Come donne in nero di Padova desideriamo condividere informazioni e riflessioni intorno alla guerra.
Crediamo che la guerra mostri oggi la sua totale crudeltà e inutilità.
21 settembre 2011
Di ritorno dalla Colombia
Racconto del viaggio a Buenaventura
21-25 agosto 2011
[Questo racconto è stato costruito a partire dagli appunti e ricordi di Odilla, Barberina, Marianita, Anna, Elisabetta, Giuliana, Giannina, Manuela, Mariangela, che hanno partecipato al viaggio.]
Incontri con Martha Elena Giraldo Mendoza
14 agosto 2011
Partecipano all’incontro 10 Donne in Nero italiane e una ventina di spagnole.
"Benvenute nella mia terra – ci dice Martha - questo incontro è un obiettivo molto importante per noi... le donne insieme riescono a fare cose molto importanti. Oggi le Donne in Nero contano molto per le donne colombiane perché ci possono aiutare affinché ci si accorga di noi. Siamo in un momento in cui negoziare la Pace in Colombia è molto complicato ma abbiamo aspettative nei confronti del Presidente Santos che però vuole essere l'unico negoziatore. E’ quindi importante mostrare la forza delle donne e che tutte nel mondo siamo unite per lottare contro la guerra. C'è un'altra cosa che ci aiuta ed è il lavoro sul simbolico che rende visibili i nostri propositi a tutta la popolazione colombiana. È pronto il programma dell’incontro ed è importante perché fatto con donne di tanti paesi; la parola è uno strumento di potere delle donne, con l’amore e l’interazione tra di noi nessuna si sentirà esclusa perché non capisce bene la lingua, tutte faranno lo sforzo per capire le altre .. a tutte abbiamo detto che, dove non arrivano le parole, basta un gesto, un abbraccio, stare vicine e non sentirsi mai lontane."
La proposta di Martha per i giorni successivi al convegno non sarà più turistica, ma, venendo incontro alle richieste di alcune Donne in Nero italiane, consisterà nello stare vicine alle donne che hanno bisogno del nostro sostegno.
Si andrà a BUENAVENTURA (porto sulla Costa del Pacifico nella regione Valle del Cauca) dove la situazione socio-economica è particolarmente pesante (60% di disoccupazione, l'80% sono donne).
Il conflitto armato è dentro alla città; in un barrio parte della gente è a favore della guerriglia e parte è contro. Gli effetti sono disastrosi perché si interrompe la mobilità sul territorio e si condiziona tutta la vita soprattutto delle donne, dal modo di vestire agli orari, è impossibile fare anche le cose più normali... Tutti gli attori armati sono presenti, dai paramilitari ai guerriglieri, dai narcotrafficanti all’esercito e la polizia. Ognuno cerca di occupare il territorio perché è un luogo di commercio della droga, c’è il grande traffico, mentre è proibito il microtraffico.
A causa del femminicidio le donne stanno andandosene per sfuggire agli attori armati che, quando arrivano, prendono possesso del territorio, fanno innamorare le ragazze che rimangono incinte, e rendono la loro vita invivibile perché restano segnate dal portare in grembo un bambino della parte avversa: diventano bottino di guerra. Le donne cominciano a sparire e quelle che denunciano la situazione vengono pesantemente minacciate. D’altra parte la mancanza di denunce permette allo Stato di dire che la violenza è ridotta; le donne però si sono unite e il 25 marzo in una pubblica udienza di fronte alle autorità hanno denunciato le vere cifre dei fatti di violenza. Le autorità si sono impegnate a intervenire per ridurre il livello di violenza e il femminicidio, ma questi fatti sono aumentati dopo che la polizia e l’esercito sono entrati nel barrio mettendo a tacere tutto.
L'elemento più importante che ha fatto scegliere come meta Buenaventura è che le donne non possono denunciare perché vengono uccise, a loro e alla loro famiglia accade di tutto.
Le donne hanno parlato con la Fiscalia (Pubblico Ministero) chiedendo che i processi per le vittime vengano istituiti anche se manca il corpo del delitto, perché viene buttato in mare: le case vicino al mare sono costruite su palafitte ed è facile far scomparire quello che non si deve vedere. C'è un luogo, San Francisco, dove vengono buttati i corpi che poi riaffiorano e sono stati visti da varie persone.
