Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

23 dicembre 2012

BUON ANNO!


Auguri a tutte e tutti,

- e tutte ne abbiamo bisogno,per non cedere alla tentazione di fermarsi,per continuare ad alzare la voce,per dare voce a chi non riesce a farsi ascoltare -.


Auguri alle Donne in Nero di vivere con passione e speranza,alle donne della Ruta Pacifica che dopo tanti anni di guerra cominciano a intravedere la pace,alle donne dei Balcani che proseguono il loro impegno per la verità e la giustizia,alle donne di Palestina che continuano a vivere nonostante l'occupazione,alle donne di Israele che continuano a vivere nonostante il loro governo,


a tutte le donne a a tutti gli uomini che in ogni luogo si oppongono alla violenza e alla guerra.


Con passione e speranza

Marianita

 

03 dicembre 2012

IL MONDO IN GUERRA - 2011




Mai così tante guerre come nel 2011. E mai così tanti soldi spesi per gli armamenti
Il Conflict Barometer è una pubblicazione annuale ad opera dell’Università di Heidelberg che descrive le recenti tendenze e gli sviluppi per quanto riguarda i conflitti e, più in generale, le situazioni di crisi in corso nel mondo. E’ suddiviso in 5 sezioni (una per ogni macroarea geografica) e offre delle schede dettagliate, corredate da didascalie, in cui sono presentate tutte le guerre accese, concluse e in corso in un determinato anno. L’approccio metodologico consiste nella definizione di conflitto e nella misurazione dell’intensità dello stesso.
Stando all’ultima edizione, nel 2011 sono state registrate 388 situazioni di conflitto armato. Il numero più alto dal secondo dopoguerra ad oggi.

"Dal 2010 al 2011 il numero totale di conflitti è passato da 370 a 388: 18 in più. Particolarmente significativo l’aumento nel numero di guerre: dai 6 casi del 2010 si è passati ai 20 del 2011. Un confronto storico con i dati in possesso dell’Heidelberg Institute, raccolti a partire dal 1945, dimostra che il 2011 è l’anno con il numero più elevato di guerre mai registrato dalla fine del secondo conflitto mondiale. 6 guerre già registrate nel 2010 hanno mantenuto nel 2011 il medesimo livello di gravità: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Sudan, Somalia e Messico. Altre 14 situazioni di conflitto sono esplose ex novo o degenerate in guerre aperte.
….
L’assetto economico è sempre stato decisivo nel contribuire a determinare il grado di conflittualità delle relazioni internazionali, sia per via dei conflitti che riguardano l’accaparramento di risorse strategiche (petrolio, acqua, terra) sia per le acute tensioni che si possono generare nelle relazioni tra creditori e debitori, all’interno del mercato internazionale.
Negli ultimi 50 anni, la condivisione forzata dei bacini ha prodotto 37 conflitti violenti. “Oltre 50 paesi nei prossimi anni potrebbero entrare in dispute violente sulla gestione di laghi, fiumi, dighe e acque sotterranee”. Negli ultimi 5-6 anni, il prezzo reale del cibo è sostanzialmente raddoppiato. L’indice del prezzo mondiale del cibo, pari a 107 nel 1990, è aumentato progressivamente, fino a raggiungere nel febbraio 2011 la vetta di 209.3. A febbraio 2012, l’indice era ancora molto alto (195.2).
... la principale causa degli aumenti di prezzo risiede nella “finanziarizzazione del mercato delle commodities“, ossia nel ruolo giocato dagli speculatori e dai mercati finanziari mondiali nel plasmare le politiche fiscali delle potenze mondiali e, perciò, il panorama macroeconomico dentro al quale ogni economia è costretta a muoversi.
Nel 2011 la spesa militare aggregata a livello globale ha raggiunto i 1.630 miliardi di dollari. [...] Le democrazie nel mondo sono 77, con caratteristiche molto variabili e diversi gradi di rispetto dei diritti umani [...] sono invece 34 i paesi che vivono sotto regimi dichiaratamente autocratici o oligarchici. A cavallo tra i diversi sistemi politici ci sono 43 paesi definiti fragili.
Più di un miliardo di bambini e adolescenti (dati Unicef) vive in scenari di guerra; tra questi, circa 300 milioni hanno meno di 5 anni d’età (2009).
Secondo i dati del Sipri di Stoccolma, la spesa militare aggregata a livello globale ha subito un incremento in termini reali di circa il 26% dal 2007 al 2011, raggiungendo i 1.630 miliardi di dollari, risentendo in modo limitato degli effetti negativi della crisi economico-finanziaria. “La spesa militare globale -evidenzia il rapporto- assorbe circa il 2,7% delle risorse mondiali."

In proposito, è inutile sottolineare che il mercato delle armi è forse l’unico business al mondo che non conosce crisi – droga e traffico di esseri umani a parte. Anche a causa di un (mancato) Trattato sul disarmo auspicato dalle Nazioni Unite ma che non si riesce a firmare. Tanti, troppi gli interessi contrari.


25 novembre 2012

25 novembre -giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Quest'anno come Donne in nero, assieme ad altre associazioni- Amnesty international, Centro Pandora, Padovadonne e varie donne - abbiamo preparato  materiale informativo per le scuole superiori per far conoscere il fenomeno del femminicidio. L'iniziativa ha riscosso successo poichè 16 istituti hanno accolto la nostra richiesta e alcuni sono interessati ad approfondire l'argomento con la nostra collaborazione.
Ier iabbiamo aderito al flash mob, promosso da senoraquando, che ha avuto un buon risultato.

