Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

18 gennaio 2018

Una giustizia femminista per rispondere alle molteplici violenze contro le donne




  
domenica 28 GENNAIO alle 10

presso Librati, Libreria delle Donne
(via Barbarigo, 91 – Padova)

Donne in Nero e Centro Pandora

invitano

nell’ambito degli incontri di discussione e riflessione politica organizzati da Lìbrati, a continuare insieme il percorso iniziato su un possibile approccio femminista alla giustizia a partire dal Tribunale delle Donne dei Balcani.
Abbiamo visto che si può parlare di giustizia femminista quando si praticano la politica dell'ascolto, l'etica del prendersi cura e della responsabilità, quando c'è compresenza tra riflessioni teoriche e azioni pratiche concrete.
Così il tribunale delle donne di Sarajevo è riuscito a far diventare storia pubblica, le microstorie personali private; quando le donne rompono il silenzio perché altre donne le ascoltano e le comprendono, si genera un cambiamento anche in chi ascolta inducendo ad assumersi la responsabilità di agire per lottare contro l'ingiustizia.
Vorremmo quindi ora continuare a riflettere insieme e individuare, a partire dalla nostra realtà, quali sono le ingiustizie e le violenze che noi donne subiamo in tutti i momenti della nostra vita, nei rapporti personali, nel mondo del lavoro, nella società in generale e come dar loro voce e risonanza pubblica.

VI ASPETTIAMO

 Per info: donneinnero.padova@gmail.com

BASTA SPESE MILITARI !

CONDIVIDIAMO QUESTO VOLANTINO DELLE DONNE IN NERO DI TORINO


14 gennaio 2018

LIBERTÀ PER AHED TAMIMI, PER TUTTE LE DONNE E I MINORI PALESTINESI RINCHIUSI NELLE CARCERI ISRAELIANE


“Se non ci fosse l’occupazione sarei una giocatrice di football…
Non posso fare progetti a lungo termine perché l’occupazione non me lo permette.”

                                                          Ahed Tamimi

Chi è Ahed Tamimi?
è una ragazza palestinese di 16 anni in isolamento da settimane in centri di detenzione israeliani con l’accusa di aggressione e istigazione alla rivolta. Rischia una condanna di molti anni. Sua madre, Nariman, è detenuta per aver filmato l’incidente.

Cos’ha fatto Ahed?
Quando dei soldati israeliani, armati, di notte, hanno tentato di entrare a casa sua, ha chiesto loro di allontanarsi spingendoli; un soldato l’ha colpita con uno schiaffo violento; Ahed ha reagito schiaffeggiandolo a sua volta. Israele ha diffuso solo quest’ultima immagine che ha girato su tutti i media internazionali.

Perché accade tutto questo?
Ahed appartiene a una famiglia impegnata nella resistenza nonviolenta. Quando aveva 12 anni, un cugino fu ucciso davanti ai suoi occhi durante una manifestazione, colpito alla testa da un lacrimogeno. Un anno dopo, vide i soldati sparare e uccidere uno zio. La scorsa settimana, il cugino Mohammed, 14 anni, è stato colpito al volto da un proiettile di gomma che gli è penetrato nel cranio.
Ciononostante Ahed e la sua famiglia hanno continuato la loro lotta nonviolenta. Una resistenza disarmata all’occupazione israeliana che vari villaggi praticano continuando a marciare e a dimostrare; per questo i soldati israeliani fanno spesso irruzione, soldati armati contro civili disarmati.
Ahed è un simbolo di questa resistenza, una resistenza che Israele combatte duramente. Finalmente è stata arrestata: “Dovrebbe finire i suoi giorni in carcere” ha affermato il Ministro dell’Educazione Naftali Bennett.
Ogni anno finiscono nelle carceri israeliane centinaia di bambini accusati di aver lanciato pietre. Nel 99% dei casi sono dichiarati colpevoli ed incarcerati. E molti sono quelli uccisi: negli ultimi 16 anni l’esercito israeliano ha ucciso in media 11 bambini al mese.



Per chiedere libertà
per Ahed Tamimi 
e tutte le donne e i minori palestinesi 
rinchiusi nelle carceri israeliane
saremo in piazza Cavour a Padova mercoledì 17 gennaio alle 17.30.