Il programma proposto da Martha:
22 agosto:
Al mattino incontro della Fiscalia (che è guidata da una donna) con Ong e Istituzioni per chiedere i processi per le vittime e per migliorare il protocollo (le procedure della legge), in modo che non sia richiesto il corpo del delitto: se vi sono tante denunce significa che c’è un problema di sicurezza, di salute pubblica. Noi, come Donne in Nero, potremo fare una denuncia contro il femminicidio, la militarizzazione e la violenza sulle donne. Faremo un mandala con conchiglie e fiori utilizzando il linguaggio simbolico delle donne.
Alle 15.00 conferenza stampa nell'Alcaldia.
Alle 16.30 insieme a 300 donne della Ruta Pacifica faremo una manifestazione con striscioni, bandiere e le nostre parole d'ordine.
Martha spiega anche che per le organizzazioni di donne di Buenaventura con cui loro collaborano come Ruta Pacifica, la presenza di Donne in Nero italiane e spagnole sarebbe molto importante e che si sono dette d’accordo a darci appoggio per cibo e spostamenti in modo da ridurre i costi; lei viaggia via terra, è il suo paese, ma per un gruppo come il nostro non sarebbe garantita la sicurezza e quindi bisognerà andare in aereo da Bogotà a Cali, quindi in autobus da Cali a Buenaventura.
23 agosto
Nella mattina ci incontreremo con le donne dei barrios e delle associazioni, condividendo pensieri, poesie, storie, canzoni, danze, alimenti tipici. Ci racconteranno le loro vite, la resistenza e come riescano a superare le difficoltà con la solidarietà tra donne. Sarà un momento anche di profondo dolore che possiamo condividere insieme in un abbraccio.
Nel pomeriggio incontreremo alcune organizzazioni di donne, ne conosceremo le attività e parleremo loro di quelle delle Donne in Nero.
24 agosto
Potremmo visitare un’isola in cui c’é una comunità di origine africana e indigena.
Ascoltata la proposta, alcune intervengono chiedendo altre informazioni, anche sui costi; Martha precisa che sta ai gruppi italiano e spagnolo decidere, il viaggio verrebbe fatto come Donne in Nero e sarebbe una continuazione del convegno. Diverse tra le presenti sottolineano che l’interesse appare alto, occorre riflettere sui tempi e le spese; se ne riparlerà per dare una risposta su quante aderiscono.
16 agosto
Nella mattinata c’è un nuovo incontro; vengono date le risposte sulla partecipazione: ci saranno almeno 12 delle italiane, forse un numero più grande di spagnole. Martha ribadisce che per la loro organizzazione il viaggio è importante e precisa quali saranno le regole cui attenersi per la sicurezza: la protezione sarà stare tutte insieme, è un posto in cui la militarizzazione è molto spinta e proprio perché là il bisogno è grande lo hanno scelto come meta; si faranno carico della sicurezza due istituzioni, la Fiscalia e la Personeria, che non è la polizia, bensì un’istituzione responsabile della difesa dei diritti umani della comunità; così si resta equidistanti dagli attori armati. Per la sicurezza, che il gruppo non sia molto grande è meglio, ma per non escludere le altre almeno dall’informazione sull’iniziativa del viaggio, Martha ha preparato un comunicato per spiegarla a quante partecipano all’Encuentro. Dà poi altri dettagli sul programma delle giornate a Buenaventura e sui costi da prevedere.
Viaggio a Buenaventura (Valle del Cauca)
dal 21 al 25 agosto 2011
21 agosto
Siamo giunte a Buenaventura nel pomeriggio, provenienti da Cali, capoluogo del dipartimento del Valle del Cauca, 22 Donne in Nero italiane e spagnole. La prima parte del viaggio si è svolta in aereo, da Bogotà a Cali, dove siamo state accolte e rifocillate con affetto nella casa di una donna, Maria Teresa Arizabaleta, già parlamentare del partito liberale, che ha una corrente di sinistra. E’ stata senatrice dal 2001 al 2003, al posto di Piedad Cordoba; quello colombiano è un sistema strettamente bipolare, con alternanza per legge dei due poli. Maria Teresa è stata presa a sediate da certi gruppi femministi perché era contraria all’alternanza e ne porta tuttora le consegunze alla schiena. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto, lottando, nel 1954 e nel 2004 hanno celebrato il cinquantenario. Ci mostra poi alcuni giornali con articoli sull’Encuentro appena concluso e ci parla del suo lavoro contro la violenza, che nella Valle del Cauca ha dimensioni spaventose: dal 2002 al 2009 ci sono stati 3.000 casi di bambini violentati, 16.000 di bambine, decine di migliaia di donne. Maria Teresa è architetta, come il marito, anche lui molto gentile nell’accoglierci; soprattutto, ci dice lei, è una femminista: ha due fincas (aziende agricole) e intende destinarle una ad un’università delle donne e l’altra all’imprenditoria femminile.
