2 giugno 2006
Teresa Mattei , partigiana e costituente
"Al momento della votazione per l'articolo 11, cioè quello
contro la guerra - "L'Italia ripudia la guerra ", è stato scelto il
termine più deciso e forte - tutte le donne che erano lì, ventuno, siamo scese
nell'emiciclo e ci siamo strette la mano tutte insieme.
E per questo, quando ora vedo tutti questi mezzucci per
giustificare i nostri interventi italiani nelle varie guerre che aborriamo, io
mi sento sconvolta perchè penso a quel momento, penso a quelle parole.”….
Washington 1915 :
Jane
Addams, presidente della prima organizzazione internazionale pacifista delle
donne: Women International League for Peace and Freedom (Wilpf)
Nel
1931 le fu conferito il premio Nobel per la pace.
Il
massacro di esseri umani su vasta scala, pianificato e legalizzato, rappresenta
in questo momento la somma di tutti i mali.
Come
donne, proviamo un senso di rivolta morale contro la crudeltà e la devastazione
della guerra.
Tra i punti della nostra
risoluzione c’è la limitazione degli armamenti, l’opposizione organizzata al
militarismo, l’educazione della gioventù all’idea di pace, l’eliminazione delle
cause economiche della guerra, la nomina di una commissione di uomini e donne,
per promuovere la pace internazionale.
Per
Pace non si intende semplicemente assenza di guerra, ma il dispiegamento di
tutta una serie di processi costruttivi e vitali che si rivolgono alla
realizzazione di uno sviluppo comune. La Pace non è semplicemente qualcosa su
cui tenere congressi e su cui discutere come se fosse un dogma astratto. Essa
assomiglia piuttosto ad una marea portatrice di sentimenti morali che sta emergendo sempre
di più e che piano piano inghiottirà tutta la superbia della conquista e
renderà la guerra impossibile.
L’Aja
Olanda 28 Aprile 1915
Per
la prima volta nella storia, più di 1000 donne provenienti da 12 paesi
dell’Europa e dell’America si riuniscono in un Congresso Internazionale, per
opporsi alla 1° Guerra Mondiale in corso. Tra le delegate all’Aja anche
una donna italiana, Rosa Genoni.
Queste donne non chiedevano i diritti politici, non chiedevano
di partecipare alla vita politica solo per portare avanti quel modo di fare
politica che gli uomini hanno introdotto nel mondo. Desideravano cambiare
completamente la politica e contribuire con le loro particolari caratteristiche
al compito di realizzare un mondo più equilibrato. Erano fortemente convinte di
avere doveri non soltanto verso il loro paese, ma di avere anche responsabilità
verso tutta l’umanità. È questo ha dato alle donne dei paesi belligeranti e di
quelli neutrali la forza di opporsi a un mondo in armi.
Lettera
di una madre russa alla madre di un soldato austriaco prigioniero di guerra
27
settembre 2014
“Devo
darle la triste notizia che suo figlio Emilio è spirato oggi nell’ospedale di
Kieff. Aveva una ferita pericolosa alla gamba. La gamba fu amputata, ma la
cancrena non si è potuta scongiurare.
Mia
figlia l’ha assistito fino all’ultimo momento della sua vita. Ha parlato
ripetutamente di sua madre. Sono rimasta accanto a lui e gli ho detto parole di
sollievo perché anch’io sono madre e ho due figli nell’esercito.
Gli
fu impartita l’estrema unzione, ma non sapeva ancora che sarebbe morto. Egli
era molto debole. Qualche ora prima di morire mi disse: ‘Devo avere ancora
molta pazienza perché mi toccherà soffrire ancora molto tempo’.
Gli
ho promesso di scrivere a lei e di mandarle i suoi saluti. Sorrise e
guardandomi coi suoi cari occhi soggiunse: ‘ Salutate pure mio padre, i miei
fratelli’.
Poco
prima di morire si mostrò inquieto, gli sembrava che molti uccelli lo
circondassero, gli volassero intorno, poi sopravvenne la morte, tranquilla,
dolce. All’ospedale tutti gli volevano bene, le suore, le infermiere, e mia
figlia ha pianto amaramente la sua morte. Ah, sì, il vostro dolore è immenso.
