Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

24 maggio 2014

PER UN’EUROPA DI PACE : NO ALLA GUERRA IN UCRAINA!



Non possiamo rimanere in silenzio davanti al pericolo di un’altra guerra, stavolta in Ucraina, che potrebbe riaprire lo scontro tra Est e Ovest, tra Russia e NATO.

VENERDì 30 MAGGIO SAREMO IN PIAZZETTA GARZERIA A PADOVA
ALLE 11.30 PER DIRE CHE:

Esigiamo che la NATO, l’Unione Europea, il governo italiano, invece di preoccuparsi per realizzare ad ogni costo accordi nell’interesse geostrategico degli stati più potenti, pongano come loro priorità  i diritti e il futuro della popolazione civile.

Esigiamo che l’Unione Europea, per evitare un’escalation più grande di violenza e guerra in Ucraina, sostenga con forza e decisione tutti coloro che in Ucraina e Russia operano per una soluzione nonviolenta del conflitto.

Denunciamo l’aumento della militarizzazione locale, regionale e mondiale: crescono le spese militari e cresce l’opera di militarizzazione delle coscienze.

Riteniamo inammissibile che, in piena crisi in tutta Europa, si continui ad investire più denaro negli armamenti.



Vogliamo un'Europa libera dalla guerra e dai nazionalismi.

Vogliamo un'Europa lungimirante, capace di disegnare un futuro di pace, di convivenza e di interdipendenza, di sviluppo sostenibile libero dal ricatto dei paesi possessori di fonti fossili.

Vogliamo un'Europa capace di costruire una civiltà libera, equa e pacifica.


Tutte e tutti noi possiamo fare qualcosa contro la guerra:

- sostenendo attivamente le società civili ucraina e russa che rifiutano la soluzione militare del conflitto e sono impegnate per la costruzione di società democratiche, pluralistiche e nonviolente, non oligarchiche, identitarie e fasciste;

- impegnandoci personalmente per una politica di disarmo e di trasformazione  civile delle spese militari.


SVEGLIAMOCI : LA PACE è NELLE NOSTRE MANI

Donne in Nero           Associazione per la Pace

15 maggio 2014

VOCI E AZIONI DI DONNE CONTRO LA GUERRA

Ecco i testi che sono stati letti durante la Marcia "Dalle caserme ai parchi" l'11 maggio a Padova:


2 giugno 2006
Teresa Mattei , partigiana e costituente

"Al momento della votazione per l'articolo 11, cioè quello contro la guerra - "L'Italia ripudia la guerra ", è stato scelto il termine più deciso e forte - tutte le donne che erano lì, ventuno, siamo scese nell'emiciclo e ci siamo strette la mano tutte insieme.
E per questo, quando ora vedo tutti questi mezzucci per giustificare i nostri interventi italiani nelle varie guerre che aborriamo, io mi sento sconvolta perchè penso a quel momento, penso a quelle parole.”….


Washington  1915 :
Jane Addams, presidente della prima organizzazione internazionale pacifista delle donne: Women International League for Peace and Freedom (Wilpf)
Nel 1931 le fu conferito il premio Nobel per la pace.

Il massacro di esseri umani su vasta scala, pianificato e legalizzato, rappresenta in questo momento la somma di tutti i mali.
Come donne, proviamo un senso di rivolta morale contro la crudeltà e la devastazione della guerra.
Tra i punti della nostra risoluzione c’è la limitazione degli armamenti, l’opposizione organizzata al militarismo, l’educazione della gioventù all’idea di pace, l’eliminazione delle cause economiche della guerra, la nomina di una commissione di uomini e donne, per promuovere la pace internazionale.

Per Pace non si intende semplicemente assenza di guerra, ma il dispiegamento di tutta una serie di processi costruttivi e vitali che si rivolgono alla realizzazione di uno sviluppo comune. La Pace non è semplicemente qualcosa su cui tenere congressi e su cui discutere come se fosse un dogma astratto. Essa assomiglia piuttosto ad una marea portatrice di sentimenti morali che sta emergendo sempre di più e che piano piano inghiottirà tutta la superbia della conquista e renderà la guerra impossibile.



L’Aja Olanda 28 Aprile 1915

Per la prima volta nella storia, più di 1000 donne provenienti da 12 paesi dell’Europa e dell’America si riuniscono in un Congresso Internazionale, per opporsi alla 1° Guerra Mondiale in corso. Tra le delegate  all’Aja anche una donna italiana, Rosa Genoni.
Queste donne non chiedevano i diritti politici, non chiedevano di partecipare alla vita politica solo per portare avanti quel modo di fare politica che gli uomini hanno introdotto nel mondo. Desideravano cambiare completamente la politica e contribuire con le loro particolari caratteristiche al compito di realizzare un mondo più equilibrato. Erano fortemente convinte di avere doveri non soltanto verso il loro paese, ma di avere anche responsabilità verso tutta l’umanità. È questo ha dato alle donne dei paesi belligeranti e di quelli neutrali la forza di opporsi a un mondo in armi.