Siamo partite a fine mattinata in autobus, accompagnate e protette da Martha Elena Giraldo Mendoza, per Buenaventura. Il viaggio di circa tre ore è stato interessante per il paesaggio tra le montagne ed una splendida vegetazione, meno piacevole per l'intenso traffico di tir e per le condizioni della strada. Lungo di essa numerose baracche di poveri cercatori di oro e un fiume, il Rio Cauca, di colore rossastro per l’inquinamento da mercurio legato all’estrazione dell’oro.
La vista di Buenaventura, una profonda insenatura sull'Oceano Pacifico con il mare che entra in profondità nell'entroterra, creando lagune, che rimangono poi all'asciutto per la marea, ci ha impressionato con la presenza di misere palafitte di legno e lamiere, dove vivono migliaia di persone (la popolazione totale di Buenaventura si aggira sulle 400.000 persone). Anche il centro è caratterizzato da case mezzo costruite, con copertura in lamiera o eternit (questo magnifico materiale abbonda per tutta la Colombia), numerosi depositi di acqua sui tetti o terrazze, impianti elettrici – dove ci sono – volanti; sono presenti costruzioni a molti piani, che sono alberghi o pubblici uffici. Le strade sporche, barriere alle porte e alle finestre della maggior parte dei negozi.
Una città che fa male alla vista ed al cuore. Eppure è il secondo porto commerciale della Colombia, dove transitano merci per e da la Colombia. La città, come ci aveva detto Martha, è un luogo di conflitto armato dove si scontrano FARC, paramilitari e narcotrafficanti, che controllano vari barrios e che impongono la loro legge. Vittime prime di questo conflitto e delle misere condizioni sono le donne, sottoposte a violenze di ogni tipo.
Siamo state sistemate in un hotel nuovo e non finito, molto confortevole.
Subito dopo abbiamo incontrato donne di varie associazioni che ci hanno presentato il programma dei prossimi giorni e che ci hanno illustrato la situazione locale, le loro attività, la necessità di avere un ascolto maggiore da parte della giustizia, dove le denunce di violenza e scomparsa vengono per la maggior parte ignorate. I dati che ci hanno esposto, le richieste da loro avanzate, sono tratte da un documento che le organizzazioni locali di donne hanno presentato di recente alle autorità, “Mujeres en Buenaventura punto focal de acciones violentas” (documento che ci è stato consegnato).
Il tasso di povertà è dell’80,6%, le donne fanno attività malpagate che richiedono grande sforzo fisico: raccolta dei gamberi tra le mangrovie, pesca artigianale, agricoltura di sussistenza... Lasciano presto gli studi, le giovani diventano madri adolescenti, la maggioranza è costituita di nere ed è difficile rompere il cerchio della povertà e fare progetti di rivendicazione. La presenza di multinazionali che arrivano in città con I loro megaprogetti innesca una dinamica di violenza che si traduce in massacri, miseria, disoccupazione, droga, arruolamento coatto di giovani nei vari gruppi armati, induzione alla prostituzione di ragazze e bambine, costrizione ad abbandonare la città: è una strategia molto chiara per liberare dalla popolazione territori importanti da un punto di vista geostrategico e per la loro biodiversità, e metterli a disposizione dei capitali privati. A Buenaventura di conseguenza la situazione dei diritti umani è molto deteriorata, è un caso di grande rilevanza anche sul piano nazionale, è diventato il terzo municipio del paese per numero di desplazadas/os (rifugiate/i interne/i), soprattutto afrodiscendenti. Il conflitto armato ha provocato 1520 vittime negli ultimi 3 anni, il 95% delle quali sono afrodiscendenti sotto i 28 anni; c’è un numero preoccupante di sparizioni forzate, che non vengono denunciate per paura; donne che vengono uccise in maniera disumana, mutilate, fatte a pezzi, buttate nei campi; maltrattamenti fisici e psicologici; donne che diventano informatrici della polizia o di altri gruppi armati. Le autorità danno poco appoggio, ci sono leggi, ma non vengono applicate e gli strumenti sono solo scritti sulla carta. Negli ultimi tre anni ci sono state 63 morti violente, già 12 donne assassinate dall’inizio del 2011, 37 casi di violenza sessuale riportati dalla polizia nel 2010.
