La guerra continua, continuano le stragi. Non una voce si leva nelle
istituzioni a chiedere pace, smilitarizzazione, disarmo; non una voce si leva
nelle istituzioni a chiedere di tornare al rispetto dell'articolo 11 della
Costituzione della Repubblica che ripudia la guerra.
Da chi ci governa le vittime dell'orrore in fuga dalle guerre, dalle
dittature, dalla schiavitù e dalla fame sono considerate meno che persone, calpestate
e maltrattate. Con i carnefici invece si fanno buoni affari, li si arma sempre
più.
Come
cittadine di questo paese e come donne
impegnate contro guerre e militarismi seguiamo con crescente preoccupazione l’aggravarsi della partecipazione
dell’Italia alle prospettive belliche volute da troppe potenze mondiali.
Riteniamo perciò nostro diritto e dovere seguire con la massima attenzione le
scelte del Governo italiano, e aggiornare di
continuo le notizie che diffondiamo e che danno informazioni sempre più gravi.
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Da mesi il Governo italiano
sta normalizzando la guerra. Dal 31
dicembre è entrata in vigore la Legge Quadro sulle missioni
militari all’estero che legalizza tutte le operazioni militari fuori
dai confini nazionali in contrasto con il ripudio della guerra sancito
dall’art. 11 della Costituzione.
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A fine aprile l’Italia
risultava ufficialmente impegnata in 30 missioni
internazionali con 7.459 militari,
con una spesa complessiva prevista per il 2017 di 1,13 miliardi di euro.
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Purtroppo però si è saputo
che il Governo degli Stati Uniti sta chiedendo ai paesi della NATO di
contribuire con proprie truppe all’aumento dei
militari in Afghanistan. La risposta dell’Italia sarà
certamente positiva, con conseguente crescita sia della spesa per missioni
all’estero sia del numero dei soldati che vi partecipano.
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Nonostante la crisi produca
pesanti tagli alle spese sociali,
l'Italia sperpera 64
milioni di euro al giorno nella spesa militare, senza contare i
costi sostenuti per le missioni e per i sistemi di armamento. In più, su
richiesta della Nato, l’Italia si è impegnata ad
aumentare la spesa dall’1,2% al 2% del PIL, ossia a più di 100
milioni di euro al giorno.
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Ma non basta. Le
elaborazioni dell’Istituto svedese SIPRI circa le spese
militari nel mondo, hanno certificato il balzo
in avanti dell’Italia (+ 11% dal 2015 al 2016): il valore più alto tra i paesi europei.
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A febbraio 2017 il
Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge in cui la “difesa della
Patria” (art. 52 della Costituzione) viene riformulata come difesa degli
“interessi vitali del Paese”. Vi si afferma il diritto di intervenire
militarmente a sostegno dei propri interessi
economici e strategici ovunque nel mondo si ritenga che essi siano
minacciati.
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Nello stesso periodo la
Ministra della Difesa Roberta Pinotti è passata sopra la legge 185/90 che vieta
la vendita di armi ai Paesi in guerra o dove non siano rispettati i diritti umani.
Su queste basi la Ministra ha preparato il “Libro bianco” che definisce
l’industria militare italiana “pilastro del
sistema Paese”.
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Nella relazione di fine
aprile sull’export di armamenti il Governo italiano si è mostrato del tutto
soddisfatto di come si sta consolidando questo “pilastro”: tra il 2015 e il
2016, infatti, è
quasi raddoppiato il valore delle autorizzazioni di vendite di armi all’estero (inclusi paesi che
calpestano i diritti umani come l’Arabia Saudita o la
Turchia).
Di recente Donald Trump ha detto “Dobbiamo ricominciare a vincere le
guerre”, noi dichiariamo che dobbiamo invece
ricominciare a costruire la pace.
Per dire ancora
una volta, e ostinatamente,
NO alle armi,
NO alle guerre,
non in nostro nome!
saremo in
piazzetta Garzeria a Padova mercoledì 7 giugno alle 18
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