Notizie inquietanti



Italia e Colombia, una relazione pericolosa
 
di Antonio Mazzeo
 
 
A partire dal prossimo anno i militari italiani verranno addestrati nella selva colombiana all’esecuzione di “operazioni speciali”. Ad annunciarlo è stato il ministro della difesa della Colombia, Juan Carlos Pinzón, rientrato a Bogotà dopo un tour in Europa nel corso del quale – lo scorso 5 novembre - ha avuto modo d’incontrare a Roma il ministro-ammiraglio Giampaolo Di Paola. Secondo una nota diffusa dal nostro governo, i due ministri hanno discusso, in particolare, sullo “sviluppo delle relazioni nel settore della Difesa e della collaborazione industriale tra Italia e Colombia”, anche in vista della firma di un accordo quadro di cooperazione fra le rispettive forze armate. Il ministro Pinzón ha rivelato che oltre alle esercitazioni nella selva dei corpi d’élite del paese partner, dal 2013 il personale militare colombiano sarà ospite delle scuole di guerra dello Stato maggiore italiano.
“Si tratta di una notizia di per sé inquietante, tanto più che il ministro colombiano, con l’avallo del governo, è seriamente intenzionato a portare avanti un’amnistia generalizzata per i crimini di lesa umanità perpetrati senza soluzione di continuità dalle forze armate”, ha commentato l’Associazione Nuova Colombia ricordando come nel paese sudamericano è in atto da mezzo secolo un sanguinoso conflitto interno e che le forze militari e di sicurezza si sono macchiate di una lunga serie di crimini e violazioni dei diritti umani. “Pinzón – ha aggiunto l’associazione - afferma di voler offrire le conoscenze e l’esperienza della forza pubblica colombiana a paesi come l’Italia, omettendo di aggiungere che tali conoscenze spaziano dal campo della tortura, quotidianamente praticata nelle carceri colombiane, a quello della corruzione e delle esecuzioni extragiudiziarie…”.
Già da qualche tempo si erano registrati incontri e scambi di cortesia di alti ufficiali e “osservatori” delle forze armate dei due paesi. Quest’anno, a maggio, il Segretariato generale della difesa e dello Stato maggiore dell’esercito aveva ospitato presso il Comando di artiglieria di Bracciano (Roma) una delegazione delle forze armate colombiane guidata dal generale Rubén Darío Alzate Mora. “Ai visitatori sono stati illustrati gli aspetti essenziali del Comando artiglieria e del neo costituito Centro Fires and Targeting e le caratteristiche tecniche di alcuni mezzi da combattimento, mostrati sia in mostra statica che durante una dimostrazione di mobilità tattica presso l’area addestrativa di Castel Giuliano”, si legge in una nota ufficiale dell’esercito italiano.
Il 30 settembre 2009, era stato l’allora sottosegretario alla difesa, on. Guido Crosetto a recarsi in visita in Colombia, accompagnato dal generale Aldo Cinelli (Segretario generale del ministero) e dall’ammiraglio Dino Nascetti (direttore generale degli armamenti navali). Momento clou, l’incontro con il controverso presidente colombiano di allora Álvaro Uribe che, come riportano le cronache del tempo, “non ha tralasciato di inviare un caloroso saluto al signor presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”.
La delegazione italiana venne pure ricevuta dal ministro della difesa Gabriel Silva Lujan e dai capi delle forze armate colombiane. “Nel corso degli incontri sono stati affrontati diversi temi di discussione, tra i quali la sicurezza nel Paese, la prospettiva di collaborazione militare bilaterale, specie nel settore della Marina, di sviluppo dell’industria della Difesa e di intese specifiche in materia di scambio di informazioni ed attività congiunte”, riportava l’ufficio stampa del ministero della difesa italiano. “Il sottosegretario Crosetto – si legge ancora - ha sottolineato con viva soddisfazione la sintonia politica esistente tra i due Governi. Ha inoltre messo in evidenza un possibile ruolo internazionale delle forze armate colombiane in ambito Nato, al fine di trasmettere l’esperienza maturata sul terreno, nel quadro delle operazioni di pace in Afghanistan”.
L’on. Crosetto ha infine espresso il “profondo apprezzamento per l’impegno del Governo colombiano, teso a debellare il narcotraffico e la guerriglia in maniera risoluta e definitiva”, omettendo di ricordare che proprio l’opacità delle classi dirigenti colombiane nella “lotta” agli stupefacenti e alla criminalità organizzata ha minato la credibilità internazionale e la stessa legittimità democratica del paese (diversi analisti hanno definito la Colombia un “narco-stato”). Del tutto ignorati anche il ruolo e le responsabilità del paramilitarismo nell’escalation del narcotraffico e l’impunità assicurata dallo Stato colombiano alle Autodefensas responsabili di efferati crimini contro la popolazione civile, gli oppositori di sinistra e i sindacalisti.
Il riavvicinamento tra Italia e Colombia, prima con l’esecutivo Berlusconi, adesso con il duo Monti - Di Paola, ha consentito al complesso militare industriale italiano di aprirsi un varco nel mercato colombiano. Secondo quanto rivelato dall’Espresso nel maggio 2012 dopo la missione a Roma del generale Rubén Darío Alzate Mora, il consorzio Oto Melara – Iveco ha offerto alle forze armate del paese sudamericano una partita di nuovi mezzi da combattimento 8x8 “Freccia” e di carri Leopard con cannoni da 120 mm e cingolati VCC di proprietà dell’esercito italiano, “non più utilizzati anche se funzionanti”.
Invidiabili gli affari di Selex Sistemi Integrati, azienda elettronica del gruppo Finmeccanica. Secondo quanto riferito dai propri manager, circa l’80% dei sistemi radar operanti nel paese sarebbero stati forniti proprio dalla società italiana. Una presenza che si è ulteriormente rafforzata grazie ai sistemi di radioaiuto alla navigazione della controllata statunitense Selex Sistemi Integrati Inc., che ha venduto i propri apparati alla Colombia a partire dal 1991. Nell’ultimo triennio, Selex ha inoltre ricevuto un contratto del valore di una decina di milioni di euro dalla Unidad Administrativa de Aeronautica Civil de Colombia, per l’ammodernamento dei sistemi radar dell’aeroporto internazionale “El Dorado” di Bogotà e degli scali di Cerro Maco (Bolivar) e Cerro Santana (Cauca). “Il programma – secondo Finmeccanica – ha consentito di gestire un maggior numero di informazioni e di dati scambiati con gli aeromobili, aumentando le prestazioni”. Radar con duplice funzione, civile e militare, quelli installati da Selex, specie quello di Cerro Santana, in grado di controllare il traffico aereo nelle regioni meridionali e occidentali dove è in atto la controffensiva delle forze armate colombiane contro la guerriglia delle Farc. All’inizio del gennaio 2012, proprio questa installazione radar è stata distrutta durante un’azione militare dell’organizzazione guerrigliera.
Due contratti per circa 400 mila euro sono stati assegnati invece nel gennaio 2010 a Telespazio Brasil, una joint venture di Finmeccanica e della francese Thales, per la fornitura di immagini satellitari alle autorità colombiane. Ciò consentirà di effettuare il monitoraggio di un’area di circa 65.000 kmq con l’ausilio dei quattro satelliti radar della costellazione Cosmo-SkyMed, finanziata dall’Agenzia spaziale e dal ministero della difesa italiano.
Anomala “consulente” di fiducia del gruppo Finmeccanica in Colombia è stata sino a qualche tempo fa la modella Debbie Castañeda Rodriguez, agli onori della cronaca dopo la pubblicazione delle intercettazioni effettuate nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli sui presunti ricatti su Silvio Berlusconi di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola.
Originaria di Bogotà, Debbie Castañeda Rodriguez venne eletta Miss Colombia nel 1996. Dopo essere comparsa in alcune telenovelas, nel 2000 esordì su Italia1 con la trasmissione “Tribe Generation”, per transitare l’anno successivo a Canale 5 Italiani e, dal settembre 2003 al gennaio 2004, nel cast di “Torno sabato… e tre” su Raiuno.
“Ho venduto radar della Selex all’aviazione civile colombiana e radar e radioaiuti per il controllo aereo alla Difesa”, ha ammesso la consulente-modella in un’intervista. “Guadagnavo cinquemila euro al mese. Al terzo anno sono diventati diecimila, lordi. Mio zio ha un porto e collabora con la Marina colombiana nell’export di carbone. L’ex presidente della Colombia, Álvaro Uribe è un caro amico di famiglia. Silvio Berlusconi me lo presentò invece mio marito Marco Squatriti. Per me era un mito. Avere buone relazioni internazionali è fondamentale in questo come in ogni mestiere”.
Fu proprio al cavaliere-premier che miss Debbie si rivolse dopo aver ricevuto dal direttore commerciale di Finmeccanica, Paolo Pozzessere, la notizia della revoca del suo contratto di consulenza. “L’ex modella non gradisce”, annotano gli inquirenti di Napoli. “E alle 18,53 del 30 giugno 2011, cinque minuti dopo la telefonata con Pozzessere, la Castañeda chiama Marinella Brambilla, la segretaria personale di Berlusconi…”.
 