Aver perduto un figlio così caro e così generoso! Possa riuscirvi di sollievo
il pensiero che negli ultimi giorni della vita suo figlio era circondato di
affetto e di grandi premure, ch’egli aveva tanto meritato.
E’
un tempo atroce per tutte le madri.
Firenze, marzo
1916
Le donne del contado hanno inscenato una grande manifestazione
pacifista. Anche a Parma, Reggio Emilia e Bologna le donne hanno manifestato per l'insufficienza dei sussidi e
il mancato ritorno dalla guerra dei mariti per i lavori agricoli.
Milano, Aprile 1917
Una vera fiumana di donne è penetrata nei luoghi di lavoro degli
uomini. Campi, fabbriche, uffici, ospedali, stazioni, tranvie, banche, botteghe
pullulano ormai di impiegate, operaie, commesse.
La guerra ha dato a decine di migliaia di donne lavoro continuo,
salari insperati e spesso un'agiatezza che inebbria;
Eppure tante donne sono contro la guerra.
Perché?
15
settembre 1911 dalla rivista
socialista “Su Compagne”
Noi
siamo antimilitariste perché la disciplina militare offende la dignità umana ed
è contraria al buon senso.
Noi
siamo antimilitariste perché c’è sacra la vita umana.
Noi
siamo antimilitariste perché i nostri figli noi li abbiamo messi al mondo e allevati non per farli ammazzare o
per farne degli assassini.
E
noi diventeremo sempre più antimilitariste e più la nostra propaganda verrà
perseguitata, più alta eleveremo la nostra voce di socialiste, di cittadine, di
madri.
E
nella difficile lotta che spetta ai nostri figli essi avranno il nostro
appoggio, il nostro aiuto e il nostro esempio. Le sofferenze e persecuzioni non
ci spaventano; noi ci siamo abituate. Il prete ci ha addestrate alla
rassegnazione; noi ci rassegneremo… alla necessità della ribellione.
Noi
difenderemo la nostra prole, noi difenderemo la vita umana e noi… distruggeremo
l’esercito.
Milano, Maggio 1917
Donne venute dalle campagne hanno scagliato sassi contro gli
stabilimenti addetti alle produzioni di guerra. Hanno fatto uscire gli operai e
continuato a scorrazzare per i quartieri industriali di porta Ticinese e porta Magenta, reclamando la chiusura
degli altri stabilimenti.
Caserta 15 Giugno 1917
La popolazione di S. Gregorio Magno ha chiesto al Parroco di
organizzare una processione in onore di san Vito. Il parroco si è rifiutato
spiegando che le processioni sono vietate dal decreto del 23 Maggio 1915; ma
una folla di circa duemila persone, in gran parte donne, hanno strappato al
sagrestano le chiavi della chiesa, si sono impossessate della statua del santo e
l'hanno portato in processione invocando la pace e gettando pietre contro i
carabinieri, due dei quali sono rimasti feriti.
14
maggio 1905 Dalla rivista “La Favilla”
S’io
fossi mamma ed avessi un figlio che dovesse partire per la guerra, ad uccidere
esseri umani per il capriccio o l’interesse dei governanti, gli direi:
Figlio
mio, fermati! Io ti ho dato la vita perché tu sia buono, utile alla società ed
a’ tuoi simili; tu devi consacrarla alle opere di pace, del lavoro e della
giustizia, e tu hai l’obbligo di rifiutarti di fare l’assassino; tu non devi
essere il combattente che dà o riceve la morte, tu devi essere il pioniere, il
precursore, il combattente d’una causa d’amore, di vita, d’umanità…
E
se mio figlio, più che ascoltare il mio consiglio, il consiglio del mio cuore
di madre, obbedisse inconsciamente al comando de’ macellai di carne umana, mi
opporrei alla sua azione vigliacca anche colla forza che mi dà il mio diritto
di madre, e gli direi: Non farti assassinare!
