«L’Europa nasce o
muore nel Mediterraneo». Scriveva già decenni fa Alex Langer.
Con questa stessa
frase nel 2015 si chiamarono a raccolta le forze sane di questo paese per
fermare la strage di migranti in mare.
Ma le stragi sono continuate, anche
nell’indifferenza. Un naufragare continuo arginato in parte dall’intervento
della Marina, della Guardia Costiera e, soprattutto delle Ong.
Gli arrivi di
questi ultimi giorni, in assenza di un sostegno reale anche nell’accoglienza da
parte dell’UE, sono divenuti un alibi per il governo italiano che ha comunicato
alla Commissione Europea l’intenzione di chiudere i propri porti alle navi
delle organizzazioni umanitarie.
Un simile atto di barbarie non può essere
accettato da nessuno, indipendentemente dalle singole posizioni politiche o
ideologiche. Si condannerebbero con cinismo immorale a morte migliaia di
persone sospese fra le persecuzioni subite nei paesi di origine, quelle patite
in Libia e il diritto alla salvezza.
Occorre che l’UE si assuma responsabilità
e che prenda decisioni coraggiose ma in linea con i principi morali che
ispirano le loro costituzioni e le stesse fondamenta su cui poggia ciò che
resta del sogno europeo. Ma occorre anche che, nel frattempo, non si neghi a
donne, bambini e uomini di trovare riparo nei nostri porti, in nome di calcoli
elettorali o degli allarmi esasperati degli imprenditori della paura.
Ed è in
nome di questo necessario sentimento di umanità che ci appelliamo a tutte e a
tutti. Troviamo insieme forme e modi per far sentire nelle nostre città,
davanti alle prefetture, ai porti, la voce troppo spesso rimasta isolata di chi
non vuole essere ancora complice di ulteriori misfatti. Verrà presto il tempo
delle decisioni politiche, nazionali e dell’unione, verrà la necessità di
uscire da un approccio emergenziale e proibizionista che porta soltanto a
riempire ogni giorno sempre di più quella fossa comune che è oggi il
Mediterraneo Centrale. Ma oggi, qui e ora, dobbiamo decidere, anche individualmente,
da che parte stare. Verrà il giorno che di questo immenso crimine si dovrà
rendere conto e nessuno di noi potrà dire “io non sapevo”.
Sappiamo e dobbiamo
avere la dignità di decidere se restare umani o scivolare nella normalità della
barbarie, quella che non fa più notizia e non smuove più alcuna coscienza.
PER ADESIONI: stefano.galieni@rifondazione.it
Nessun commento:
Posta un commento