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23 novembre 2012

PER NON DIMENTICARE GAZA PER NON DIMENTICARE LA PALESTINA


Giovedì 29 novembre 2012
17.30 davanti al Municipio a Padova

L'offensiva su Gaza ha raggiunto un momento di tregua: questo non deve far calare il silenzio su quello che è accaduto.

Il 29 novembre è stata dichiarata dall'ONU come "giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese". 

Il 29 novembre 2012 l'Autorità Palestinese, nonostante le minacce ricevute, si presenterà all'ONU per chiedere il riconoscimento della Palestina come Stato Osservatore.



Il 29 novembre vogliamo essere presenti in piazza per non dimenticare gli ultimi fatti di Gaza, anche se sono usciti dall'attenzione dei media:

- per ricordare, di fronte ad un sistema di informazione che ci propone un racconto di parte, che i morti palestinesi non sono solo cifre sul bollettino di guerra, ma sono persone; che non sono "terroristi", ma in maggioranza donne, anziani e bambini;

- che fermare la guerra non basta, occorre andare alla radice dei problemi:
        mettere fine all'occupazione dei territori palestinesi;
        rompere l'assedio a Gaza;
        riconoscere a entrambi i popoli il diritto a vivere in pace su quella terra con gli stessi diritti, la stessa dignità e la stessa sicurezza.

Vi aspettiamo!

