e israeliani.»
Lettera dal carcere di Abdallah Abu Rahme


La situazione dei prigionieri politici nelle carceri israeliane è molto difficile e rischiosa, a causa delle violazioni dei loro diritti e degli attacchi contro di essi.

I prigionieri stanno lottando per difendere la loro dignità e per migliorare le loro condizioni di vita.

Il 17 aprile è la Giornata dei Prigionieri palestinesi, un giorno di solidarietà e proteste nonviolente di massa in tutti i Territori palestinesi, un giorno di mobilitazione anche per tutte le persone che vogliono far sentire la voce dei detenuti nelle carceri israeliane e chiedere per loro rispetto e dignità, giustizia e libertà.

In Italia ci saranno iniziative a Roma, Bologna, Napoli, Torino, Milano.

A Padova Donne in Nero e Associazione per la Pace saranno in Piazzetta Garzeria mercoledì 17 alle 18 e invitano tutte le persone che hanno a cuore il rispetto dei diritti umani e la giustizia a partecipare. 



03 aprile 2013

UNA VITA DIGNITOSA PER I PRIGIONIERI PALESTINESI MALATI



Maysara è uno dei tanti Maysara detenuti nelle carceri israeliane che soffrono, sono malati, ma non hanno il diritto di essere curati e assistiti. Non lo sono in carcere, che non è attrezzato, non vengono mandati negli ospedali, non è possibile alle famiglie occuparsi di loro, neanche per dargli nella malattia una vita e una morte dignitose.
Per Maysara sarà tardi per poter guarire, ma non sarebbe tardi per lasciarlo morire nelle braccia della sua famiglia e fra i suoi amici. Nel 2002 all'età di 54 anni, pur essendosi sempre proclamato innocente e anche in relazione a fatti precedenti gli accordi di Oslo, è stato incarcerato e condannato a 99 anni e ne ha trascorsi 11 in carcere.
Per più di 7 mesi è stato male, con forti dolori al collo che poi si è gonfiato, ma la direzione del carcere ha sempre ignorato le sue richieste di essere visitato da un medico specialista. Ogni tanto lo visitava il medico del carcere e gli dava antidolorifici. Finalmente 3 mesi fa è stato portato in ospedale, ma non con una ambulanza, ma con un mezzo chiamato Bosta (quello che si usa per trasportare i detenuti). In questo mezzo inadatto ad un malato ha fatto un viaggio di quasi 14 ore. Anche una persona in piena salute si sarebbe ammalata in un tale viaggio. In ospedale hanno scoperto che lui ha un cancro e da quando è stato scoperto fino adesso il detenuto non è stato curato.
L'ultima volta che sua moglie ha potuto andare a trovarlo l'ha visto attraverso un muro di vetro e gli ha parlato tramite un telefono (come vediamo nei film americani). Ci ha poi detto che sembrava uno scheletro, non è riuscita a capire cosa diceva perché ha perso il 95% della sua voce. La moglie è andata via prima che fossero finiti i 20 minuti concessi dalle autorità israeliane.
Ci arrivano poche notizie dal carcere tramite il comitato dei prigionieri palestinesi, ma tutto sul peggioramento delle sue condizioni di salute.
Questa lettera sarà tardiva per salvare la vita di Maysara, ma io lotto, e chiedo anche a voi di lottare, perché non si debbano piangere altre persone che, lentamente, muoiono nelle carceri israeliane private della possibilità di curarsi.
Lotto perché anche in Israele siano rispettate le regole Europee (Raccomandazione R (2006)2 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulle Regole penitenziarie europee) ed italiane, in particolare nella Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati, approvata il 5 dicembre 2012, dove si legge che “Sono salvaguardati il diritto alla salute e l’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, previste nei livelli essenziali e uniformi di assistenza. I servizi disponibili all’interno di ciascun istituto sono indicati nella Carta dei servizi sanitari per i detenuti e gli internati.”

Fidaa Ibrahim Abuhamdieh
nipote di Maysara Abuhamdieh

MAYSARA E' MORTO SOLO E SOFFFERENTE. 
PERCHE' NESSUNO DEBBA PATIRE QUEL CHE HA PATITO LUI, 
CHIEDIAMO GIUSTIZIA E LIBERTA'