Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

22 marzo 2010

Alcuni esempi di comunicazione per favorire il boicottaggio

All'attenzione del Rettore dell'Università di Padova

e per conoscenza ai Direttori dei Dipartimenti


 

Sottoponiamo alla Sua attenzione la Campagna Internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni su Israele (BDS), proposta alla comunità internazionale dalla
società civile e dai sindacati palestinesi e sostenuta da persone e associazioni di tutto il mondo, Israele incluso, vista l'inefficacia delle risoluzioni ONU che dal 1948 condannano le politiche coloniali e discriminatorie di Israele e il fallimento di tutti i tentativi della comunità internazionale di ristabilire giustizia tramite processi e accordi di pace.


 

Invitiamo Lei e tutto il corpo accademico a considerare l'aspetto dei boicottaggio culturale, che accompagna il boicottaggio economico e commerciale, superando il pregiudizio che vede il boicottaggio come una pratica violenta o discriminatoria e recuperando, invece, il valore della non-collaborazione come strategia gandhiana di liberazione dai vincoli che ci legano all'ingiustizia.


 

Aderire alla campagna di boicottaggio culturale significa non avvallare le scelte del governo israeliano che utilizza il mondo universitario, i film, le opere letterarie, il turismo ecc. per creare ogni tipo di alleanza tra lo Stato di Israele e i paesi occidentali, al fine di creare consenso all'attuale politica del governo israeliano e promuovere l'immagine di un paese normale, felice, che sostituisca quella di una potenza occupante aggressiva che continua a a calpestare i diritti dei Palestinesi con l'occupazione, la distruzione delle vite e delle risorse per vivere, gli insediamenti illegali, il muro di separazione costruito sottraendo terra, e inoltre in Israele proibisce ai partiti arabi israeliani di partecipare alle elezioni e incarcera i giovani obiettori di coscienza che rifiutano il servizio militare. In questo contesto risulta particolarmente grave la partecipazione di atenei e centri di ricerca israeliani a produzioni belliche e politiche di occupazione militare.


 

Nella convinzione che la cultura debba avere un senso morale e una prospettiva etica, ci rivolgiamo a Lei affinché anche il mondo accademico, assieme agli scrittori, agli artisti e alla comunità internazionale, faccia pressione su Israele perché metta fine all'occupazione dei Territori Palestinesi, che dura da 43 anni, e all'assedio della Striscia di Gaza, colpita lo scorso anno dall'operazione "Piombo fuso" che causò 1400 morti palestinesi di cui un terzo bambini (e 13 morti israeliani); tuttora Gaza resta la prigione a cielo aperta più grande del mondo con 1.500.000 abitanti a cui viene negato ogni diritto, persino l'arrivo degli aiuti umanitari.


 

Boicottare l'occupazione militare, la politica discriminatoria e repressiva dello Stato di Israele:

- non significa boicottare gli Israeliani e men che meno gli Ebrei,

- non significa interrompere collaborazioni individuali di ricerca né ritirare il sostegno alle lotte individuali contro le politiche di Israele,

- non significa essere antisemita,

ma

- significa partecipare a una campagna antirazzista fondata sull'ideale dell'uguaglianza di tutti gli esseri umani,

- rompere la complicità con l'oppressione e ribadire che nessun popolo e nessuno stato ha diritto all'impunità di fronte a gravi e ripetute violazioni dei diritti umani (si veda la relazione del giudice sudafricano Richard Goldstone, incaricato dal Consiglio per i Diritti Umani, contenuta in un rapporto approvato alla fine dello scorso anno dall'ONU).


 

Quando gli universitari, gli scrittori, gli artisti cesseranno di collaborare alla strategia del governo israeliano che utilizza la cultura per nascondere quel che accade dall'altro lato del muro di cemento e denunceranno l'occupazione dei Territori Palestinesi e la discriminazione dei Palestinesi, allora gli Israeliani forse finalmente cominceranno a comprendere che questi muri sono un rischio anche per loro e che devono cadere.


 

In questa ottica ci permettiamo di sottoporre alla Sua attenzione anche l'iniziativa nazionale di accademici italiani per il diritto allo studio del popolo palestinese che esorta i docenti italiani ad avviare relazioni privilegiate con le università in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est (v. allegato).


 

La invitiamo a diffondere gentilmente questa comunicazione a tutto il personale docente


 

Cordiali saluti


 

Coordinamento padovano per la Campagna BDS


 

Padova, 22 marzo 2010


 


 

Per adesioni e informazioni: Giuliana Ortolan – Donne in Nero: orvivia@gmail.com Gianna Benucci – Associazione per la Pace: giovannabenucci@tin.it


 

Lettera aperta ai docenti universitari italiani sulla discriminazione universitaria e culturale del popolo palestinese.

Pisa, 5 marzo 2010


 

Cari colleghi,

siamo un gruppo di docenti universitari e ricercatori italiani particolarmente sensibili alla situazione universitaria e scolastica del popolo palestinese, sia nei Territori occupati (Gaza e Cisgiordania), sia all'interno dello Stato israeliano, in particolare in Galilea, dove vivono oltre un milione di "arabi-israeliani". Per esperienza diretta e sulla base di ricerche effettuate da centri studi palestinesi e israeliani possiamo denunciare gravi violazioni del diritto all'istruzione, della libertà di insegnamento e della libertà di pensiero del popolo palestinese. Poiché l'Italia nel 2009 è diventata primo partner europeo nella ricerca scientifica e tecnologica dello Stato di Israele, responsabile delle violazioni di cui sopra, riteniamo necessario che la comunità accademica italiana prenda coscienza delle discriminazioni in atto.