Ah! Se io fossi madre…
S’io fossi madre, al nato
dalle mie viscere, all’essere da me partorito, alla vita ch’ebbe il sangue
delle mie vene, insegnerei ben io ad odiare più fortemente, intensamente,
immensamente; gli insegnerei ad odiare, prima di tutto la guerra, la più feroce
esplosione della vendetta e della superstizione più brutale; la guerra, la
guerra, cioè l’assassinio legalizzato e commesso collettivamente fra popoli e
popoli; il duello più infame e perfido, più codardo e vile, più odioso… Sì, io
gli insegnerei ad odiare… e ad amare!
S’io fossi madre, a mio
figlio ventenne chiamato per andare alla guerra, direi:
-
Rifiutati! Tu non puoi,
tu non devi essere un assassino!... La guerra unica – la più santa! – che tu
puoi combattere è quella della libertà e del bene! In questa sii soldato
coraggioso e volontario, in essa sacrifica la vita ch’io ti diedi…
-
Questo direi a mio
figlio, s’io fossi madre!
Torino, Agosto 1917
Violente manifestazioni contro la guerra. Ampia ed attiva la partecipazione
delle donne. Quasi ogni lunedì, giorno in cui vengono distribuiti i sussidi,
vengono segnalate dimostrazioni spontanee di donne che reclamano il ritorno dei
congiunti e l'aumento dei sussidi. Dal 1 Dicembre 1916 al 15 Aprile 1917 hanno avuto luogo circa 500
manifestazioni, alle quali hanno partecipato decine e decine di migliaia di
donne.
Torino, 21 Agosto 1917
Ottanta panetterie sono state costrette a chiudere. Alcune donne
si sono avviate nelle vicine campagne in cerca di pane, ma numerose altre, con
i ragazzi, si sono recate sotto al municipio e alla prefettura per protestare.
Le autorità si sono preoccupate di far affluire farina in città e sembra che
verso mezzogiorno abbiano ripreso a panificare.
Torino, 25 agosto del 1917
Dopo gli scontri tumultuosi e disordinati in varie parti della
città la rivolta si è spenta e al termine delle tragiche giornate la folla dei
dimostranti conta 35 morti di cui 5 donne.
Inizio e fine
Dopo ogni
guerra
c'è chi
deve ripulire.
L'ordine,
seppure approssimato,
certo non
viene da solo.
C'è chi
deve rimuovere le macerie
al bordo
delle strade,
per far
passare
i carri
pieni di cadaveri.
C'è chi
deve calarsi
nella
mota e nella cenere
tra le
molle dei divani letto,
tra le
schegge di vetro,
tra gli
stracci insanguinati.
C'è chi
deve trascinate una trave
per puntellare
un muro.
C'è chi
rimetterà vetri alla finestra,
e
incardinerà le porte.
Fotogenico
non è
e
richiede anni e anni.
Tutte le
telecamere
sono già
fuori,
per
un'altra guerra.
I ponti
riattivare,
e le
stazioni rifare.
Ridotte a
brandelli le maniche
a furia
di rimboccarle.
Uno, con
la scopa in mano,
che
ancora ricorda come fu.
Uno che
ascolta
annuendo
col capo superstite sul collo.
Ma, in
zona, cominceranno ad aggirarsi
quelli
che ne saranno annoiati.
C'è chi
andrà ancora
a
disseppellire sotto un cespuglio
argomentazioni
corrose dalla ruggine
per
depositarle sulla pira delle scorie.
Chi
sapeva di che si trattò
deve far
posto a chi
sa troppo
poco.
O meno di
poco.
Oppure lo
stesso che niente.
Tra
l'erba che ha coperto
le cause
e gli effetti
dev'esserci
qualcuno disteso,
con una
spiga tra i denti
a
guardare le nuvole.
Wislawa Szymborska
FONTI:
Intervista
a Teresa Mattei a Radio Tre Mondo, 2 giugno 2006
Bruna
Bianchi, La guerra e la degradazione
delle donne. Intervista a Jane Addams,
aprile 1915,
www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=64393
Giovanna Providenti,
Jane Addams. Chicago 1860 – 1935, http://www.enciclopediadelledonne.it
Mirella
Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al primo conflitto
mondiale (1895-1915),
BFS, 2008
Piero
Melograni, Storia politica della Grande Guerra (1915-1918), Laterza, Bari 1969
Wislawa
Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi 2012
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