Di fronte a questa situazione le organizzazioni delle donne di Buenaventura rivolgono alle autorità una serie di richieste articolate: “Ni una mas” è la loro rivendicazione, si esige giustizia, che i delitti contro le donne non restino impuniti, che le donne possano circolare liberamente senza paura e senza essere minacciate. In particolare si chiede:
- alla Procuradoria Nacional e alla Fiscalia Nacional di indagare sulla tolleranza di funzionari e autorità dello stato verso i paramilitari per gli assassini, le sparizioni forzate, le torture e violenze sessuali su donne, adolescenti e bambine;
- alla Fiscalia locale di fare il punto sul femminicidio a Buenaventura, di trovare e punire i responsabili delle violenze affinché le denunce non vengano ritirate;
- al sindaco e alle autorità locali di mettere a disposizione risorse e personale per rendere esecutiva la politica pubblica di pari opportunità;
- alle istituzioni educative e alla società in generale di creare programmi per la partecipazione attiva di genitori e figli/e utilizzando i media, anche per prevenire il consumo di sostanze stupefacenti, e predisporre programmi educativi per promuovere relazioni tra uomini e donne basati sul reciproco rispetto;
- ai genitori di impegnarsi a migliorare i rapporti e la comunicazione con i/le figli/e.
A partire da questo documento, le donne venute all’incontro ci hanno chiesto di scrivere un “mandato”, una dichiarazione di condanna nei confronti della violenza e del conflitto armato. Come ci ha poi spiegato Martha, il termine “mandato” viene utilizzato perché le loro sono organizzazioni di base, che non hanno autorità legale, ma agiscono su mandato della comunità e della popolazione in cui sono radicate.
Alcune di noi, spagnole e italiane, si sono prese l'incarico di stendere il testo. Abbiamo discusso con Martha e alcune donne di Buenaventura la struttura e i punti in cui articolarlo e abbiamo concordato di farne tre versioni, in spagnolo, italiano, francese, perché queste sono le lingue del gruppo internazionale presente a Buenaventura. Il “mandato” è riportato al fondo di questo resoconto.
22 agosto
Il giorno successivo le donne di Buenaventura hanno organizzato presso un hotel sul porto la nostra partecipazione ad un evento, promosso dalla Fiscalia General de la Nacion (ufficio del pubblico ministero) per discutere con le varie organizzazioni sociali (femminili e miste) e le istituzioni sulla situazione delle donne e dei minori, sulla violenza in famiglia, sulla violenza sessuale, sulle uccisioni di donne da parte di partner e a causa del conflitto armato e sulla loro sparizione; accanto alla denuncia della realtà, nelle relazioni e nel dibattito è stato dato molto spazio all’analisi degli strumenti legali, sociali, culturali che si stanno mettendo a punto per contrastare la violenza, dalla prospettiva di genere alla “attenzione integrale”, dalla prevenzione e protezione alla formazione di operatrici e operatori, dalle “Casas de las victimas” all’accoglienza in luoghi sicuri.
Le Donne in Nero si sono raccolte da parte, in cerchio, mani nelle mani per un rituale di rafforzamento e hanno poi offerto ai presenti un mandala eseguito con conchiglie e fiori, quindi hanno letto il testo della loro dichiarazione in italiano, francese e spagnolo.