Il livello culturale e scientifico nelle 11 università palestinesi è stato fortemente condizionato dall'occupazione e dalle restrizioni alla mobilità di docenti e studenti, in violazione della IV Convenzione di Ginevra. Dopo la chiusura di scuole e università palestinesi da parte del governo israeliano durante la Prima Intifada (1987-93), gli accordi di Oslo hanno consentito la creazione di un Ministero dell'Istruzione dell'Autorità Nazionale Palestinese, ma le violazioni da parte dell'esercito israeliano sono continuate. In termini di perdita di vite umane, dall'ottobre 2000 al giugno 2008, 658 studenti sono stati uccisi, 4852 feriti (di cui 3607 minorenni) e 738 imprigionati. Tra i docenti, 37 sono stati uccisi, 55 feriti e 190 detenuti. Nello stesso periodo il danno totale alle università (edifici, attrezzature ecc.) a causa delle invasioni israeliane ammonta a 7.888.133 USD, mentre per le scuole il danno è di 2.298.389 USD. Tutto questo comporta una bassa percentuale di studenti iscritti e una scarsa presenza di docenti. A Gaza, in particolare, la situazione è drammatica: il 50% degli studenti è assente e lo è anche il 40% dei docenti. Qui durante l'operazione militare Piombo Fuso (dicembre 2008 – gennaio 2009) l'aviazione israeliana ha bombardato, distruggendo o danneggiando gravemente, 280 scuole/asili e 16 edifici universitari. In pochi giorni sono stati uccisi 164 studenti e 12 docenti.

La privazione della libertà di movimento di studenti e docenti palestinesi è inoltre una violazione del diritto allo studio e all'attività accademica. I check-point militari che costellano la Cisgiordania rendono difficile raggiungere scuole e università, e nei periodi in cui si svolgono esami scolastici e universitari i controlli si fanno particolarmente severi. A Gaza invece è l'assedio a impedire l'entrata e l'uscita dalla striscia di docenti palestinesi che volessero svolgere attività di ricerca presso università estere, di docenti stranieri che volessero visitare le università di Gaza, e degli oltre 1000 studenti che ogni anno fanno domanda per studiare all'estero. E non dovrebbero essere dimenticati i casi di discriminazione degli studenti arabi da parte di università israeliane, ampiamente denunciati da rappresentanze studentesche e sindacati di docenti palestinesi ma anche da organizzazioni israeliane per i diritti umani. Più generalmente, le principali istituzioni accademiche israeliane non hanno assunto una posizione critica o neutrale nel conflitto e rivendicano anzi il sostegno della ricerca scientifica alle istituzioni governative e militari israeliane, giungendo persino a tollerare il riconoscimento dello status di "centro universitario" al College di Ariel, situato in un insediamento illegale nei territori occupati. Consigliamo la lettura del dossier curato da Uri Y. Keller, Academic boycott of Israel and the complicity of Israeli academic institutions in the occupation of Palestinian territories.

La prospettiva che si fa sempre più probabile è un vero e proprio etnocidio del popolo palestinese ed arabo-israeliano: le nuove generazioni sono esposte ad una radicale perdita della conoscenza della propria storia e della propria identità culturale e linguistica.

Che cosa intendiamo fare e vi stiamo proponendo? Vorremmo anzitutto chiedervi di rispondere positivamente a questa nostra "Lettera aperta" e di aderire al nostro progetto di intervento a favore delle università palestinesi. Una volta ottenuto un numero sufficiente di adesioni al nostro documento vorremmo organizzare dei seminari in sedi universitarie italiane con la presenza di docenti universitari italiani, palestinesi e israeliani. L'obiettivo sarebbe l'individuazione e l'impostazione degli strumenti di intervento concreto a favore delle università e delle nuove generazioni di studenti e studiosi palestinesi e arabo-israeliani. Molto utile potrebbe essere la firma di convenzioni di cooperazione culturale, scientifica e didattica fra atenei e istituti di ricerca italiani e quelli palestinesi. Un ulteriore passo avanti potrebbe essere l'organizzazione di un primo convegno nazionale su questi temi, con la collaborazione di istituzioni nazionali e internazionali, non solo accademiche, disposte a sostenere il nostro progetto: aiutare le nuove generazioni palestinesi a raggiungere in assoluta autonomia un buon livello di scolarizzazione e acculturazione universitaria nonostante l'occupazione, l'assedio e la repressione in corso.


 

FIRME DEI PROPONENTI

Danilo Zolo (Jura Gentium, Università di Firenze)

Angelo Baracca (Facoltà di Scienze MFN, Università di Firenze)

Giorgio Gallo (Facoltà di Scienze MFN, Università di Pisa)

Giorgio Forti (Facoltà di Scienze MFN, Università di Milano)

Martina Pignatti Morano (docente di Scienze per la Pace, Università di Pisa)


 

Per ulteriori informazioni: http://dirittostudiopalestina.wordpress.com/

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