Lettera di una madre russa alla madre di un soldato austriaco prigioniero di guerra
27 settembre 2014

“Devo darle la triste notizia che suo figlio Emilio è spirato oggi nell’ospedale di Kieff. Aveva una ferita pericolosa alla gamba. La gamba fu amputata, ma la cancrena non si è potuta scongiurare.
Mia figlia l’ha assistito fino all’ultimo momento della sua vita. Ha parlato ripetutamente di sua madre. Sono rimasta accanto a lui e gli ho detto parole di sollievo perché anch’io sono madre e ho due figli nell’esercito.
Gli fu impartita l’estrema unzione, ma non sapeva ancora che sarebbe morto. Egli era molto debole. Qualche ora prima di morire mi disse: ‘Devo avere ancora molta pazienza perché mi toccherà soffrire ancora molto tempo’.
Gli ho promesso di scrivere a lei e di mandarle i suoi saluti. Sorrise e guardandomi coi suoi cari occhi soggiunse: ‘ Salutate pure mio padre, i miei fratelli’.
Poco prima di morire si mostrò inquieto, gli sembrava che molti uccelli lo circondassero, gli volassero intorno, poi sopravvenne la morte, tranquilla, dolce. All’ospedale tutti gli volevano bene, le suore, le infermiere, e mia figlia ha pianto amaramente la sua morte. Ah, sì, il vostro dolore è immenso. Aver perduto un figlio così caro e così generoso! Possa riuscirvi di sollievo il pensiero che negli ultimi giorni della vita suo figlio era circondato di affetto e di grandi premure, ch’egli aveva tanto meritato.
E’ un tempo atroce per tutte le madri.


Firenze, marzo 1916

Le donne del contado hanno inscenato una grande manifestazione pacifista. Anche a Parma, Reggio Emilia e Bologna  le donne hanno manifestato per l'insufficienza dei sussidi e il mancato ritorno dalla guerra dei mariti per i lavori agricoli. 

Milano, Aprile 1917

Una vera fiumana di donne è penetrata nei luoghi di lavoro degli uomini. Campi, fabbriche, uffici, ospedali, stazioni, tranvie, banche, botteghe pullulano ormai di impiegate, operaie, commesse.
La guerra ha dato a decine di migliaia di donne lavoro continuo, salari insperati e spesso un'agiatezza che inebbria;
Eppure tante donne sono contro la guerra.
Perché?


15 settembre 1911 dalla rivista  socialista “Su Compagne”

Noi siamo antimilitariste perché la disciplina militare offende la dignità umana ed è contraria al buon senso.
Noi siamo antimilitariste perché c’è sacra la vita umana.
Noi siamo antimilitariste perché i nostri figli noi li abbiamo messi al mondo  e allevati non per farli ammazzare o per farne degli assassini.
E noi diventeremo sempre più antimilitariste e più la nostra propaganda verrà perseguitata, più alta eleveremo la nostra voce di socialiste, di cittadine, di madri.
E nella difficile lotta che spetta ai nostri figli essi avranno il nostro appoggio, il nostro aiuto e il nostro esempio. Le sofferenze e persecuzioni non ci spaventano; noi ci siamo abituate. Il prete ci ha addestrate alla rassegnazione; noi ci rassegneremo… alla necessità della ribellione.
Noi difenderemo la nostra prole, noi difenderemo la vita umana e noi… distruggeremo l’esercito.


Milano, Maggio 1917

Donne venute dalle campagne hanno scagliato sassi contro gli stabilimenti addetti alle produzioni di guerra. Hanno fatto uscire gli operai e continuato a scorrazzare per i quartieri industriali di porta Ticinese e  porta Magenta, reclamando la chiusura degli altri stabilimenti.

Caserta 15 Giugno 1917

La popolazione di S. Gregorio Magno ha chiesto al Parroco di organizzare una processione in onore di san Vito. Il parroco si è rifiutato spiegando che le processioni sono vietate dal decreto del 23 Maggio 1915; ma una folla di circa duemila persone, in gran parte donne, hanno strappato al sagrestano le chiavi della chiesa, si sono impossessate della statua del santo e l'hanno portato in processione invocando la pace e gettando pietre contro i carabinieri, due dei quali sono rimasti feriti.