Assopace Padova con ACS - ARCI - Comunità palestinese - Perilmondo onlus - Donne in nero - Mezza luna rossa palestinese - Assoc. Incontrarci - Agronomi e Forestali S.F.-

16 novembre 2012

CESSATE IL FUOCO A GAZA



APPELLO DI ALCUNI INTERNAZIONALI DA GAZA

Mercoledì, 14 Novembre 2012
Alle 15.35 di oggi Gaza è stata scossa da molteplici attacchi militari israeliani lanciati da droni, elicotteri apaches, caccia F16 e navi militari. Una delle prime persone uccise è stata Ahmed Al Jabari, comandante in capo dell’ala militare di Hamas. Le fazioni palestinesi hanno giurato vendetta e i militanti hanno sparato dozzine di razzi verso Israele. Dopo il primo attacco, le forze aree israeliane hanno condotto più di 50 bombardamenti su tutta la Striscia di Gaza che hanno causato almeno 8 morti, compresi 2 bambini e un neonato. Il Ministro della Salute ha inoltre dichiarato che più di 90 persone sono state ferite.
Cresce il timore che Israele possa lanciare un’offensiva di terra su larga scala, paura alimentata dal lancio di volantini nel Nord della Striscia da parte dell’esercito israeliano che annunciavano un’imminente invasione via terra dell’area.
Israele ha lanciato l’operazione denominata “Pillar of Defence” questo pomeriggio con l’uccisione mirata di Al Jabari la cui macchina è stata bombardata nell’area di Thalatin a Est di Gaza City. Mohammad Al-Hams, la guardia del corpo di Al Jabari che viaggiava con lui in macchina è rimasto gravemente ferito ed è morto poco dopo in ospedale. In seguito a questo attacco, una serie di bombardamenti è stata lanciata in tutta la Striscia di Gaza, colpendo aree abitate a Khan Younis, Tel Al Hawa, Sheikh Zayed Square e At Twan nel nord di Gaza, Al Sabra a Gaza City, Rafah, Beit Lahia, Khuza’a, al Bureij.
Le navi da guerra israeliane sono entrate nel mare di Gaza e si sono posizionate vicino alla costa, sparando verso terra. Verso le ore 20, le forze navali israeliane hanno sparato tra i 12 e i 15 colpi di artiglieria verso la base navale di Hamas a nord ovest del campo rifugiati di Shati a Gaza City.
Si moltiplicano le ipotesi secondo cui l’offensiva si prolungherà per diversi giorni e il Primo Ministro israeliano ha dichiarato che è pronto a espandere l’operazione. In una conferenza stampa tenuta oggi il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato: “le provocazioni che abbiamo subito e il lancio dei razzi verso gli insediamenti nel sud di Israele ci hanno costretto a intraprendere quest’azione. Voglio che sia chiaro che i cittadini israeliani non ne subiranno le conseguenze. L’obiettivo è di fermare i razzi e danneggiare l’organizzazione di Hamas”. Nonostante ciò, la maggior parte delle vittime di questo attacco sono state civili. La popolazione di Gaza si è rifugiata nelle case e il personale della maggior parte delle organizzazioni internazionali è sotto coprifuoco.
Gli ospedali di tutta la Striscia sono stati invasi dalle vittime degli attacchi. Nella conferenza stampa tenuta di fronte all’ospedale Al Shifa, il Dr Mafed El Makha El Makhalalaty, Ministro della Salute, ha spiegato che gli ospedali soffrono delle carenze causate dalla prolungata chiusura della Striscia di Gaza e dal crescente numero di attacchi avvenuti nelle ultime settimane, in cui molti bambini sono stati uccisi. Gli attacchi di oggi hanno lasciato gli ospedali privi di medicine e forniture mediche. Inoltre, ha sollecitato un intervento immediato da parte della comunità internazionale per fermare il massacro.
La stampa araba riporta che gli ospedali nel Sinai sono stati posti in stato di allerta per affrontare l’emergenza e ricevere i feriti di Gaza.
La popolazione terrorizzata di Gaza sta subendo i continui attacchi di droni, bombardamenti, fuoco navale di questa offensiva militare indiscriminata e sproporzionata. Rimane imprigionata all’interno della Striscia di Gaza e costituisce un facile obiettivo nella guerra controllata a distanza. 
Ci rivolgiamo alle persone di coscienza in tutto il mondo perché si oppongano a questa aggressione illecita contro i civili palestinesi.
La comunità internazionale deve intervenire con urgenza per fermare questi violenti attacchi. 
Per maggiori informazioni, contattare:
Adie Mormech +972 (0) 592280943
Gisela Schmidt Martin +972 (0) 592778020 blipfoto.com/GiselaClaire
Joe Catron +972 (0) 595594326
Julie Webb-Pullman +972 (0) 595419421 todayingaza.wordpress.com
Lydia de Leeuw +972 (0) 597478455 asecondglance.wordpress.com
Meri +972(0)598563299
Adriana +972 (0) 597241318 
Siamo un gruppo di internazionali che vivono nella Striscia di Gaza e lavorano negli ambiti del giornalismo, dei diritti umani, dell’educazione, dell’agricoltura. Cerchiamo di difendere e promuovere i diritti della popolazione civile palestinese di fronte all’occupazione israeliana e alle operazioni militari. Oltre ad essere noi stessi testimoni oculari, raccogliamo informazioni dalle nostre reti personali in tutta la Striscia di Gaza, dai media locali, dal personale medico e dalle ONG internazionali presenti a Gaza.
Verifichiamo ciò che divulghiamo e speriamo che i nostri resoconti possano contribuire a rendere più accurata la copertura mediatica della situazione di Gaza.