Nel pomeriggio nella sede del Comune si è tenuta una conferenza stampa, durante la quale sono stati dati vari materiali di documentazione alle e ai giornaliste/i presenti. All’inizio è stato proiettato il video delle Donne in Nero spagnole che avevamo visto durante l’Encuentro a Bogotà, poi in un alternarsi di domande e risposte è stata illustrata la storia delle Donne in Nero a partire da Israele, il percorso fatto, i risultati ottenuti; una giornalista chiede se ci sia una nuova generazione: in Colombia – è la risposta – la Ruta Pacifica ha creato il gruppo della Ruta jovenes. Si è inoltre parlato della situazione delle donne in Colombia (ogni 6 minuti una donna viene aggredita...); si sono presentate le richieste formulate e l'impegno della rete internazionale delle Donne in Nero. Qui inoltre è stata formulata la proposta di un’iniziativa di mobilitazione internazionale per il 25 di Novembre contro la violenza sulle donne di Buenaventura e in Colombia.
Subito dopo abbiamo tenuto un “plantón” davanti al comune; avevamo tutte i nostri striscioni; le colombiane hanno scandito i loro slogan contro la guerra e la violenza. La manifestazione è stata chiusa con una certa rapidità, perché le donne venute da fuori Buenaventura (parecchie decine) per ragioni di sicurezza dovevano rientrare prima del buio. I saluti sono caldi e pieni di emozione, c’è chi dà appuntamento tra due anni in Uruguay, chi bacia, abbraccia e ringrazia commossa. Alla manifestazione hanno partecipato anche alcuni uomini, tra cui un giornalista che ha detto di fare parte di un gruppo che riflette sulla mascolinità e il patriarcato e che conosce persone dei gruppi pacifisti di Vicenza.
23 agosto
Il giorno successivo siamo state accompagnate in pullman alla Casa de los Encuentros di Bagno Regio, dove abbiamo incontrato le donne dei barrios, appartenenti a varie associazioni e ong. Qui le donne hanno raccontato le loro esperienze, hanno cantato, danzato, recitato poesie; insomma il racconto del dolore si è accompagnato all'espressione artistica e a momenti di felicità. Molte delle partecipanti hanno sottolineato con forza la loro condizione di afrodescendenties. Anche noi abbiamo cantato in un coro improvvisato (proponendo “Sebben che siamo donne” in versione femminista e “Bella ciao”) e le spagnole hanno letto poesie e ballato il flamenco.
Nel primo pomeriggio abbiamo incontrato le donne di una rete di cooperative di produzione, Fundacion Social para la Productividad (Fundproductora), che ci hanno illustrato la loro attività artigianale, che ha lo scopo di insegnare certe abilità e dare un po' di autonomia alle donne, anche a quelle che escono da situazioni difficili. Hanno avuto uno spazio dal Comune, alcune lavorano in casa e portano qui il lavoro finito. Cercano nuove strade per commercializzare i prodotti, stanno facendo uno studio di mercato, usano anche materiale di ricliclaggio. Le donne qui imparano un'arte e soprattutto ritrovano la stima di se stesse. Ci sono vari prodotti in vendita e molte tra di noi se ne entusiasmano, facendosi spiegare di quali materiali siano fatti.
L'incontro successivo è stato con le donne di una ong, Taller Abierto, centro di attenzione integrale, legale e psicologica, per la famiglia e collettivo di donne desplazadas nel 7° municipio di Buenaventura. Si occupano di prevenzione della violenza contro le donne e dei diritti e dell'accesso alla giustizia. Collaborano con ong internazionali (Terre des Hommes, Coopi) e con agenzie dell'ONU. Sono presenti in altri luoghi, ad esempio Cali, ed hanno di recente subito minacce ed aggressioni, hanno quindi il problema di come proteggersi. Fanno corsi di leadership e di rafforzamento; formano giovani che diventino a loro volta moltiplicatrici in altre situazioni. Il modo di resistere delle donne è avere un atteggiamento critico, liberandosi dalla dipendenza dagli uomini. Non è un luogo di “vittime”, semmai si tratta di donne “vittimizzate”, perché manipolate sul piano sessuale. Una donna, Yolanda, che nei giorni scorsi si è presa cura di noi con grande generosità e calore, parla dei problemi delle “madres comunitarias”, su cui già avevamo sentito una testimonianza nell’incontro della mattina: domestiche sfruttate e umiliate, malpagate, senza rispetto degli orari di lavoro né della salute, per lo più sono donne desplazadas.
