Quattro miliardi e 623 milioni in un anno: è
l’ammontare delle risorse che potrebbero essere recuperate riducendo le spese
militari in Italia nel 2012.
Il bilancio della Difesa per quest’anno è pari a 19,895
miliardi di euro, di cui quasi 15 destinati al sovvenzionamento di esercito,
marina ed aeronautica, con una crescita del 4,4% rispetto al
2011 dettata principalmente dall’aumento dei costi per
il personale.
A proposito del personale: in Italia ci sono oggi ben 180.000
militari. Non solo: il numero di
comandanti è superiore a quello dei comandati. Tre miliardi di euro potrebbero entrare in cassa
decurtando le forze armate di 60.000 unità, portandole così dalle attuali 180.000 a
120.000.
Altri 783 milioni di euro potrebbero venire per il
2012 dalla riduzione dei «Programmi d’arma», con la cancellazione degli impegni per la
produzione di 90 cacciabombardieri F35 (complessivamente ci costeranno 10
miliardi di euro) e dei finanziamenti previsti quest’anno per la costruzione di
4sommergibili Fremme delle due fregate «Orizzonte».
748 milioni di euro potrebbero poi pervenire dal
ritiro delle truppe italiane dalla missione in Afghanistan.
Inoltre, 72 milioni di euro verrebbero incamerati se si
ponesse termine alle operazioni, sbagliate, di pattugliamento delle nostre città ad opera del personale delle forze
armate.
L’abolizione della cosiddetta mini-naja (cioè del programma «Vivi le Forze
Armate, militare per tre settimane») porterebbe in cassa altri 20 milioni.
In tutto 4,62 miliardi da destinare subito, appunto, a usi
decisamente più «civili», come il servizio civile nazionale, sovvenzionato con 299
milioni di euro nel 2008 e soltanto 68 nel 2012, e la cooperazione, il cui finanziamento
pubblico è stato praticamente azzerato.
(a cura di Sbilanciamoci)
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