14 maggio 1905 Dalla rivista “La Favilla”

S’io fossi mamma ed avessi un figlio che dovesse partire per la guerra, ad uccidere esseri umani per il capriccio o l’interesse dei governanti, gli direi:
Figlio mio, fermati! Io ti ho dato la vita perché tu sia buono, utile alla società ed a’ tuoi simili; tu devi consacrarla alle opere di pace, del lavoro e della giustizia, e tu hai l’obbligo di rifiutarti di fare l’assassino; tu non devi essere il combattente che dà o riceve la morte, tu devi essere il pioniere, il precursore, il combattente d’una causa d’amore, di vita, d’umanità…
E se mio figlio, più che ascoltare il mio consiglio, il consiglio del mio cuore di madre, obbedisse inconsciamente al comando de’ macellai di carne umana, mi opporrei alla sua azione vigliacca anche colla forza che mi dà il mio diritto di madre, e gli direi: Non farti assassinare!

Ah! Se io fossi madre…
S’io fossi madre, al nato dalle mie viscere, all’essere da me partorito, alla vita ch’ebbe il sangue delle mie vene, insegnerei ben io ad odiare più fortemente, intensamente, immensamente; gli insegnerei ad odiare, prima di tutto la guerra, la più feroce esplosione della vendetta e della superstizione più brutale; la guerra, la guerra, cioè l’assassinio legalizzato e commesso collettivamente fra popoli e popoli; il duello più infame e perfido, più codardo e vile, più odioso… Sì, io gli insegnerei ad odiare… e ad amare!

S’io fossi madre, a mio figlio ventenne chiamato per andare alla guerra, direi:
-       Rifiutati! Tu non puoi, tu non devi essere un assassino!... La guerra unica – la più santa! – che tu puoi combattere è quella della libertà e del bene! In questa sii soldato coraggioso e volontario, in essa sacrifica la vita ch’io ti diedi…
-       Questo direi a mio figlio, s’io fossi madre!   


Torino, Agosto 1917 

Violente manifestazioni contro la guerra. Ampia ed attiva la partecipazione delle donne. Quasi ogni lunedì, giorno in cui vengono distribuiti i sussidi, vengono segnalate dimostrazioni spontanee di donne che reclamano il ritorno dei congiunti e l'aumento dei sussidi. Dal 1 Dicembre 1916 al 15  Aprile 1917 hanno avuto luogo circa 500 manifestazioni, alle quali hanno partecipato decine e decine di migliaia di donne.

Torino, 21 Agosto 1917

Ottanta panetterie sono state costrette a chiudere. Alcune donne si sono avviate nelle vicine campagne in cerca di pane, ma numerose altre, con i ragazzi, si sono recate sotto al municipio e alla prefettura per protestare. Le autorità si sono preoccupate di far affluire farina in città e sembra che verso mezzogiorno abbiano ripreso a panificare.

Torino, 25 agosto del 1917

Dopo gli scontri tumultuosi e disordinati in varie parti della città la rivolta si è spenta e al termine delle tragiche giornate la folla dei dimostranti conta 35 morti di cui 5 donne.


Inizio e fine 

Dopo ogni guerra
c'è chi deve ripulire.
L'ordine, seppure approssimato,
certo non viene da solo.

C'è chi deve rimuovere le macerie
al bordo delle strade,
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C'è chi deve calarsi
nella mota e nella cenere
tra le molle dei divani letto,
tra le schegge di vetro,
tra gli stracci insanguinati.

C'è chi deve trascinate una trave
per puntellare un muro.
C'è chi rimetterà vetri alla finestra,
e incardinerà le porte.

Fotogenico non è
e richiede anni e anni.
Tutte le telecamere
sono già fuori,
per un'altra guerra.

I ponti riattivare,
e le stazioni rifare.
Ridotte a brandelli le maniche
a furia di rimboccarle.

Uno, con la scopa in mano,
che ancora ricorda come fu.
Uno che ascolta
annuendo col capo superstite sul collo.

Ma, in zona, cominceranno ad aggirarsi
quelli che ne saranno annoiati.

C'è chi andrà ancora
a disseppellire sotto un cespuglio
argomentazioni corrose dalla ruggine
per depositarle sulla pira delle scorie.

Chi sapeva di che si trattò
deve far posto a chi
sa troppo poco.
O meno di poco.
Oppure lo stesso che niente.

Tra l'erba che ha coperto
le cause e gli effetti
dev'esserci qualcuno disteso,
con una spiga tra i denti
a guardare le nuvole.

Wislawa Szymborska




FONTI:
Intervista a Teresa Mattei a Radio Tre Mondo, 2 giugno 2006
Bruna Bianchi, La guerra e la degradazione 
delle donne. Intervista a Jane Addams, aprile 1915,
www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=64393
Giovanna Providenti, Jane Addams. Chicago 1860 – 1935, http://www.enciclopediadelledonne.it
Mirella Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al primo conflitto mondiale (1895-1915), BFS, 2008
Piero Melograni, Storia politica della Grande Guerra (1915-1918), Laterza, Bari 1969
Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi 2012