12 novembre 2012

PER NON DIMENTICARE LA PALESTINA


UNA FINESTRA SULLA  PALESTINA 
 
VOCI, GEOGRAFIE E STORIE DA UN PAESE DIMENTICATO PER APRIRE UNA FINESTRA SULLA CULTURA E LA STORIA PALESTINESE PER RIDARE VOCE E VISIBILITÀ AD UN POPOLO CHE CONTINUA A RESISTERE NEL SILENZIO ASSORDANTE DEI MEDIA E DEI POLITICI
 

Mercoledì 14.11.2012, ore 20.45 sala Fronte del Porto, via Santa Maria Assunta, Padova
ULTIMO APPUNTAMENTO:
  
Tomorrows Land 
documentario dei filmakers bresciani Andrea Paco Mariani e Nicola Zambelli.2011


Gli abitanti di At-Tuwani vivono con l’oppressione e la violenza legalizzata dell’esercito e dei coloni, tacitamente autorizzata dallo Stato di Israele. A poche centinaia di metri dal villaggio, infatti,sorgono insediamenti di coloni che costituiscono il pericolo maggiore per gli abitanti di At Tuwani e dei villaggi limitrofi. Attacchi ed incursioni nei villaggi, avvelenamento del bestiame e delle falde acquifere, pestaggi ed intimidazioni, sono all’ordine del giorno, permesse da una silente impunità legale garantita da Israele a questi gruppi eversivi.  

Tomorrow’s Land sarà presentato dal regista Andrea Paco Mariani.  

LA SERATA E' ORGANIZZATA DA: 
Comunità Palestinese del Veneto, ACS,Agronomi e Forestali Senza Frontiere, Al Quds, ARCI Padova, Associazione per la Pace, Associazione IncontrArci, corti e buoni, Donne in Nero, Perilmondo onlus.  

CON IL PATROCINIO DEL C.D.Q 4 SUD EST - Commissione Cultura 

06 novembre 2012

Storia di Mah Gul, una delle tante donne afghane la cui vita non è migliorata, anzi, dopo 11 anni di guerra per liberarle...


Il mondo non ha tremato
30 ottobre 2012 di Noorjahan Akbar, attivista per i diritti delle donne, corrispondente dall’Afghanistan per «Safeworld»; traduzione di Maria G. Di Rienzo.

Mah Gul era una giovane donna di Herat, in Afghanistan. E’ stata decapitata dalla famiglia di suo marito, nell’ottobre 2012, perché rifiutava di prostituirsi. Aveva vent’anni.

Quando Mah Gul è stata decapitata, nessuno ha acceso una candela.
Nessuno ha pregato per lei. Nessuno l’ha fotografata.
Nessuno ha affisso manifesti con il suo nome e la sua immagine, in città.
Nessuno ha registrato la storia della sua vita, i suoi sogni, la sua felicità, la sua tristezza, il suo sorriso o il modo in cui guardava.
Quando Mah Gul è stata decapitata, nessuno l’ha lodata per la sua integrità, per il suo coraggio, per la sua moralità.
Quando Mah Gul è stata decapitata, i miei amici su Facebook stavano scrivendo dei loro cibi preferiti e dei loro giorni difficili.
Quando Mah Gul è stata decapitata, ragazzi afgani spensierati stavano dicendo “sgualdrina” a una ragazza.
Quando Mah Gul è stata decapitata, i talebani stavano usando donne come scudi umani per portare i loro feriti negli ospedali.
Quando Mah Gul è stata decapitata, stanchi poliziotti afgani stavano fumando una sigaretta in cima alla collina di Maranjan.
Quando Mah Gul è stata decapitata, un poeta scriveva della fragranza delle labbra del suo amore.
Quando Mah Gul è stata decapitata, i giornali discutevano del dibattito presidenziale in America.
Quando Mah Gul è stata decapitata, un soldato in Afghanistan stava scrivendo una lettera al figlio.
Quando Mah Gul è stata decapitata, insegnanti afgani stavano riscrivendo una storia noiosa e storta sulle lavagne.
Quando Mah Gul è stata decapitata, una prostituta di Kabul si appoggiava a un muro freddo, piangendo di fame.
Quando Mah Gul è stata decapitata, la televisione afgana trasmetteva soap-opere provenienti dall’India.
Quando Mah Gul è stata decapitata, il nostro vicino stava ancora picchiando la sua siasar. (1)
Quando Mah Gul è stata decapitata, le donne di Herat stavano appendendo camicie ad asciugare e speravano che, almeno quelle, avrebbero sperimentato della libertà.
Quando Mah Gul è stata decapitata, donne americane praticavano lo yoga per alleviare il loro stress.
Quando Mah Gul è stata decapitata, un “intellettuale” in Afghanistan ha commentato su come le donne indossino sciarpe più piccole, ora, e un mullah locale predicava sulle ragazze operaie che promuovono la prostituzione.
Quando Mah Gul è stata decapitata, Angelina Jolie non l’ha saputo.
Quando Mah Gul è stata decapitata, le nostre scolare non hanno indossato sciarpe nere di lutto per lei.
Quando Mah Gul è stata decapitata, il Presidente era impegnato.
Quando Mah Gul è stata decapitata, il mondo non ha tremato. In ogni parte del mondo, la gente segue la catena di montaggio della propria vita.
Quando Mah Gul è stata decapitata sua madre ha sorriso, perché sua figlia era, alla fine, libera.