La giornata è finita con un incontro per noi particolarmente doloroso ed imbarazzante; abbiamo visitato una casa di accoglienza per bambine e ragazze gravide (Fundmujer). Qui vengono accolte ragazze incinte che per vari motivi non possono stare in famiglia: ci sono adolescenti che hanno subito violenza dal proprio padre; ad esse viene offerto un rifugio fino a che il bambino non ha tre mesi o fino a che il problema familiare non si è risolto. La responsabile, Mercedes Segura Rodriguez, ci parla della tripla discriminazione di chi è donna, povera, nera: la Costituzione del 1993 in un articolo transitorio prevede la garanzia dei diritti delle afrodescendientes e loro hanno creato una rete di donne nere, povere, sul Pacifico, ma le discriminazioni non cessano. Hanno avuto sostegno da varie organizzazioni, in particolare tedesche, e così hanno potuto costruire la casa, tutta autogestita; le risorse però sono poche, non hanno fondi per tutte le necessità né per allargare le attività di formazione che propongono alle giovani. Tra le ragazze che incontriamo ve ne sono di giovanissime, di 11 e 12 anni; è stata una visita che ci ha molto colpite, ancor più quando abbiamo saputo che mancano persino i denari per l’acquisto di latte e pannolini per i bambini.
24-25 agosto
La giornata successiva piovosa ci ha costrette a rinunciare ad un gita su una spiaggia e siamo state quindi riaccompagnate a Cali in autobus e di li al mattino seguente in molte siamo tornate a Bogotà, altre hanno proseguito per ulteriori visite in zone diverse.
Questo viaggio di quattro giorni in un luogo veramente difficile per l'estrema povertà e per la violenza diffusa è stato possibile grazie all'accompagnamento, la protezione della compagne di Buenaventura e di Martha. Noi abbiamo dato loro sostegno e ci siamo impegnate a costruire iniziative di pressione e risonanza nei nostri paesi.
Il “mandato”
Noi Donne in Nero, che abbiamo partecipato al XV Encuentro internazionale di Bogotà, siamo femministe contro la guerra e ogni forma di violenza, crediamo nella rete di sostegno reciproco tra le donne contro l’invisibilità, il silenzio, l’impunità e la complicità di fronte alla violenza e ai crimini contro le donne.
Considerando che:
le morti violente e gli abusi di ogni tipo contro le donne a Buenaventura sono aumentate in modo sostanziale e che le risposte istituzionali sono state insufficienti favorendo impunità e dimostrando complicità;
il conflitto armato, la militarizzazione della vita civile, la povertà hanno aggravato ogni violenza specifica contro le donne;
questa violenza tanto drammatica non colpisce solo i corpi e le vite delle donne, ma anche impedisce loro di esprimersi liberamente e di immaginarsi un futuro senza paura;
la mancanza di riconoscimento e del rispetto della vita e dei diritti delle donne provengono da una visione sessista e patriarcale associata alla violenza sulle donne.
Esigiamo:
giustizia per le donne, l’applicazione di tutte le leggi nazionali e le convenzioni internazionali relative al riconoscimento dei diritti delle donne;
che i crimini commessi contro le donne in quanto donne siano riconosciuti come femminicidio e che questo sia assunto nella legge colombiana come lo esigiamo in tutti i paesi del mondo;
che le autorità garantiscano la partecipazione delle donne alla vita sociale, politica, economica, il loro “empowerment”, sostenendo concretamente le organizzazioni delle donne che agiscono in questo ambito;
che le istituzioni prendano le misure adeguate nel campo dell’educazione e della comunicazione per sradicare ogni discriminazione e ogni forma di linguaggio che giustifichino e aggravino la violenza contro le donne.
Noi donne attiviste della Rete Internazionale delle Donne in Nero, ci impegniamo a denunciare questa situazione e a farla conoscere a tutti i livelli, sollecitando le istituzioni nazionali e internazionali a far pressione sul governo colombiano affinché rispetti i diritti delle donne.
Diamo tutto il nostro appoggio alle organizzazioni delle donne colombiane per un processo di uscita negoziata dal conflitto armato.
Buenaventura, primo porto del Pacifico Colombiano, 22 Agosto 2011
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RispondiEliminaSoy Colombiana y vivo en Torino; después de ver esta experiencia solo quiero que sepan la alegría que siento por el interés que tienen en conocer nuestra realidad.
RispondiEliminaMuchas gracias por trabajar por nuestro país, Colombia necesita tener más y mejores embajadores, con compromisos concretos y sobre todo con un alto sentido cívico. un abrazo desde Torino.
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