Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.

Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.

06 giugno 2012

1000 PENSIERI CONTRO L'OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA


45 ANNI DALL'INIZIO DELL'OCCUPAZIONE ISRAELIANA DEI TERRITORI PALESTINESI:  discorso di Judith Warschawski, delle Donne in Nero di Gerusalemme, durante la cerimonia alternativa “Accensione di torce” organizzata da Yesh Gvul per celebrare la Giornata dell’Indipendenza israeliana 2012.

Io, Judith Warschawski, figlia del Rabbino Max Warschawski, possa egli riposare in pace, e di Miri Warschawski, sono fiera di accendere questa torcia a nome delle Donne in Nero, e di onorare i miei genitori dando continuità alla tradizione e all’educazione che ho imparato in casa mia. Dai miei genitori ho appreso la dedizione ad una causa, la ricerca della giustizia e dell’uguaglianza di diritti, e la necessità fondamentale di agire per ciò in cui credo - di lottare contro il male e cambiare la realtà attorno a noi.
Per 24 anni, una settimana dopo l’altra, un venerdì dopo l’altro, noi donne ci troviamo in nero in una piazza al centro di Gerusalemme, tenendo in alto una mano nera su cui compare un solo messaggio: “Mettete fine all’occupazione”. Noi chiamiamo quel luogo “piazza Hagar”, in memoria di una di noi, una donna che ha ideato e fondato il nostro movimento. Abbiamo cominciato con un piccolo numero di donne che hanno deciso di scendere in strada e di brandire una mano, come una bandiera nera di avvertimento che dichiarava: No! Basta con un’occupazione senza fine che porta devastazione a tutto. La mano nera che lancia con forza la verità e la diffidenza contro il marchio di Caino dell’occupazione che è posto sulla fronte di ciascuno di noi.
Il messaggio è semplice e generale e anche universale. E’ speciale e significativo perché è lanciato da una vigil di donne e ancorato in una lunga tradizione di lotte di donne nel mondo - di donne che si riuniscono per manifestare contro le ingiustizie insopportabili dei loro paesi, di lotte che sono diverse per ciascuna. Ci siamo nutrite della tradizione delle donne - le nonne  e le madri - di Piazza di Maggio in Argentina, e con la nostra lotta abbiamo lasciato in eredità una nuova tradizione, che si è diffusa nel mondo, di vigil di donne che manifestano regolarmente in molte città, vestite di nero per identificarsi con noi, contro le ingiustizie del luogo in cui vivono.
La costanza, la continuità è la nostra qualità principale. Abbiamo cominciato prima del 1988 - così difficile da credere! - 24 anni fa, all’inizio della prima Intifada e da allora siamo lì. Malgrado le reazioni ostili, i fischi, i commenti sessisti, i tentativi di donne di destra di occupare la piazza Hagar, noi abbiamo perseverato. Siamo diventate parte del paesaggio. E anche se non abbiamo sempre cambiato la situazione politica, io credo che il richiamo settimanale regolare sia in se stesso un compimento. Siamo state centinaia, siamo state solo alcune, siamo state decine, siamo state solamente donne israeliane, abbiamo anche manifestato con delle internazionali, ma soprattutto - noi eravamo là. Noi eravamo e siamo una fortezza che non si può abbandonare! Finché siamo presenti sulla piazza, portiamo una promessa di cambiamento. Questa minuscola fiammella di moralità, che insiste ad illuminare la vasta oscurità, mostrando che le cose possono essere diverse, che c’è qualcuno che non può essere ridotto al silenzio e non si lascerà intimidire.


24 anni, è molto! Abbiamo celebrato il 99° compleanno di una del nostro gruppo, una giovane è diventata madre, e molte donne sono morte dopo aver portato luce alla piazza. Io ho già manifestato su questa piazza con tre generazioni - con mia madre e mia figlia - e spero e prego di non dover manifestare anche con le mie nipotine, ma che presto noi non conosceremo più guerra né occupazione.
Abbiamo da poco celebrato le feste di Pasqua - la festa di liberazione che ci ricorda il detto di Karl Marx: una nazione che ne opprime un’altra non può essere libera.
E oggi, alla vigilia della Giornata dell’Indipendenza di Israele, mentre vediamo ogni giorno calpestati i valori eterni di giustizia, solidarietà, uguaglianza, indipendenza e pace e assistiamo all’erosione continua della democrazia, io sono riconoscente, a mio nome e a nome delle Donne in Nero, per l’esistenza di questa cerimonia alternativa, che perpetua questi valori contrapponendosi alle celebrazioni vuote e ai fuochi artificiali. Grazie a questa cerimonia, e alle mie sorelle della vigil, io sono in grado di sopportare un’altra Giornata dell’Indipendenza, e sopravvivere un anno dopo l’altro, e soprattutto conservare la speranza: Mettete fine all’occupazione!

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