(1) siasar: termine per “donna” o “moglie”.

UNA BREVE NOTA
Le traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi articoli – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/.  Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo

03 novembre 2012

7 NOVEMBRE H 17.30 IN PIAZZETTA GARZERIA A PADOVA CONTRO SPESE MILITARI E LOGICA DI GUERRA


ARMI, ILLEGALITÀ E TANGENTI

SENZA ARMI E STRUTTURE MILITARI NON CI SAREBBERO  GUERRE

Nei mesi scorsi denunciavamo che il nostro governo, anche in questo momento di grave crisi economica,  sperpera risorse in spese militari.
Il bilancio delle forze armate nel 2011 è stato di 23 miliardi di euro.
Per la missione in Afghanistan si spendono più di 2 milioni di euro al giorno.
La Difesa aveva preventivato 12 miliardi di euro per l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35. Ci sembrava che la spesa prevista fosse già altissima, invece si è aggiunto un aumento del 60% per cui ciascun F-35 anziché 80 milioni di dollari ne costerà 127: sarà un aumento di spesa di 3 miliardi e 200 milioni di euro.
Il rigore di Monti vale per esodati/e, pensionati/e, studenti, insegnanti, precari/e, ma non per le armi. 
Altra storia di armi. Di recente è stato firmato un accordo tra Italia e Israele che prevede da parte dell'Italia la fornitura di 30 aerei M346, un affare da circa 1 miliardo di dollari che saranno compensati da acquisti italiani dello stesso importo e dello stesso tipo: un satellite spia e due velivoli per la guerra elettronica. Tutto ciò in palese violazione della legge italiana, che vieta la vendita di armi a paesi in guerra e/o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani: Israele occupa militarmente dal 1967 i Territori Palestinesi, ha violato decine e decine di Risoluzioni delle Nazioni Unite, mantiene la Striscia di  Gaza sotto assedio e appena una nave internazionale cerca di portare aiuti umanitari, navi e aerei militari israeliani la attaccano in acque internazionali sequestrando nave, passeggeri e beni trasportati. È già successo tre volte, e l'ultima è di qualche giorno fa.
Gli M346 sono prodotti da Finmeccanica, che è la maggiore azienda italiana nella produzione di armi e proprio in questi giorni a proposito di Finmeccanica stanno venendo alla luce brutte storie di corruzione. Sembra, da quanto si sa delle indagini in corso, che per ogni affare concluso ci sia un 11% che finisce in mazzette e tangenti.

Siamo molto preoccupate di questi fatti, perché se ne parla troppo poco, perché sembra che se ne ignori il peso e l'importanza, sia da parte dell'opinione pubblica che dei mezzi di comunicazione: così le decisioni rimangono soltanto nelle stanze del potere.
Ci opponiamo a scelte che non solo ricadono sulla nostra vita quotidiana, togliendoci risorse, ma ci imprigionano in una società sempre più militarizzata facendoci credere che accettare le armi, l'uso della violenza, la guerra sia un male inevitabile.


La nostra visione è quella di un mondo di pace.
Rifiutiamo di vivere nel terrore delle armi, e rifiutiamo una continua corsa agli armamenti. 
Rifiutiamo che il denaro pubblico - scarso per la scuola, la salute, la previdenza -  venga sprecato in armi e imprese militari.
Vogliamo che le relazioni tra le persone e i popoli siano improntate a democrazia e cooperazione pacifica, per costruire un mondo più sicuro e giusto.




Donne in nero di Padova – 7 novembre 2012

01 novembre 2012


“Non lascerò la musica per combattere i miei fratelli arabi”



121029omarOmar Saad, un giovane musicista di al-Mughar – un villaggio in Galilea – ha ricevuto una lettera di arruolamento nell’esercito israeliano. Sì, perché a differenza degli altri palestinesi, i drusi hanno l’obbligo di prestare il servizio militare (dopo che, nel 1956, la legge sulla coscrizione obbligatoria è stata resa applicabile anche a questa categoria di persone). Recenti ricerche hanno dimostrato che circa i due terzi della popolazione drusa in Israele preferirebbe non prendere le armi, se ne avesse la possibilità. Omar è uno di loro; nella lettera seguente, inviata al ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, spiega le proprie motivazioni

Gentile Ministro della Difesa di Israele,

Io sono Omar Zahr Al-deen Saad, dal villaggio di al-Maghar, Galilea.
Ho ricevuto l’ordine di presentarmi il prossimo 31 ottobre all’ufficio arruolamento dell’esercito, a norma dell’obbligo di coscrizione per la comunità drusa; a proposito di ciò vorrei chiarire alcune cose:

Rifiuto di presentarmi all’ufficio arruolamento perché non accetto la legge che prevede l’arruolamento obbligatorio per la comunità drusa;
Lo rifiuto perché sono un pacifista e odio ogni tipo di violenza e perché credo che questo esercito sia basato sulla violenza fisica e psicologica. Da quando ho ricevuto l’ordine di iniziare le procedure per l’arruolamento la mia vita è cambiata completamente. Sono diventato molto nervoso e con una grande confusione in testa. Mi sono figurato in mente molte situazioni dure e non riesco a immaginarmi con l’uniforme addosso che contribuisco alla repressione che Israele compie verso il popolo palestinese e non combatterò i miei fratelli arabi e le mie sorelle arabe;
Rifiuto di diventare un soldato israeliano o di andarmi ad arruolare, anche in qualsiasi altro esercito, per ragioni morali e nazionaliste;
Odio l’ingiustizia, la disuguaglianza, l’occupazione e odio il razzismo e le restrizioni sulla libertà;
Odio chi arresta bambini, uomini e donne.

