Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

03 aprile 2013

UNA VITA DIGNITOSA PER I PRIGIONIERI PALESTINESI MALATI



Maysara è uno dei tanti Maysara detenuti nelle carceri israeliane che soffrono, sono malati, ma non hanno il diritto di essere curati e assistiti. Non lo sono in carcere, che non è attrezzato, non vengono mandati negli ospedali, non è possibile alle famiglie occuparsi di loro, neanche per dargli nella malattia una vita e una morte dignitose.
Per Maysara sarà tardi per poter guarire, ma non sarebbe tardi per lasciarlo morire nelle braccia della sua famiglia e fra i suoi amici. Nel 2002 all'età di 54 anni, pur essendosi sempre proclamato innocente e anche in relazione a fatti precedenti gli accordi di Oslo, è stato incarcerato e condannato a 99 anni e ne ha trascorsi 11 in carcere.
Per più di 7 mesi è stato male, con forti dolori al collo che poi si è gonfiato, ma la direzione del carcere ha sempre ignorato le sue richieste di essere visitato da un medico specialista. Ogni tanto lo visitava il medico del carcere e gli dava antidolorifici. Finalmente 3 mesi fa è stato portato in ospedale, ma non con una ambulanza, ma con un mezzo chiamato Bosta (quello che si usa per trasportare i detenuti). In questo mezzo inadatto ad un malato ha fatto un viaggio di quasi 14 ore. Anche una persona in piena salute si sarebbe ammalata in un tale viaggio. In ospedale hanno scoperto che lui ha un cancro e da quando è stato scoperto fino adesso il detenuto non è stato curato.
L'ultima volta che sua moglie ha potuto andare a trovarlo l'ha visto attraverso un muro di vetro e gli ha parlato tramite un telefono (come vediamo nei film americani). Ci ha poi detto che sembrava uno scheletro, non è riuscita a capire cosa diceva perché ha perso il 95% della sua voce. La moglie è andata via prima che fossero finiti i 20 minuti concessi dalle autorità israeliane.
Ci arrivano poche notizie dal carcere tramite il comitato dei prigionieri palestinesi, ma tutto sul peggioramento delle sue condizioni di salute.
Questa lettera sarà tardiva per salvare la vita di Maysara, ma io lotto, e chiedo anche a voi di lottare, perché non si debbano piangere altre persone che, lentamente, muoiono nelle carceri israeliane private della possibilità di curarsi.
Lotto perché anche in Israele siano rispettate le regole Europee (Raccomandazione R (2006)2 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulle Regole penitenziarie europee) ed italiane, in particolare nella Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati, approvata il 5 dicembre 2012, dove si legge che “Sono salvaguardati il diritto alla salute e l’erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, previste nei livelli essenziali e uniformi di assistenza. I servizi disponibili all’interno di ciascun istituto sono indicati nella Carta dei servizi sanitari per i detenuti e gli internati.”

Fidaa Ibrahim Abuhamdieh
nipote di Maysara Abuhamdieh

MAYSARA E' MORTO SOLO E SOFFFERENTE. 
PERCHE' NESSUNO DEBBA PATIRE QUEL CHE HA PATITO LUI, 
CHIEDIAMO GIUSTIZIA E LIBERTA'

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