Siamo profondamente colpite dai gravissimi fatti avvenuti
a Gaza il 30 marzo, quando l’esercito israeliano ha sparato su
una folla disarmata - con donne e bambini - che manifestava per il diritto al
ritorno dei profughi palestinesi, per i diritti fondamentali, la dignità e la
libertà del popolo palestinese. Il 30 marzo è
una data che i palestinesi non dimenticano: 42 anni fa, il 30 marzo 1976, la
polizia israeliana represse proteste di cittadini palestinesi contro la
confisca di terre in Galilea destinate alla costruzione di insediamenti
ebraici. 9 manifestanti vennero uccisi e centinaia furono feriti e arrestati.
Da allora ogni anno è commemorata tale data come “Giornata della Terra
palestinese”.
Il 30 marzo di quest’anno 18 manifestanti sono stati
uccisi e più di 2000 feriti dai tiratori
scelti israeliani in aperta violazione del diritto internazionale che vieta
l’uso di armi contro civili disarmati. Il 6 aprile altre 7 vittime e centinaia
di feriti.
Siamo indignate dalla superficialità e poca
obiettività dei mezzi di informazione e dal silenzio complice dei nostri
politici.
Vogliamo ricordare che:
- questa grande manifestazione pacifica è il
risultato dell’attività di movimenti di base e non di movimenti estremisti come
riportato da molti mezzi di informazione;
- per condurre la sua aggressione violenta
l’esercito israeliano ha schierato 100 tiratori scelti, nonché mezzi altamente
tecnologici, inclusi i droni;
- le vittime si trovavano tutte all’interno del
territorio palestinese;
- Gaza è sottoposta ad un assedio più che
decennale, che ha portato la popolazione a vivere in una prigione a cielo
aperto in condizioni ormai inaccettabili, come denunciato da molte associazioni
per i diritti umani, tra cui Amnesty International e l’israeliana B’tselem (che
ha invitato i soldati israeliani a disobbedire agli ordini);
- l’occupazione militare israeliana dei territori
palestinesi avviene in violazione di molte leggi internazionali e senza tenere
in alcun conto le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite.
“Nessuno sforzo propagandistico al mondo, per quanto bieco o ingegnoso,
riuscirebbe a far marciare volontariamente migliaia di persone verso il confine
della loro prigione a cielo aperto, sapendo benissimo che ci sono centinaia di soldati senza scrupoli che aspettano
dall’altra parte, pronti a premere il grilletto in qualsiasi momento.
Solo una cosa può spingere la gente a fare
una cosa del genere: la disperazione, la sensazione di non avere niente da
perdere. E questo corrisponde esattamente a ciò che è oggi la vita a Gaza, dopo
decenni di occupazione e assedio: un vero e proprio inferno”. (Ahmed Masoud, scrittore)
La marcia continua, si
concluderà il 15 maggio, in occasione
del 70° anniversario della fondazione dello Stato di Israele nel 1948 e della
Nakba, la “catastrofe” durante la quale centinaia di migliaia di palestinesi
furono espulsi o costretti a fuggire dalla loro terra.
Il silenzio ci rende complici.
Per questo saremo
all'inizio di via Roma (Canton del Gallo) a Padova giovedì 12 aprile alle 18,
per far conoscere
e sostenere
le azioni di resistenza palestinese nonviolenta
e le
manifestazioni di dissenso dall’interno di Israele.
DONNE IN NERO
donneinnero.padova@gmail.com
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