Sono un suonatore di viola, ho suonato in molti posti e ho amici musicisti da Ramallah, Gerico, Gerusalemme, Hebron, Nablus, Jenin, Shafa’amr, Elaboun, Roma, Atene, Amman, Beirut, Damasco, Oslo ed tutti noi suoniamo i nostri strumenti per la libertà, umanità e pace. La nostra arma è la musica.

Faccio parte di un gruppo religioso che è stato, e continua a esserlo tutt’ora, oppresso. Quindi… come posso combattere contro la mia famiglia, i miei fratelli e le mie sorelle in Palestina, Siria, Giordania e Libano? Come posso imbracciare un’arma contro i miei fratelli e le mie sorelle in Palestina? Come posso lavorare come soldato al check-point di Qalandiya o in qualsiasi altro posto di blocco? Io sono una di quelle persone che ha subito l’ingiustizia nei check-point e nei posti di blocco. Come posso impedire a un mio fratello di Ramallah di visitare la sua casa a Gerusalemme? Come posso fare la guardia al muro dell’apartheid? Come posso fare da carceriere contro il mio popolo? E so che i detenuti (palestinesi, ndt) nelle carceri israeliane sono combattenti della libertà.

Suono per divertimento, per la libertà e per quella pace giusta che si basa sul fermare gli insediamenti e l’occupazione israeliana della Palestina. Quella pace giusta che si basa sull’istituzione di uno stato palestinese indipendente che abbia Gerusalemme come capitale, sulla scarcerazione dei detenuti e sul il ritorno in patria di tutti i rifugiati.

Molti dei nostri giovani hanno prestato servizio nell’esercito israeliano, ma cosa hanno ottenuto? Sono forse speciali? I nostri villaggi sono quelli più poveri, le nostre terre sono state espropriate e lo sono rimaste tutt’ora; non ci sono mappe strutturate né aree industriali. Il numero di laureati nei nostri villaggi è il più basso della regione e il tasso di disoccupazione tra i più alti.

Per quest’anno ho intenzione di continuare il liceo con la prospettiva di poter andare all’università. Sono certo che lei farà di tutto per fermare la mia umana ambizione, ma l’ho dichiarato a voce alta: “Sono Omar Zahr Al-deen Mohammad Saad, non sarò la benzina che incendierà la sua guerra e non sarò un soldato del vostro esercito”.

Firmato: Omar Saad












21 ottobre 2012

SE OGNUNA/O DI NOI FACESSE LA SUA PARTE...


Mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì 

volava in senso contrario con una goccia d’acqua 

nel becco..

“Cosa credi di fare?” Gli chiese il leone.

“Vado a spegnere l’incendio!” Rispose il piccolo 


volatile.


“Con una goccia d’acqua?” Disse il leone con un 





sogghigno di irrisione.

Ed il colibrì, proseguendo il volo, rispose.. “Io 





faccio la mia parte!!

15 ottobre 2012

PALESTINA: NON DIMENTICARE CHI RESISTE



UNA FINESTRA SULLA PALESTINA

voci, sapori, geografie e storie da un paese dimenticato
per aprire una finestra sulla cultura e la storia palestinese
per ridare voce e visibilità ad un popolo che continua a resistere

Ragazzi di Gaza si allenano nel "parkour", uno sport che consiste nel cercare in tutti i modi possibili
di superare gli ostacoli per andare da un luogo A a un luogo B. Sullo sfondo edifici bombardati dall’esercito israeliano (foto di Giorgio Palmera)


Venerdì 19.10.2012, ore 19.00
sala Polis Nova, via Due Palazzi (Altichiero)
“PALESTINA PER PRINCIPIANTI. Educazione sentimentale di un bassista rockabilly” - documentario di Francesco Merini, 2012
® A seguire CENA MEDIORIENTALE a cura di ACS e corti e buoni  (costo 15 euro; prenotazioni a info@acs-italia.it; attenzione: posti limitati!)
Saranno presenti ISMAIL SOBOH di Nablus, EMAD ASFOUR di Gaza e MADIHA SHESHTAWI di Gerico

Mercoledì 31.10.2012, ore 20.45
sala Fronte del Porto, 
via Santa Maria Assunta, Padova
“JAFFA. LA MECCANICA DELL’ARANCIA” - documentario di EYAL SIVAN, 2009

Mercoledì 7.11.2012, ore 20.45
sala Fronte del Porto, 
via Santa Maria Assunta, Padova
“HEART OF JENIN” – documentario di Lior Geller e Marcus Vetter, 2008

Mercoledì 14.11.2012, ore 20.45
sala Fronte del Porto, 
via Santa Maria Assunta, Padova
“TOMORROW'S LAND” – documentario di Andrea Paco Mariani e Nicola Zambelli, 2011
Presenterà il documentario il regista Andrea Paco Mariani.

quattro serate organizzate da: Comunità Palestinese del Veneto, ACS, Agronomi e Forestali Senza Frontiere, Al Quds,ARCI Padova, Associazione per la Pace, Associazione IncontrArci, corti e buoni, Donne in Nero, Perilmondo onlus    


