Dove stanno i «veri»
partigiani
25 aprile. Con stupide pretese
incrociate stiamo riuscendo a realizzare quello che non era riuscito a
Berlusconi: cancellare la Festa della Liberazione
Alessandro Portelli, Il Manifesto,
21.04.2017
Grazie a una
straordinaria combinazione di stupidità, meschinità e arroganza, stiamo
riuscendo a realizzare quello che non era riuscito a Berlusconi: cancellare il
25 aprile.
Io trovo stupida e
settaria la pretesa di impedire la presenza delle bandiere della Brigata
Ebraica. La Resistenza, la guerra di liberazione, l’antifascismo sono state
realtà complesse e molto diversificate. La Brigata ebraica, corpo militare
inquadrato nell’esercito inglese, non è la stessa cosa della Brigata Garibaldi,
ma nel ’44 nel fronte contro i nazisti c’era; non è giusto dimenticarselo, ed è
sciocco settarismo farne occasione di scontro in un momento che dovrebbe invece
sancire la capacità della democrazia antifascista di far convivere differenze e
contrasti senza trasformarli in violenza.
Trovo arrogante la
pretesa di impedire la presenza delle bandiere palestinesi, curde, e di altri
popoli sotto occupazione militare. Il 25 aprile non è solo la commemorazione di
eventi di tre quarti di secoli fa, ma dovrebbe essere la riaffermazione dei
valori di libertà, partecipazione democratica, civile convivenza, nel mondo di
oggi.
Antifascismo oggi significa lotta contro razzismi, discriminazioni,
violenze, e non c’è dubbio che queste cose oggi in Palestina, in Kurdistan, e
magari in South Dakota, continuano ad accadere. Pretendere di non parlarne
significa ridurre il 25 aprile a una mesta e insignificante rievocazione di
glorie passate.
Trovo inevitabilmente
ambigua la relazione che in questo contesto viene istituita fra Brigata Ebraica
e stato di Israele. La comunità ebraica e le sue espressioni sono una
sacrosanta componente della democrazia italiana, non un’emanazione di Israele.
Al tempo stesso, un legame se non altro emozionale con lo stato ebraico esiste
ed è giusto e logico che sia così. Allora sarebbe bene che chi manifesta in
nome dei palestinesi si assicurasse di non essere avvicinato da venature di
antisemitismo, che dell’antifascismo è proprio il contrario (e di cui comunque
non si possono certo accusare gruppi come gli «Ebrei contro l’occupazione», da
sempre impegnati per una soluzione democratica del conflitto). E sarebbe utile
se chi manifesta sotto le bandiere bianco azzurre della Brigata Ebraica si
domandasse in che misura Israele oggi somiglia a ciò per cui lottavano i combattenti
ebrei di allora.
Trovo meschino e
arrogante lo slogan per cui «l’Anpi non rappresenta i veri partigiani» e la
trovata del Pd di tirarsi fuori. Non c’è dubbio che per ovvi motivi
generazionali l’Anpi, come le altre associazioni nate della Resistenza, stia
attraversando una complicata fase di trasformazione. Ma la pretesa di
delegittimarla perché i «veri» partigiani sarebbero altri è sia arrogante – chi
sono i veri partigiani non lo decide nessuno – sia meschina perché non è altro
che la piccola vendetta del Pd per la posizione presa dall’Anpi nel referendum
del 4 dicembre (purtroppo fa eco a questo slogan anche la Comunità ebraica
romana. Ma neanche quelli che innalzano le bandiere della Brigata Ebraica sono
i combattenti del ’44).
Molti anni fa, su iniziativa
di questo giornale, partimmo in migliaia sotto la pioggia per andare a Milano a
dire a Berlusconi, Fini e Bossi che l’antifascismo era vivo. Oggi a Milano
sfilano i neonazisti. Chissà dove stanno i «veri» partigiani.
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