ARMI, ILLEGALITÀ E TANGENTI
SENZA ARMI E STRUTTURE
MILITARI NON CI SAREBBERO GUERRE
Nei mesi scorsi denunciavamo che il nostro governo,
anche in questo momento di grave crisi economica, sperpera risorse in spese militari.
Il bilancio delle forze armate nel 2011 è stato di 23
miliardi di euro.
Per la missione in Afghanistan si spendono più di 2
milioni di euro al giorno.
La Difesa aveva preventivato 12 miliardi di euro per
l’acquisto di 90 cacciabombardieri F35. Ci sembrava che la spesa prevista fosse già altissima,
invece si è aggiunto un aumento del 60% per cui ciascun F-35 anziché 80 milioni di dollari
ne costerà 127: sarà un aumento di spesa di 3 miliardi e 200 milioni di euro.
Il rigore di Monti vale
per esodati/e, pensionati/e, studenti, insegnanti, precari/e, ma non per le
armi.
Altra
storia di armi. Di
recente è stato firmato un accordo tra Italia e Israele che prevede da parte
dell'Italia la fornitura di 30 aerei M346, un affare da circa 1 miliardo di
dollari che saranno compensati da acquisti italiani dello stesso importo e
dello stesso tipo: un satellite spia e due velivoli per la guerra elettronica.
Tutto ciò in palese violazione della legge italiana, che vieta la vendita di armi a
paesi in guerra e/o responsabili di gravi violazioni dei diritti umani: Israele
occupa militarmente dal 1967 i Territori Palestinesi, ha violato decine e
decine di Risoluzioni delle Nazioni Unite, mantiene la Striscia di Gaza sotto assedio e appena una nave
internazionale cerca di portare aiuti umanitari, navi e aerei militari
israeliani la attaccano in acque internazionali sequestrando nave, passeggeri e
beni trasportati. È già successo tre volte, e l'ultima è di qualche giorno fa.
Gli M346 sono prodotti da Finmeccanica, che è la maggiore
azienda italiana nella produzione di armi e proprio in questi giorni a
proposito di Finmeccanica stanno venendo alla luce brutte storie di corruzione. Sembra, da quanto si sa delle
indagini in corso, che per ogni affare concluso ci sia un 11% che finisce in
mazzette e tangenti.
Siamo
molto preoccupate di questi fatti, perché se ne parla troppo poco, perché
sembra che se ne ignori il peso e l'importanza, sia da parte dell'opinione
pubblica che dei mezzi di comunicazione: così le decisioni rimangono soltanto
nelle stanze del potere.
Ci opponiamo a scelte che non solo ricadono sulla
nostra vita quotidiana, togliendoci risorse, ma ci imprigionano in una società
sempre più militarizzata facendoci credere che accettare le armi, l'uso della
violenza, la guerra sia un male inevitabile.
La nostra visione è quella di un mondo di pace.
Rifiutiamo di vivere nel terrore delle armi, e
rifiutiamo una continua corsa agli armamenti.
Rifiutiamo che il denaro pubblico - scarso per
la scuola, la salute, la previdenza -
venga sprecato in armi e imprese militari.
Vogliamo che le relazioni tra le persone e i
popoli siano improntate a democrazia e cooperazione pacifica, per costruire
un mondo più sicuro e giusto.
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Donne in nero di Padova – 7
novembre 2012
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