LE SERATE DEL 31.10, 7.11, 14.11 SONO REALIZZATE
Con il patrocinio del C.d.Q 4 Sud Est - Commissione Cultura



10 ottobre 2012

NO ALLE PRODUZIONI BELLICHE E AI MERCANTI DI MORTE

NO ALLA GUERRA
NO ALLE PRODUZIONI BELLICHE ED AI MERCANTI DI MORTE
NESSUN M346 NÉ ALTRA ARMA DEVE ESSERE DATA AD ISRAELE
L’Italia deve recedere dall’accordo di cooperazione con Israele.
Siano riconosciuti i diritti del popolo palestinese.
Siano garantite Pace e Giustizia per tutti i popoli di quella regione.
Un nuovo apartheid merita una nuova mobilitazione.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE

Sabato 13 Ottobre 2012

presso l’AleniaAermacchi di Venegono-Varese

ritrovo ore 14 in Piazza mercato Via C.Menotti a Venegono Inferiore

Sostenitori della Palestina, pacifisti, antinucleari, tutori dei beni comuni, ambientalisti, oppositori di “grandi opere”e servitù militari, antifascisti, associazioni umanitarie, culturali e sociali, collettivi, reti, lavoratori e rappresentanze sindacali, disoccupati, precari, studenti, tutti uniti in quanto vittime, o dalla parte delle vittime. Troviamoci allora in tanti, arricchiti delle nostre differenze, non violenti, a Venegono davanti ad AleniaAermacchi, così come abbiamo fatto in passato davanti alle basi militari di Comiso, Camp Darby, Vicenza, Solbiate Olona e alle aziende belliche di tutta Italia, così numerose in provincia di Varese.

Per info e adesioni (di associazioni, gruppi e singole persone) invia una mail a: nessunm346xisraele@gmail.com

04 ottobre 2012

Undici anni di guerra


Donne in Nero
movimento internazionale di donne per la pace


AFGHANISTAN
8 OTTOBRE 2001 – 8 OTTOBRE 2012
UNDICI ANNI DI GUERRA

Cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan
pace, disarmo e smilitarizzazione
rispetto della vita, della dignita' e dei diritti umani

L’Italia non avrebbe mai dovuto prendere parte alla guerra in Afhanistan perché lo proibisce l’art. 11 della Costituzione


Con la crisi subiamo il taglio spaventoso della spesa pubblica sociale, ma non di quella militare.

In Italia si spendono per le armi e la guerra:
76 milioni di euro ogni giorno,
3 milioni di euro ogni ora,
50.000 Euro al minuto

Solo per la missione militare in Afghanistan il costo complessivo per il 2012 è di 747 milioni di euro, più euro 23.938,928 al mese per le spese del personale, euro 27.388,466 al mese per le spese di funzionamento (viveri, supporto logistico, ecc) con 4000 soldati e 844 mezzi militari nel teatro di guerra.



DOPO 11 ANNI DI GUERRA

DENUNCIAMO IL FALLIMENTO DI TUTTI GLI OBIETTIVI INIZIALMENTE DICHIARATI: LOTTA AL TERRORISMO, PORTARE DEMOCRAZIA E SICUREZZA,
LIBERARE LE DONNE AFGHANE.

IN REALTA’….

Sono stati uccisi oltre 40.000 civili,i talebani hanno ripreso il controllo dei due terzi del paese,Karzai è stato rieletto con i brogli, il conflitto si è esteso al Pakistan, i signori della guerra e dell’oppio comandano, la povertà colpisce ormai l’80% della popolazione,l’aumento della produzione di oppio è arrivato ormai al 93% di tutto quello prodotto nel mondo, dilaga la corruzione,
La vita delle donne è peggiorata al punto che i suicidi sono aumentati a livelli senza precedenti (donne fra i 18 e i 35 anni si danno fuoco per sottrarsi alla violenza insopportabile del loro destino). Il governo Karzai ha reintrodotto il “Ministero per i Vizi e le Virtù” e ha firmato una legge secondo la quale le donne sciite non possono rifiutare il rapporto sessuale con il marito, non possono andare a scuola, dal medico, al lavoro senza accompagnamento maschile.

Noi Donne in Nero in questi anni abbiamo intrecciato relazioni con Associazioni di donne afghane(RAWA, HAWCA, OPAWC) che sono state una fonte preziosa di testimonianze e ci hanno fatto conoscere la coraggiosa capacità di resistenza non armata delle donne e della popolazione afghana.
Queste donne e le variegate voci della società civile costituiscono la resistenza democratica e nonviolenta del popolo afghano e chiedono il nostro sostegno per ottenere la fine dell’occupazione militare.


Raccogliamo la voce delle donne e della società civile afghana
Chiediamo di

  • METTERE FINE ALLA GUERRA IN AFGHANISTAN
  • RITIRARE LE TRUPE ITALIANE E TUTTE LE TRUPPE
  • TAGLIARE LA SPESA MILITARE
  • NON LASCIARE CHE L’AFGHANISTAN DIVENTI L’ENNESIMA GRANDE BASE MILITARE NATO
  • SOSTENERE LE FORZE DELLA SOCIETA’ CIVILE AFGHANA A PARTIRE DALLE DONNE
  • FAVORIRE LA RICOSTRUZIONE DEL PAESE FUORI DALLE LOGICHE MILITARI



ottobre 2012