Mai
così tante guerre come nel 2011. E mai così tanti soldi spesi per gli armamenti
Il
Conflict Barometer è una pubblicazione annuale ad opera dell’Università di
Heidelberg che descrive le recenti tendenze e gli sviluppi per quanto riguarda
i conflitti e, più in generale, le situazioni di crisi in corso nel mondo. E’
suddiviso in 5 sezioni (una per ogni macroarea geografica) e offre delle schede
dettagliate, corredate da didascalie, in cui sono presentate tutte le guerre
accese, concluse e in corso in un determinato anno. L’approccio metodologico
consiste nella definizione di conflitto e nella misurazione dell’intensità
dello stesso.
Stando
all’ultima edizione, nel 2011 sono state registrate 388 situazioni di conflitto
armato. Il numero più alto dal secondo dopoguerra ad oggi.
"Dal
2010 al 2011 il numero totale di conflitti è passato da 370 a 388: 18 in più.
Particolarmente significativo l’aumento nel numero di guerre: dai 6 casi del
2010 si è passati ai 20 del 2011. Un confronto storico con i dati in possesso
dell’Heidelberg Institute, raccolti a partire dal 1945, dimostra che il 2011 è
l’anno con il numero più elevato di guerre mai registrato dalla fine del
secondo conflitto mondiale. 6 guerre già registrate nel 2010 hanno mantenuto
nel 2011 il medesimo livello di gravità: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Sudan,
Somalia e Messico. Altre 14 situazioni di conflitto sono esplose ex novo o
degenerate in guerre aperte.
….
“L’assetto
economico è sempre stato decisivo nel contribuire a determinare il grado di
conflittualità delle relazioni internazionali, sia per via dei conflitti che
riguardano l’accaparramento di risorse strategiche (petrolio, acqua, terra) sia
per le acute tensioni che si possono generare nelle relazioni tra creditori e
debitori, all’interno del mercato internazionale.
…
Negli
ultimi 50 anni, la condivisione forzata dei bacini ha prodotto 37 conflitti
violenti. “Oltre 50 paesi nei prossimi anni potrebbero entrare in dispute
violente sulla gestione di laghi, fiumi, dighe e acque sotterranee”. Negli
ultimi 5-6 anni, il prezzo reale del cibo è sostanzialmente raddoppiato.
L’indice del prezzo mondiale del cibo, pari a 107 nel 1990, è aumentato
progressivamente, fino a raggiungere nel febbraio 2011 la vetta di 209.3. A
febbraio 2012, l’indice era ancora molto alto (195.2).
... la
principale causa degli aumenti di prezzo risiede nella “finanziarizzazione del
mercato delle commodities“, ossia nel ruolo giocato dagli speculatori e dai
mercati finanziari mondiali nel plasmare le politiche fiscali delle potenze
mondiali e, perciò, il panorama macroeconomico dentro al quale ogni economia è
costretta a muoversi.
…
Nel
2011 la spesa militare aggregata a livello globale ha raggiunto i 1.630
miliardi di dollari. [...] Le democrazie nel mondo sono 77, con caratteristiche
molto variabili e diversi gradi di rispetto dei diritti umani [...] sono invece
34 i paesi che vivono sotto regimi dichiaratamente autocratici o oligarchici. A
cavallo tra i diversi sistemi politici ci sono 43 paesi definiti fragili.
…
Più
di un miliardo di bambini e adolescenti (dati Unicef) vive in scenari di
guerra; tra questi, circa 300 milioni hanno meno di 5 anni d’età (2009).
…
Secondo
i dati del Sipri di Stoccolma, la spesa militare aggregata a livello globale ha
subito un incremento in termini reali di circa il 26% dal 2007 al 2011,
raggiungendo i 1.630 miliardi di dollari, risentendo in modo limitato degli
effetti negativi della crisi economico-finanziaria. “La spesa militare globale
-evidenzia il rapporto- assorbe circa il 2,7% delle risorse mondiali."
In
proposito, è inutile sottolineare che il mercato delle armi è forse l’unico
business al mondo che non conosce crisi – droga e traffico di esseri umani a
parte. Anche a causa di un (mancato) Trattato sul disarmo auspicato dalle
Nazioni Unite ma che non si riesce a firmare. Tanti, troppi gli interessi
contrari.
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